sabato 8 settembre 2012

Quei Pomeriggi tra Gaber e Don Milani


Una delle cose che più mi sorprende quando penso agli anni 70 e 80 è la moltitudine di cose che facevo.
Non ero l'unica: molti della mia generazione avevano addosso un "sacro fuoco".
In casa ci stavamo lo stretto necessario; per il resto eravamo sempre impegnatissimi in mille cose : musica, ragazzi (ragazze), viaggi sbilenchi , politica, femminismo, cineforum, dibattiti, oratori, volontariato, studio, discoteche...
Io amavo alla follia andare in discoteca ( oh! forse non si era capito!) , ma allo stesso tempo ero impegnatissima a studiare, leggere, capire, partecipare a tutto quello che bolliva in pentola all'epoca.
Avevo una cara amica , Luisa, che non amava le discoteche e la musica rock, ma che in compenso aveva una grande conoscenza dei cantautori italiani ed una grande passione per la lettura.
Un'estate mi fece una proposta: andare a casa sua un paio di volte la settimana, leggere insieme delle cose ed ascoltare le canzoni di Giorgio Gaber e Fabrizio De Andrè.





Avrò avuto 16 anni e ricordo benissimo il caldo terrificante di quei pomeriggi.
Cosa avrebbe fatto un'adolescente normale in una situazione del genere?
Avrebbe passato il pomeriggio in piscina!
Noi no: avevamo preso un impegno: quello di leggere e discutere sui massimi sistemi e così facemmo.
I casi sono due: o all'epoca eravamo tutti un po' masochisti, oppure la fame di conoscenza era così tanta da farci dimenticare tutto il resto.
Comunque ricordo dei pomeriggi bellissimi, durante i quali leggevamo e discutevamo di Martin Lutero e di Don Milani.
La prima volta che ho letto "Lettere ad una Professoressa" l'ho fatto insieme a Luisa.
Ricordo che non ero completamente d'accordo con le tesi di quel libro, mentre lei ne era una grande sostenitrice, quindi immaginatevi le discussioni interminabili!
Alla fine mettevamo su sempre un disco di Gaber o di De Andrè, mentre ci rinfrescavamo con una bibita.
Beh, quelle canzoni raccontavano i nostri dubbi esistenziali, le nostre ansie, le nostre idee in formazione.







La madre di Luisa ci guardava sbalordita , mentre mettevamo per iscritto i nostri riassuntini, le nostre osservazioni, le nostre opinioni.
Ai suoi occhi ovviamente non eravamo molto "normali", ma l'esigenza di capire, comprendere e discutere era fortissima.
Percepivamo in modo già molto forte che il cambiamento in atto era epocale e così facevamo di tutto per comprenderlo.
Piano piano stavamo costruendo i mattoncini che avrebbero fatto parte della nostra personalità, del nostro modo di vedere il mondo.
Così come a scuola sentivamo l'esigenza di partecipare , durante quei pomeriggi sentivamo la necessità di scambiarci delle opinioni e di cercare di capire.
Quando adesso ripenso a quelle due pazze che commentavano Gramsci nel caldo di quel luglio mi viene da ridere , eppure allora erano momenti importanti, di grande crescita.
A 16 anni per me era essenziale divertirsi e lasciarsi andare per ore ballando, ma altrettanto essenziale era nutrire il cervello, che era sempre affamatissimo e pretendeva la sua razione di cultura ogni giorno.








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