domenica 23 febbraio 2014

Rinascita


Acqua cielo terra
molecole di vita
che danzano nell'aria

La notte è ormai passata
un'altra era ha inizio 
l'alba nuova del giorno
appartiene agli oceani

Il regno incontrastato
della natura madre
dell'energia sovrana
comincia un nuovo ciclo

Dopo la fine ancora
la vita torna nuova
forme di vita incerte
ripopolano il suolo

Questo gioiello antico
sospeso tra le stelle
inizia un nuovo corso
si accendono i vulcani

La vita si riversa
sulle dune del deserto
sulle spiagge e sulle cime
sulle pietre ancora calde...

- Luciana Figini - 1974





La Favola infinita

Sto china su di un foglio e mi frugo
nel cuore, negli occhi, nel fondo
di un paesaggio vissuto
di un ricordo sfumato
di un sogno che mi è stato dato
che non è andato perduto

Il sogno di scrivere fiori
tramonti e leggeri tremori
il sogno di vivermi in cuore
di prendere al volo un colore

Bambina ci avevo provato
i sogni eran lievi parole
descrivere un riso, un dolore
un passero morto, un bagliore

Le mani eran forse piccoline
le idee ancora birichine
fuggiva dalla penna anche quel poco
che riuscivo a rubare al mio gioco

Ragazza mi son ritrovata
a rincorrere le ali di una fata
ma la pigrizia e lo sconforto
mi fecero scrivere col fiato corto

Anni di piombo, anni d'argento
viverne ancora cento, duecento
anni di amore e di esaltazione
idealismo il solo padrone

Ne venni fuori diversa, cambiata
piena di sogni, un pò disperata
ciò che mi usciva allora dalla mano
erano risa dal suono malsano

Col cuore ho viaggiato 
tra mille continenti
del delirio ho bevuto
i più squallidi momenti

ma mai ho rinunciato
a questi sogni strani
a questi impercettibili voli di gabbiani

a questa favola infinita
che ancora mi pulsa 
nelle dita

- Luciana Figini - 1980





 ...per non dimenticare ciò che eravamo, la musica che ascoltavamo, i sogni che inseguivamo e tutta l'ingenuità e la bellezza dei nostri ideali...da qualche parte, nascosti e un pò ammaccati, sono ancora tutti lì...

Per accompagnarti...

Ho scelto un brano, tra i migliai di pezzi che appartengono alla straordinaria stagione del rock progressive italiano, per " accompagnare " Francesco del Banco del Mutuo Soccorso nel suo viaggio finale.
Ho immaginato che la PFM cantasse e suonasse per ringraziarlo di esserci stato e di averci regalato la sua poesia.
Francesco ne sarebbe stato felice...






Dove Quando (PFM)


Dove stai? Dove sei?
Solo dentro me.

Cosa fai? come sei?
solo come me.
inventarti qua e là
è gioco vecchio oramai:
bussa già
la fretta di te.

Che farai amore mio,
che sorriso avrai?
Dai tuoi sì dai tuoi no
cosa imparerò?

Principessa serena del cielo che avrò.
bussa già
la fretta di te. 


 

sabato 22 febbraio 2014

Non mi svegliate...




Francesco di Giacomo


Francesco di Giacomo, anima e voce del Banco del Mutuo Soccorso ci ha lasciato.
Poche parole, per ringraziare una persona che, quando ero una ragazza, ho spesso considerato come un amico, uno di famiglia, uno che cantava i miei stessi sentimenti, che condivideva le mie angosce e le mie passioni.
Pochi gruppi hanno saputo esprimere l'inesprimibile come il Banco del Mutuo Soccorso.
Quando ti sentivi perso la voce di Francesco e la musica del gruppo si perdeva con te e ti portava su pianeti lontani.
Quando sentivi la passione accendersi bastava ascoltarli per scoprire che ogni loro parola, ogni loro pezzo musicale era permeato d'amore e di emozione.
Quando avevi voglia di lasciarti andare bastava ascoltare le poesie messe in musica da Francesco per ritrovarti in paesi lontanissimi e a cavallo del tempo.






Francesco era un omone enorme con la voce di un incantatore, anzi la sua voce era uno degli strumenti del gruppo, il migliore tra gli strumenti.
Ricordo una sera, ad un Festival dell'Unità di fine anni settanta.
Lui cantava con una voce incredibile ed il suo gruppo "dialogava" con lui attraverso gli strumenti musicali.
Era una sera calda d'estate e c'era la magia nell'aria, la magia creata da quel magnifico gruppo di rock progressive italiano.
Chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alla musica ed alle parole del Banco riuscivi a vedere castelli e valli incantate, personaggi bizzarri delle fiabe, albe e tramonti incredibili.
Aprendo gli occhi non mi sarei stupita se davanti a me si fossero messi a correre elfi e gnomi dei boschi.
Grazie Francesco, ci hai regalato la magia, la fantasia e l'amore....






Come è strano oggi il sole
non si fa scuro
chissà perchè
forse la sera non verrà
a uccidermi ancora
ha avuto pietà solo ora...

Per pietà della mia mente che se ne va
il giorno aspetterà
per me si fermerà un pò di più...

Vedo già foglie di vetro
alberi e gnomi corrersi dietro
torte di fiori e intorno a me
leggeri cigni danzano...

A che serve poi la realtà...

- Banco del Mutuo Soccorso - ( da “l Giardino del Mago “ )





martedì 11 febbraio 2014

Le Cose che non esistono


Tu vedi cose che esistono e ti chiedi: Perché ?
Io sogno cose mai esistite e mi chiedo: Perché no? "
 
- George Bernard Shaw -







La Sirena

Mi guardavi
e parlavi
con occhi aperti
e sinceri

mentre
lo zucchero
delle tue labbra
era fisso
nei miei occhi
pieni di desiderio

All’improvviso
staccasti lo sguardo
e lo posasti su di lei

creatura degli abissi
umida sirena
che saliva a fatica
arrancando
con le sue squame argeentee
per gli scalini del mare

quasi sciabordando
come un’onda

a stento
trascinava
le sue incredibili
chiome turchine
inghirlandate
dalle alghe
e abitate
da tutte
le creature del mare

eri già perso
in quello sguardo irreale
e come l’onda
che si ritira
nella marea…

non ti avrei più rivisto… 


- Luciana Figini - (29/1/1997)


lunedì 10 febbraio 2014

Ciao Imelda!

Mi piace pensare che tu sia lassù, dietro qualche nuvola, a fare scherzi agli angeli e a raccontare barzellette anche ai santi!
Ciao Imelda, ci mancherai davvero!






CHERUBINI

Ricopritemi
di piume colorate
colorate il mio corpo
ed il mio viso
con l’arcobaleno
e lanciatemi
nelle sfere celesti

voglio sporcare
con le mie piume
il bianco candido
dei cherubini
voglio far ridere di cuore
gli angeli bambini

- Luciana Figini -



sabato 8 febbraio 2014

Il pazzo Volo degli Storni




" Mi sento come una di quelle barchette di carta che i bambini di una volta facevano navigare su mari inventati, su laghi inesistenti.
Attraverso il piazzale con la sensazione di affogare nell’asfalto.

18 anni ed un viaggio lontano da casa, una bugia escogitata per prendere quel treno e correre via dagli occhi indagatori di mia madre.
Avrà capito? E se sì , cosa avrà capito?
Quest’ansia di emozione e di libertà che mi esplode dentro per lei è come la seconda guerra mondiale: la dilania, la spezza dentro, la confonde.
Sa che non può fermarmi, che non può corrermi dietro.
E’ qualcosa di più forte di me e di lei: è uno scivolo di cui non si vede il fondo.
Io ne sono terrorizzata, ma non posso fare altro che scivolare fino alla fine, perché la cosa che voglio di più al mondo è misurarne la lunghezza nel modo più veloce possibile e vedere cosa c’è alla fine della corsa.
Maledetta libertà: è lei che ci pone di fronte a noi stessi e a tutte le nostre paure sconosciute.

Lui è in ritardo e io non so cosa fare.
Gli sguardi degli uomini sono maligni ed il sole, nonostante il settembre avanzato, è implacabile.

D’un tratto gli sguardi si levano verso il cielo, dita che indicano, rumore di ali.
Sopra la stazione Termini un immenso stormo di uccelli.
E’ la prima volta in vita mia che assisto alla danza degli storni.
Sembra uno sciame scuro d’api, che si allontana e si ricompone, quasi fosse un corpo umano.
D’improvviso lo stormo si ritrae, si concentra , poi riparte verso un’altra direzione. 
Ogni volta assume una forma diversa: una palla, una nuvola; ora sembra un fumetto, un fumetto con all’interno non delle parole italiane ma delle parole “storni”.
Poi si allunga come un serpente, prende velocità e pare cadere a terra , come una pioggia di stelle cadenti nere e lucide.

Lui arriva.
Gli storni continuano le loro evoluzioni nel cielo.
Gli antichi Romani leggevano le profezie nel volo degli uccelli.
Chissà quali profezie sono racchiuse per me in questo stormo.
Tanto io non le so leggere.
Tanto io non le voglio leggere.

Lui sorride e viene verso di me.
Ho viaggiato per più di dieci ore per rivederlo ed ora non sono più sicura di niente.
Risento addosso la sabbia di quella notte ed il profumo sulla sua pelle – un dopobarba abbastanza dozzinale che a me era parso un profumo raffinato.
Viene direttamente dalla caserma, è vestito con l’uniforme sgraziata della fanteria.
Mi sembra così diverso: la sua divisa ed il suo viso pare abbiano lo stesso colore marroncino chiaro, lo stesso aspetto sciupato ed un po’ trasandato.
Ho pianto notti intere ricordando il suo respiro e la sua bocca, eppure adesso vorrei solo scappare , riprendere un altro treno e tornare a Milano.
Quel ragazzo dal viso stanco ma sorridente che ho davanti sembra essere un’altra persona.

Lo abbraccio quasi di malavoglia; sento la sua emozione, sento l’odore del suo desiderio, ma l’unica cosa che riesco a fare è alzare gli occhi verso il cielo e cercare il volo pazzo degli storni…"

- "mini" racconto di Luciana Figini - 1989


Il Sonno della Ragione?

Una volta le chiacchiere da osteria rimanevano in osteria.
A volte mio padre mi ci portava.
Ricordo l'odore di fumo e di vino, le interminabili partite a carte,le discussioni senza fine sulla Democrazia Cristiana e il Partito Comunista ed i litigi su questioni di tipo più personale.
A volte gli uomini se ne dicevano di tutti i colori, ma poi tutto veniva dimenticato con un bel bicchiere di vino.
Oppure la discussione continuava ed allora erano guai seri e ci poteva scappare anche una scazzottata.






Quando fu il nostro turno di trovarci nei bar o nelle associazioni neppure noi le mandavamo a dire.
I litigi e le discussioni erano all'ordine del giorno e allora dai a malignare su quello che faceva troppo il dongiovanni ed era un pò "cesso" o su quella che se la tirava troppo e poi si metteva col più cretino di turno.
E poi le interminabili discussioni politiche e filosofiche su Dio e Marx ed i litigi per mettersi d'accordo su dove andare in ferie, le frecciate di noi femministe contro i maschi e certi maschi a dire che le femministe erano "racchie" ecc. ecc.
Insomma, di litigi, punzecchiature, pettegolezzi e cattiverie erano piene le domeniche e le serate.
E poi? Per la maggior parte dei casi si dimenticava, oppure i malumori e le cattiverie rimanevano all'interno del ristretto gruppo nel quale erano nate.
Talvolta erano cose più serie e allora si rompevano amori ed amicizie, ma faceva comunque parte del gioco ed il tempo poi medicava un pò le ferite.





E oggi?
Non voglio generalizzare ovviamente, ma mi sembra che l'avvento di Faceboook e Twitter abbia davvero complicato i rapporti tra le persone, specialmente tra gli adolescenti.
Un litigio diventa un dramma, un pettegolezzo diventa una persecuzione e spesso tutti possono leggere tutto, così qualche stupido commento viene rimbalzato qua e là e diventa un affare di stato.
Sotto ai video su Youtube ci sono spesso dei commenti che starebbero meglio in una discarica che su Internet, alla televisione ci sono continuamente delle trasmissioni che scimmiottano questa tendenza e che intervistano persone che non sono altro che emeriti cretini e che, appunto, non fanno altro che interventi cretini.
I ragazzi spesso fanno commenti stupidi sui loro social, così come ai tempi li facevamo anche noi, ma negli oratori o fuori da scuola.
Il problema è che un commento stupido detto a voce si può dimenticare, se lo scrivi su Internet è eterno.
Anche qualsiasi tipo di opinione stupida o eccessiva o solamente ignorante scritta su Internet e non solo detta a voce diventa eterna.
I social erano nati per esprimere la propria creatività, per far sapere le proprie opinioni, per ritrovare degli amici; invece mi sembra che spesso stiano diventando delle vere e proprie discariche.
Stiamo assistendo alla esaltazione virtuale dell'ignoranza, della cattiveria, dell'esibizionismo.
Tra i ragazzi sembra non esistere più neanche il concetto di privacy; tutto è pubblico, tutto è suscettibile di commento, tutto è diventato un "mi piace" o un "non mi piace".
E allora una stupidata da ragazzi spesso può diventare una vera e propria tragedia, con certi falsi amici che commentano le tue foto con tono velenoso o con qualche cretino di turno che apre un tuo falso profilo per prenderti in giro alla grande.





Già all'età di 7, 8 anni, i bambini vengono riforniti di tablet o telefonini ultima generazione, con i quali saranno "liberi" di connettersi ogni volta che lo vorranno, di navigare a piacere su Internet - anche sui siti porno - di postare tutte le foto che vorranno - anche quelle più provocanti - insomma di vivere una vita sempre connessi alla rete.
Sui miei 27 studenti di prima liceo solo uno non ha l'iphone e solo perchè l'ha rotto e la madre si è rifiutata di comprargliene un altro.
Che dite? Basta usare la tecnologia nel modo giusto?
Avete perfettamente ragione, ma spesso sui blog leggo opinioni razziste scritte da persone mentalmente instabili e le pagine di Facebook vengono spesso usate, oltre che per parlare dei propri disturbi intestinali, anche per coprire di insulti le persone che non ci piacciono o che hanno idee diverse dalle nostre...e tutto questo un pò mi fa paura...



martedì 4 febbraio 2014

Il Sogno








Per fare un prato
occorrono un trifoglio ed un'ape -
un trifoglio ed un'ape
e il sogno.

Il sogno può bastare
se le api sono poche

- Emily Dickinson -

 

sabato 1 febbraio 2014

La grande Bellezza

C'è un ragazzo tedesco, Max Weil, scomparso da casa da più di due anni.
I genitori ritengono che negli ultimi tempi stesse vivendo una forte crisi e sono molto allarmati dalla perdita di ogni contatto con lui.
Tutte le testimonianze raccolte dalla polizia tedesca fanno ritenere che si aggiri senza dimora , mendicando con uno zaino in spalla, forse in bicicletta o in autostop.
Le ultime segnalazioni,dopo un appello ad una trasmissione televisiva tedesca, fanno ritenere che possa avere avuto un passaggio fino a Merano o a Bolzano.
La cosa non ha stupito la famiglia, in quanto il ragazzo è appassionato di Goethe e del suo celeberrimo libro " Viaggio in Italia"


Max Weil

Durante una puntata di "Chi l'ha visto?" i genitori di Max hanno fatto un altro appello, chiedendo aiuto per ritrovare il figlio, che potrebbe essere in Italia.
Nel servizio dedicato a lui il giornalista si è fermato presso alcuni luoghi visitati da Goethe durante il suo viaggio iniziato alla fine del 1786.
Goethe se ne era andato " alla chetichella " e aveva viaggiato in incognito, con un falso passaporto, per non farsi riconoscere e per potersi così godere il viaggio senza seccature.
Mi piace pensare che Max abbia voluto imitare il suo scrittore preferito e che quindi ci sarà un lieto finale.
Me lo immagino in giro per l'Italia con il libro di Goethe, confrontando l'Italia come veniva descritta dal grande scrittore allora e come appare oggi, cambiata, forse prostrata dalla crisi, forse un pò depressa, ma sempre bellissima...



  


" Oggi ho allargato ancora il mio concetto di Venezia, acquistando la pianta della città.
Dopo averla studiata alquanto, montai sul campanile di San Marco, dove si presenta all'occhio uno spettacolo unico al mondo.
Era mezzogiorno e il sole splendeva così tanto che potevo riconoscere esattamente da me le vicinanze e le distanze, senza uso di cannocchiale.
Il flusso del mare copriva la laguna e quando volsi lo sguardo al cosiddetto Lido - una stretta striscia di terra che chiude la laguna - vidi per la prima volta il mare e qualche vela sopra di esso."





" Oggi ho visitato la Ninfa Egeria, poi le Terme di Caracalla, le tombe ditrutte lungo la Via Appia e il sepolcro di Cecilia Metella (...)
Questi uomini lavoravano per l'eternità (...)
Di sera, quando già imbruniva, giungemmo al Colosseo.
Quando si vede una tal cosa, tutto il resto sembra piccolo: è così grande che non si può contenerne l'imagine nell'anima; lo si ricorda solo più piccolo e, se si torna a vederlo, pare nuovamente più grande.
(...) così per esempio il Pantheon, l'Apollo del Belvedere, alcune teste colossali e recentemente la Cappella Sistina, hanno occupato talmente il mio spirito che io non scorgo quasi nulla accanto a essi. "






" Non è da stupirsi che nessun napoletano voglia abbandonare la propria città, che i loro poeti cantino in grandiose iperboli la beatitudine di questo luogo, anche se non ci fossero un paio di Vesuvi in vicinanza. (...)
(...) mi ricordai con commozione di mio padre, il quale aveva ricevuto un'impressione incancellabile ( di Napoli ) (...)
E come si dice di uno al quale sia apparso uno spettro, che non può tornare lieto mai più, così si poteva dire di lui al contrario, che non poteva ridiventare mai interamente infelice, perchè sempre tornava col pensiero a Napoli. "




" Non si può esprimere con nessuna parola la vaporosa chiarezza che ondeggiava intorno alle coste quando giungemmo a Palermo in un bellissimo pomeriggio.
La purezza dei contorni, la morbidezza dell'insieme, la divergenza delle tonalità, l'armonia del cielo, del mare e della terra...chi l'ha veduto se ne ricorda per tutta la vita.
(...) Non ho parole per esprimere come essa ci ha accolti, con alberi di gelso verdeggianti, con siepi di limoni e oleandri sempre verdi...(...) "


- Kennst du das Land wo die Zitronen bluehen? -
( conosci quel paese dove fioriscono i limoni ? )






Tutti i brani sono tratti da " Viaggio in Italia " di J.Wolfgang von Goethe