Acqua cielo terra molecole di vita che danzano nell'aria
La notte è ormai passata un'altra era ha inizio l'alba nuova del giorno appartiene agli oceani
Il regno incontrastato della natura madre dell'energia sovrana comincia un nuovo ciclo
Dopo la fine ancora la vita torna nuova forme di vita incerte ripopolano il suolo
Questo gioiello antico sospeso tra le stelle inizia un nuovo corso si accendono i vulcani
La vita si riversa sulle dune del deserto sulle spiagge e sulle cime sulle pietre ancora calde...
- Luciana Figini - 1974
La Favola infinita
Sto china su di un foglio e mi frugo nel cuore, negli occhi, nel fondo di un paesaggio vissuto di un ricordo sfumato di un sogno che mi è stato dato che non è andato perduto
Il sogno di scrivere fiori tramonti e leggeri tremori il sogno di vivermi in cuore di prendere al volo un colore
Bambina ci avevo provato i sogni eran lievi parole descrivere un riso, un dolore un passero morto, un bagliore
Le mani eran forse piccoline le idee ancora birichine fuggiva dalla penna anche quel poco che riuscivo a rubare al mio gioco
Ragazza mi son ritrovata a rincorrere le ali di una fata ma la pigrizia e lo sconforto mi fecero scrivere col fiato corto
Anni di piombo, anni d'argento viverne ancora cento, duecento anni di amore e di esaltazione idealismo il solo padrone
Ne venni fuori diversa, cambiata piena di sogni, un pò disperata ciò che mi usciva allora dalla mano erano risa dal suono malsano
Col cuore ho viaggiato tra mille continenti del delirio ho bevuto i più squallidi momenti
ma mai ho rinunciato a questi sogni strani a questi impercettibili voli di gabbiani
a questa favola infinita che ancora mi pulsa nelle dita
- Luciana Figini - 1980
...per non dimenticare ciò che eravamo, la musica che ascoltavamo, i sogni che inseguivamo e tutta l'ingenuità e la bellezza dei nostri ideali...da qualche parte, nascosti e un pò ammaccati, sono ancora tutti lì...
Ho scelto un brano, tra i migliai di pezzi che appartengono alla straordinaria stagione del rock progressive italiano, per " accompagnare " Francesco del Banco del Mutuo Soccorso nel suo viaggio finale.
Ho immaginato che la PFM cantasse e suonasse per ringraziarlo di esserci stato e di averci regalato la sua poesia.
Francesco ne sarebbe stato felice...
Dove Quando (PFM)
Dove stai? Dove sei? Solo dentro
me.
Cosa fai? come sei? solo come me. inventarti qua
e là è gioco vecchio oramai: bussa già la fretta di
te.
Che farai amore mio, che sorriso avrai? Dai tuoi
sì dai tuoi no cosa imparerò?
Principessa serena del
cielo che avrò. bussa già la fretta di te.
Francesco di Giacomo, anima e voce del Banco del Mutuo Soccorso ci ha lasciato.
Poche parole, per ringraziare una persona che, quando ero una ragazza, ho spesso considerato come un amico, uno di famiglia, uno che cantava i miei stessi sentimenti, che condivideva le mie angosce e le mie passioni.
Pochi gruppi hanno saputo esprimere l'inesprimibile come il Banco del Mutuo Soccorso.
Quando ti sentivi perso la voce di Francesco e la musica del gruppo si perdeva con te e ti portava su pianeti lontani.
Quando sentivi la passione accendersi bastava ascoltarli per scoprire che ogni loro parola, ogni loro pezzo musicale era permeato d'amore e di emozione.
Quando avevi voglia di lasciarti andare bastava ascoltare le poesie messe in musica da Francesco per ritrovarti in paesi lontanissimi e a cavallo del tempo.
Francesco era un omone enorme con la voce di un incantatore, anzi la sua voce era uno degli strumenti del gruppo, il migliore tra gli strumenti.
Ricordo una sera, ad un Festival dell'Unità di fine anni settanta.
Lui cantava con una voce incredibile ed il suo gruppo "dialogava" con lui attraverso gli strumenti musicali.
Era una sera calda d'estate e c'era la magia nell'aria, la magia creata da quel magnifico gruppo di rock progressive italiano.
Chiudendo gli occhi e lasciandosi andare alla musica ed alle parole del Banco riuscivi a vedere castelli e valli incantate, personaggi bizzarri delle fiabe, albe e tramonti incredibili.
Aprendo gli occhi non mi sarei stupita se davanti a me si fossero messi a correre elfi e gnomi dei boschi.
Grazie Francesco, ci hai regalato la magia, la fantasia e l'amore....
Come
è strano oggi il sole non si fa scuro
chissà
perchè forse la sera non verrà a uccidermi ancora ha avuto
pietà solo ora...
Per
pietà della mia mente che se ne va il giorno aspetterà per me
si fermerà un pò di più...
Vedo
già foglie di vetro alberi e gnomi corrersi dietro torte di
fiori e intorno a me leggeri cigni danzano...
A
che serve poi la realtà...
-
Banco del Mutuo Soccorso - ( da “l Giardino del Mago “ )
" Mi
sento come una di quelle barchette di carta che i bambini di una
volta facevano navigare su mari inventati, su laghi inesistenti.
Attraverso
il piazzale con la sensazione di affogare nell’asfalto.
18
anni ed un viaggio lontano da casa, una bugia escogitata per
prendere quel treno e correre via dagli occhi indagatori di mia
madre.
Avrà
capito? E se sì , cosa avrà capito?
Quest’ansia
di emozione e di libertà che mi esplode dentro per lei è come la
seconda guerra mondiale: la dilania, la spezza dentro, la confonde.
Sa
che non può fermarmi, che non può corrermi dietro.
E’
qualcosa di più forte di me e di lei: è uno scivolo di cui non si
vede il fondo.
Io
ne sono terrorizzata, ma non posso fare altro che scivolare fino
alla fine, perché la cosa che voglio di più al mondo è misurarne
la lunghezza nel modo più veloce possibile e vedere cosa c’è alla
fine della corsa.
Maledetta
libertà: è lei che ci pone di fronte a noi stessi e a tutte le
nostre paure sconosciute.
Lui
è in ritardo e io non so cosa fare.
Gli
sguardi degli uomini sono maligni ed il sole, nonostante il
settembre avanzato, è implacabile.
D’un
tratto gli sguardi si levano verso il cielo, dita che indicano,
rumore di ali.
Sopra
la stazione Termini un immenso stormo di uccelli.
E’
la prima volta in vita mia che assisto alla danza degli storni.
Sembra
uno sciame scuro d’api, che si allontana e si ricompone, quasi
fosse un corpo umano.
D’improvviso
lo stormo si ritrae, si concentra , poi riparte verso un’altra
direzione.
Ogni volta assume una forma diversa: una palla, una
nuvola; ora sembra un fumetto, un fumetto con all’interno non
delle parole italiane ma delle parole “storni”.
Poi
si allunga come un serpente, prende velocità e pare cadere a terra
, come una pioggia di stelle cadenti nere e lucide.
Lui
arriva.
Gli
storni continuano le loro evoluzioni nel cielo.
Gli
antichi Romani leggevano le profezie nel volo degli uccelli.
Chissà
quali profezie sono racchiuse per me in questo stormo.
Tanto
io non le so leggere.
Tanto
io non le voglio leggere.
Lui
sorride e viene verso di me.
Ho viaggiato per più di dieci ore per
rivederlo ed ora non sono più sicura di niente.
Risento
addosso la sabbia di quella notte ed il profumo sulla sua pelle –
un dopobarba abbastanza dozzinale che a me era parso un profumo
raffinato.
Viene
direttamente dalla caserma, è vestito con l’uniforme sgraziata
della fanteria.
Mi
sembra così diverso: la sua divisa ed il suo viso pare abbiano lo
stesso colore marroncino chiaro, lo stesso aspetto sciupato ed un po’
trasandato.
Ho
pianto notti intere ricordando il suo respiro e la sua bocca, eppure
adesso vorrei solo scappare , riprendere un altro treno e tornare a
Milano.
Quel
ragazzo dal viso stanco ma sorridente che ho davanti sembra essere
un’altra persona.
Lo
abbraccio quasi di malavoglia; sento la sua emozione, sento l’odore
del suo desiderio, ma l’unica cosa che riesco a fare è alzare gli
occhi verso il cielo e cercare il volo pazzo degli storni…"
Una volta le chiacchiere da osteria rimanevano in osteria.
A volte mio padre mi ci portava.
Ricordo l'odore di fumo e di vino, le interminabili partite a carte,le discussioni senza fine sulla Democrazia Cristiana e il Partito Comunista ed i litigi su questioni di tipo più personale.
A volte gli uomini se ne dicevano di tutti i colori, ma poi tutto veniva dimenticato con un bel bicchiere di vino.
Oppure la discussione continuava ed allora erano guai seri e ci poteva scappare anche una scazzottata.
Quando fu il nostro turno di trovarci nei bar o nelle associazioni neppure noi le mandavamo a dire.
I litigi e le discussioni erano all'ordine del giorno e allora dai a malignare su quello che faceva troppo il dongiovanni ed era un pò "cesso" o su quella che se la tirava troppo e poi si metteva col più cretino di turno.
E poi le interminabili discussioni politiche e filosofiche su Dio e Marx ed i litigi per mettersi d'accordo su dove andare in ferie, le frecciate di noi femministe contro i maschi e certi maschi a dire che le femministe erano "racchie" ecc. ecc.
Insomma, di litigi, punzecchiature, pettegolezzi e cattiverie erano piene le domeniche e le serate.
E poi? Per la maggior parte dei casi si dimenticava, oppure i malumori e le cattiverie rimanevano all'interno del ristretto gruppo nel quale erano nate.
Talvolta erano cose più serie e allora si rompevano amori ed amicizie, ma faceva comunque parte del gioco ed il tempo poi medicava un pò le ferite.
E oggi?
Non voglio generalizzare ovviamente, ma mi sembra che l'avvento di Faceboook e Twitter abbia davvero complicato i rapporti tra le persone, specialmente tra gli adolescenti.
Un litigio diventa un dramma, un pettegolezzo diventa una persecuzione e spesso tutti possono leggere tutto, così qualche stupido commento viene rimbalzato qua e là e diventa un affare di stato.
Sotto ai video su Youtube ci sono spesso dei commenti che starebbero meglio in una discarica che su Internet, alla televisione ci sono continuamente delle trasmissioni che scimmiottano questa tendenza e che intervistano persone che non sono altro che emeriti cretini e che, appunto, non fanno altro che interventi cretini.
I ragazzi spesso fanno commenti stupidi sui loro social, così come ai tempi li facevamo anche noi, ma negli oratori o fuori da scuola.
Il problema è che un commento stupido detto a voce si può dimenticare, se lo scrivi su Internet è eterno.
Anche qualsiasi tipo di opinione stupida o eccessiva o solamente ignorante scritta su Internet e non solo detta a voce diventa eterna.
I social erano nati per esprimere la propria creatività, per far sapere le proprie opinioni, per ritrovare degli amici; invece mi sembra che spesso stiano diventando delle vere e proprie discariche.
Stiamo assistendo alla esaltazione virtuale dell'ignoranza, della cattiveria, dell'esibizionismo.
Tra i ragazzi sembra non esistere più neanche il concetto di privacy; tutto è pubblico, tutto è suscettibile di commento, tutto è diventato un "mi piace" o un "non mi piace".
E allora una stupidata da ragazzi spesso può diventare una vera e propria tragedia, con certi falsi amici che commentano le tue foto con tono velenoso o con qualche cretino di turno che apre un tuo falso profilo per prenderti in giro alla grande.
Già all'età di 7, 8 anni, i bambini vengono riforniti di tablet o telefonini ultima generazione, con i quali saranno "liberi" di connettersi ogni volta che lo vorranno, di navigare a piacere su Internet - anche sui siti porno - di postare tutte le foto che vorranno - anche quelle più provocanti - insomma di vivere una vita sempre connessi alla rete.
Sui miei 27 studenti di prima liceo solo uno non ha l'iphone e solo perchè l'ha rotto e la madre si è rifiutata di comprargliene un altro.
Che dite? Basta usare la tecnologia nel modo giusto?
Avete perfettamente ragione, ma spesso sui blog leggo opinioni razziste scritte da persone mentalmente instabili e le pagine di Facebook vengono spesso usate, oltre che per parlare dei propri disturbi intestinali, anche per coprire di insulti le persone che non ci piacciono o che hanno idee diverse dalle nostre...e tutto questo un pò mi fa paura...
C'è un ragazzo tedesco, Max Weil, scomparso da casa da più di due anni.
I genitori ritengono che negli ultimi tempi stesse vivendo una forte crisi e sono molto allarmati dalla perdita di ogni contatto con lui.
Tutte le testimonianze raccolte dalla polizia tedesca fanno ritenere che si aggiri senza dimora , mendicando con uno zaino in spalla, forse in bicicletta o in autostop.
Le ultime segnalazioni,dopo un appello ad una trasmissione televisiva tedesca, fanno ritenere che possa avere avuto un passaggio fino a Merano o a Bolzano.
La cosa non ha stupito la famiglia, in quanto il ragazzo è appassionato di Goethe e del suo celeberrimo libro " Viaggio in Italia"
Max Weil
Durante una puntata di "Chi l'ha visto?" i genitori di Max hanno fatto un altro appello, chiedendo aiuto per ritrovare il figlio, che potrebbe essere in Italia. Nel servizio dedicato a lui il giornalista si è fermato presso alcuni luoghi visitati da Goethe durante il suo viaggio iniziato alla fine del 1786. Goethe se ne era andato " alla chetichella " e aveva viaggiato in incognito, con un falso passaporto, per non farsi riconoscere e per potersi così godere il viaggio senza seccature. Mi piace pensare che Max abbia voluto imitare il suo scrittore preferito e che quindi ci sarà un lieto finale. Me lo immagino in giro per l'Italia con il libro di Goethe, confrontando l'Italia come veniva descritta dal grande scrittore allora e come appare oggi, cambiata, forse prostrata dalla crisi, forse un pò depressa, ma sempre bellissima...
" Oggi ho allargato ancora il mio concetto di Venezia, acquistando la pianta della città. Dopo averla studiata alquanto, montai sul campanile di San Marco, dove si presenta all'occhio uno spettacolo unico al mondo. Era mezzogiorno e il sole splendeva così tanto che potevo riconoscere esattamente da me le vicinanze e le distanze, senza uso di cannocchiale. Il flusso del mare copriva la laguna e quando volsi lo sguardo al cosiddetto Lido - una stretta striscia di terra che chiude la laguna - vidi per la prima volta il mare e qualche vela sopra di esso."
" Oggi ho visitato la Ninfa Egeria, poi le Terme di Caracalla, le tombe ditrutte lungo la Via Appia e il sepolcro di Cecilia Metella (...)
Questi uomini lavoravano per l'eternità (...)
Di sera, quando già imbruniva, giungemmo al Colosseo.
Quando si vede una tal cosa, tutto il resto sembra piccolo: è così grande che non si può contenerne l'imagine nell'anima; lo si ricorda solo più piccolo e, se si torna a vederlo, pare nuovamente più grande.
(...) così per esempio il Pantheon, l'Apollo del Belvedere, alcune teste colossali e recentemente la Cappella Sistina, hanno occupato talmente il mio spirito che io non scorgo quasi nulla accanto a essi. "
" Non è da stupirsi che nessun napoletano voglia abbandonare la propria città, che i loro poeti cantino in grandiose iperboli la beatitudine di questo luogo, anche se non ci fossero un paio di Vesuvi in vicinanza. (...)
(...) mi ricordai con commozione di mio padre, il quale aveva ricevuto un'impressione incancellabile ( di Napoli ) (...)
E come si dice di uno al quale sia apparso uno spettro, che non può tornare lieto mai più, così si poteva dire di lui al contrario, che non poteva ridiventare mai interamente infelice, perchè sempre tornava col pensiero a Napoli. "
" Non si può esprimere con nessuna parola la vaporosa chiarezza che ondeggiava intorno alle coste quando giungemmo a Palermo in un bellissimo pomeriggio.
La purezza dei contorni, la morbidezza dell'insieme, la divergenza delle tonalità, l'armonia del cielo, del mare e della terra...chi l'ha veduto se ne ricorda per tutta la vita.
(...) Non ho parole per esprimere come essa ci ha accolti, con alberi di gelso verdeggianti, con siepi di limoni e oleandri sempre verdi...(...) "
- Kennst du das Land wo die Zitronen bluehen? -
( conosci quel paese dove fioriscono i limoni ? )
Tutti i brani sono tratti da " Viaggio in Italia " di J.Wolfgang von Goethe