mercoledì 31 dicembre 2014

Ciao Vittoria





Ecco tre simpatiche ragazze piene di vita in un pomeriggio di fine anni settanta.
Come mi diceva Vittoria in questa foto avevamo quasi un'aria di sfida, come se volessimo dire al mondo intero che eravamo pronte ad affrontarlo.
Ognuna, a modo suo, il mondo l'ha affrontato e due di loro continuano a farlo.
Sulla sinistra ci sono io, in mezzo la mia amica ed ex compagna di liceo Laura, a destra la nostra carissima amica Vittoria.
Lei il mondo non lo dovrà più affrontare, perchè da ieri non c'è più.
Quando in compagnia c'era lei eri sicuro che una discussione sarebbe saltata fuori.
Con la sua voce inconfondibile non perdeva mai l'occasione per parlare, raccontare, fare battute e prendere in giro.
Era una donna sempre presente e vitale; la sua voglia di vivere la coglievi immediatamente nelle sue risate, ma anche nelle osservazioni acute, nelle sue opinioni sempre espresse con forza e convinzione.
E poi c'erano i momenti in cui si ricordava di alcuni istanti del passato o si commuoveva con te per un ricordo particolarmente toccante.
Ciao cara Vittoria, mi sembra impossibile che non sentiremo più la tua voce, ma sicuramente starai già discutendo e ridendo con qualche angelo lassù.
Buon viaggio e grazie di esserci stata...


lunedì 29 dicembre 2014

Ricordi di Infanzia

In questi giorni di festa a volte mi capita di pensare ad alcuni momenti della mia infanzia.
Tra i più belli ricordo le feste passate insieme agli zii e alla nonna di Desio.
Nonna Rosa ( o Rosina, come veniva chiamata ) viveva con la famiglia di uno dei suoi figli in una piccola casetta di legno in mezzo ai campi a Desio.
Sto parlando degli anni '60, quando effettivamente nei nostri paesi i campi erano tanti e, agli occhi di un bambino, immensi.
La mia nonna era una persona un pò strana, taciturna, sempre vestita di nero e con un perenne mal di testa.
Ma io le volevo bene lo stesso, così come volevo bene ai miei zii ed ai miei cugini.
Quando arrivavano le feste spesso la mia famiglia si " trasferiva " per un giorno a Desio ed allora era bellissimo passare il Natale o il Capodanno insieme, tra risotti, tombole e le batture di mio zio Arturo, sempre pronto a raccontare storie divertenti che forse erano vere o forse solo frutto della sua immaginazione.
D'estate a volte ci passavo delle settimane intere in quella casetta a Desio e per me era una bellissima vacanza.
Tanti anni fa, pensando a quel periodo della mia infanzia, ho scritto un raccontino: i nomi magari sono diversi, le vicende non sono proprio tutte vere, ma lo spirito di quel tempo è tutto racchiuso qui, in queste parole.
Buona lettura...e Buon anno Nuovo!






Alice non riesce a dormire stanotte: il campanile ha già battuto l’una di notte, ma lei si gira e si rigira nel lettone dove dorme insieme alla cugina.

E’ stata un’altra giornata di giochi e scoperte lì, nella casetta di nonna Rosa e forse la grande eccitazione le impedisce di dormire.

Guarda verso la cugina, che dorme profondamente , quasi sperando che si svegli e le faccia compagnia.

Poi tende l’orecchio per ascoltare i suoni della casa: nella stanza accanto dormono gli zii: si sentono i loro respiri profondi.

Tutto intorno è silenzio; si sente solo il suono della vecchia pendola ed il russare della nonna , che dorme su di un lettino vicino al loro..

Alice si guarda intorno: illuminata parzialmente dalla luce della luna che traspare tra le finestre è la scala di legno, che collega la cucina alle stanze da letto di sopra.

Quando era più piccola la nonna le raccontava storie incredibili su quella scala: Alice sorride pensando alla storia del diavolo che sale con le catene ed in mezzo alle fiamme se i bambini non dormono.

Allora però ci credeva a quelle storie! E che paura le facevano!

Alice si alza e si avvicina lentamente alla finestra: fa caldo ed è stata lasciata aperta.

Tutto intorno l’immensità scura della campagna…

“Sembra un gigante nero che dorme”- pensa Alice e poi tende l’orecchio.

Migliaia di grilli vocianti cullano il grande gigante e tutti quelli che dormono.

Alice sente una grande emozione dentro, una di quelle emozioni che ti fanno venire la pelle d’oca.

Non sa darle un nome; spesso prova questa emozione, quando si ritrova sola di fronte alla natura.

Ricorda l’ultimo temporale a cui ha assistito a casa, dalla finestra della sua stanza: la stradina sterrata di fronte a casa trasformata in un torrente di acqua e fango, gli alberi impazziti di vento e pioggia, le rondini che volano basse, gli ululati dei cani.

La nonna si gira e sembra si stia svegliando: Alice torna a letto, per paura che la veda alzata (si arrabbierebbe moltissimo).

Finalmente riesce ad addormentarsi per qualche ora, poi si sveglia di nuovo.

 




Fuori dalla finestra i colori cominciano ad apparire: Alice si alza di nuovo alla chetichella e rimane estasiata dai colori dell’alba: gli alberi dormono ancora e tra i loro rami tripudi di oro, azzurro e rosa.

Gli uccelli, quasi a richiamarsi l’uno con l’altro, intonano il loro concerto mattutino.

“Che notte strana!”-pensa Alice, che , solitamente, dorme come un ghiro dalla sera alla mattina.

Poi , tornando a letto, ha una sensazione particolare , come se questa notte dovesse essere in qualche modo ricordata.

“Devo ricordarmi queste cose…”- pensa tra sé e sé mentre scivola di nuovo nel sonno.








Al mattino Alice rimane a letto fino a tardi e , quando si sveglia, tutti hanno già fatto colazione da un bel pezzo e sono giù in cucina a chiacchierare.

Lo zio Arturo è a casa in ferie dalla fabbrica, lei e la cugina Mariella sono in vacanza , la zia Giuseppina e la nonna sembra non abbiano molto da fare e così sono tutti riuniti in cucina, tranne il cugino Flavio.

Alice scende gli scalini di legno, che scricchiolano al suo passaggio ed entra in cucina.

“Buongiorno signorina!”- le dice la zia- “ma a casa tua dormi sempre così tanto?”

Tutti la prendono in giro, ma Alice non se ne cura; la fama di dormigliona ormai ce l’ha da anni e non le dà fastidio.

Vorrebbe raccontare quello che ha visto e sentito stanotte, ma sa che la prenderebbero un po’ per pazza e così si siede per fare colazione.

Ogni anno trascorre un po’ di giorni in questa casetta di campagna a Desio, è una specie di villeggiatura, anche se lei abita in un paese vicinissimo .

Ad Alice piace moltissimo stare qui e, appena arrivano le vacanze estive, non fa che supplicare la madre perché la mandi subito dalla nonna.

La “Casetta dei Cachi”, come lei l’ha ribattezzata per l’enorme albero di cachi nel giardino, è circondata da un bel pezzo di terra e da decine di alberi da frutta.

C’è un campo di granoturco davanti , un bell’orto, una conigliaia ed un pollaio.








Una bella tazza di caffelatte fumante sta già aspettando Alice , che inizia subito a intingerci i biscotti.

Si guarda intorno, osserva gli altri mentre chiacchierano.

La nonna Rosa è bassa, curva e molto vecchia: porta un paio di occhiali spessissimi ed i capelli raccolti in piccole trecce che si arrotolano sulla testa.

E’ sempre vestita di nero e se ne sta sempre un po’ appartata, quasi assente.

Anche adesso parla a malapena e vaga un po’ con lo sguardo nel vuoto.

Alice e Mariella, la cugina, la fanno spesso arrabbiare.

La nonna odia la musica moderna e le due cugine fanno apposta a cantare a voce alta le ultime canzoni di Gianni Morandi e Caterina Caselli.

Lei si arrabbia, ma è uno dei pochi momenti in cui sembra svegliarsi dal suo letargo.

Per il resto passa la maggior parte della giornata su in stanza , con la scusa di un mal di testa o della stanchezza.






Oggi è giorno di mercato: Alice e Mariella si preparano ad andarci.

Mariella ci mette una vita a prepararsi: è più grande di Alice di tre anni e sta cominciando a fare la smorfiosa.

Passa la vita davanti alllo specchio, a pettinarsi e vestirsi.

La madre non le permette di truccarsi, ma lei lo fa lo stesso, alla domenica, di nascosto.


Le due cugine sono finalmente pronte : Alice si mette sul sellino dietro della grossa bici di Mariella e da lì si sente davvero a suo agio: si guarda in giro, canticchia e ripensa all’ultima fiaba letta la settimana prima: quella delle Tre Melarance.

Nelle sue favole preferite le ragazze sono sempre bellissime principesse corteggiate da principi ricchi ed eleganti, che vanno in carrozza e non in bicicletta, però ci vuole poco ad immaginarsela una carrozza e così Alice si lascia trascinare dalla sua fantasia mentre Mariella pedala verso il mercato.






Oggi è domenica e la famiglia di Alice è venuta a trovare lei ed i parenti a Desio.

La zia, come al solito, ha preparato il risotto giallo, il bollito e le verdure, ma per i ragazzi ha cotto alcune bistecche impanate e ha fatto le patatine fritte.

Tutti sono allegri e ciarlieri a pranzo, tranne la nonna Rosa che, come al solito, se ne sta in un angolo a rimuginare solitaria.

Solo di tanto in tanto, quando lo zio Arturo racconta qualche cosa di divertente, alza lo sguardo ed abbozza un sorriso.

Poi lo riabbassa e continua a mangiare nel suo silenzio.

Il padre di Alice beve un po’ di più e la mamma si arrabbia, ma interviene lo zio a calmare le acque raccontando l’ultimo scherzo fatto ai suoi colleghi di lavoro.

Il tavolo è un po’ vecchiotto, la cucina è piccola, ma sembra che si sia dilatata.

Alice osserva la vecchia credenza vicino a lei: le antine sono di vetro intarsiato con decorazioni di fiori e sul ripiano c’è tutta una serie di oggetti incredibili.

Quello che Alice preferisce è un orologio di rame con attorno dei motivi di fiori e con dei putti tutti intorno. Vi sono poi dei portacenere dipinti a mano e qualche statuetta di santi.

Alice riguarda gli oggetti e guarda i suoi parenti: sente una dolcezza infinita dentro di sé, è la bambina più felice di questa terra.

Tutti parlano e ridono, mentre generose porzioni di cibo vengono servite.


Finito il pranzo si comincia a rigovernare, direttamente sul tavolo.

Non c’è l’acqua calda e così si scalda l’acqua sul fuoco e poi la zia la versa in un mastellino sul tavolo, così, mentre lava i piatti, può continuare a chiacchierare.

Per Alice è come essere in un sogno: l’atmosfera è raccolta e morbida e i visi di quelli che parlano sono piacevoli da guardare.

I suoni e le parole sono carezzevoli: più la stanchezza pomeridiana li affievolisce, più l’atmosfera di pace che regna nella cucina aumenta.

Ad un certo punto le parole diventano come una musica e Alice non ne comprende più il senso, ma ne sente il suono, come il gorgogliare leggero di un ruscello, che a tratti si vivacizza quando incontra delle pendenze da affrontare.

In questa casa di legno, senza riscaldamento, bagno e televisione, tutti sono riuniti a celebrare un rito, l’antico rito dell’appartenenza, dell’amore e della condivisione.




- Luciana Figini - 1996








domenica 14 dicembre 2014

Se non avessimo amato



Se noi non avessimo amato,
chissà se quel narciso avrebbe attratto l'ape
nel suo grembo dorato,
se quella pianta di rose avrebbe ornato
di lampade rosse i suoi rami!

Io credo non spunterebbe una foglia
in primavera, non fosse per le labbra degli amanti
che baciano. Non fosse per le labbra dei poeti
che cantano.

 - Oscar Wilde -











giovedì 11 dicembre 2014

Una piccola grandissima Donna


 


Come al solito le notizie belle passano in second'ordine.
SEMPRE
Non sono una "complottista", non credo agli Illuminati e alle scie chimiche, ma talvolta mi viene da chiedermi perchè mai i nostri giornali siano pieni zeppi SOLO di cattive notizie.
Dobbiamo cominciare a credere ad una nuova strategia della tensione?
I problemi ci sono, la crisi c'è , il femminicidio c'è, le tensioni internazionali ci sono, l'ebola è viva e vegeta ma, spiegatemi, perchè continuiamo a parlare SOLO delle cattive notizie?

C'è una ragazzina strabiliante, coraggiosissima, intelligentissima, che è sopravvissuta alla violenza dei talebani e che ha vinto il Premio Nobel per la Pace - IL PREMIO NOBEL PER LA PACE! NON BRUSCOLINI!
Sicuramente ogni giornale l'avrà messa in prima pagina, ovvio!
INVECE NO! Ancora la mafia, ancora l'omicidio di Santa Croce Camerina e poi ancora il maledettissimo Grillo ( che Babbo Natale se lo porti via! ), ma per leggere di Malala Yousafzai bisogna andare in terza, quarta o quinta pagina.
E' sintomatico; è sintomatico di questi tempi senza speranza e senza coraggio (oppure la speranza ed il coraggio ce li stanno facendo perdere proprio questi giornali??? ).
Forse aveva ragione il buon caro Indro Montanelli, quando diceva che la cosa migliore che si può fare con un giornale, dopo averlo letto, è avvolgerci il pesce...e beh e come ci avvolgiamo il pesce con i giornali on line??

Bando alle ciance, che ne ho fatte anche troppe, ascoltiamo in silenzio questa splendida ragazza, che sembra un piccolo sole brillante su una terra desolata.




giovedì 4 dicembre 2014

Ciao Papà!


Oggi avresti compiuto 93 anni.
Sei mancato nell'agosto del 2004 e quindi sono ormai più di dieci anni.

La cosa più strana è che più passa il tempo e più sento la tua mancanza.
Non abbiamo mai avuto un rapporto idilliaco noi due: spesso abbiamo litigato, spesso non ci siamo capiti, ma sono contenta di due cose: non abbiamo mai perso il rispetto e l'affetto l'uno verso l'altra e, negli ultimi anni della tua vita, ci siamo ritrovati e ci siamo davvero voluti bene...

Buon compleanno papà, dovunque tu sia...




Per chi vuole leggere, o rileggere, il racconto che ho scritto basandomi sul diario di guerra di mio padre:

http://luciana-unviaggioimmobile.blogspot.it/2013/11/era-mio-padre.html

http://luciana-unviaggioimmobile.blogspot.it/2013/12/era-mio-padre-seconda-parte.html

http://luciana-unviaggioimmobile.blogspot.it/2013/12/era-mio-padre-terza-e-ultima-parte.html

lunedì 1 dicembre 2014

Cara Amica

E' una lettera immaginaria, dedicata con affetto a tutte le donne.





Cara amica,
chi ti scrive è una signora ormai di mezza età con un passato da ribelle e da femminista.
Forse non dovrei parlare di passato, perchè, nonostante l'età, femminista lo sono ancora, anche se a modo mio.
Ho passato anni della mia vita da ragazza a costruirmi come donna, a partecipare alle proteste e a scendere in piazza per quello in cui credevo.
E risultati ne abbiamo ottenuti; se l'Italia non è più uno stato medievale, se abbiamo ad esempio un'ottima legge sul diritto di famiglia ed una contro la violenza sulle donne, lo si deve anche a tutte le femministe che hanno riempito le piazze negli anni settanta e ottanta.

Io non so se oggi gli episodi di violenza verso la donna sono effettivamente aumentati o se invece se ne parla di più.
La mia percezione è che siano davvero aumentati.
La mia percezione è che il rispetto verso le donne sia diminuito e che le ragazze e le giovani donne di oggi stiano diventando più fragili.
Ascolto certi ragionamenti da parte di alcune mie studentesse e mi vengono un po' i brividi, leggo i testi di alcune canzoni, come “Love the way you lie” di Rhianna e qualche pensiero me lo faccio.
Quando nella canzone lei dice “Te ne starai lì a guardarmi bruciare : beh, va bene perché mi piace il modo in cui fa male “ qualche dubbio mi viene.

Qualcuno, non so chi e non so perchè, sta cercando di convincere le nostre ragazze che, va beh, dopo tutto un uomo può fare degli errori e magari alzare un po' le mani.
E' una specie di messaggio subliminale, che passa in modo sottile e che attraversa la nostra vita quotidiana senza neppure che noi ce ne accorgiamo; passa attraverso la rete e le canzoni, passa attraverso le famiglie in sofferenza per la crisi economica e le separazioni, passa attraverso le storie di ragazzi e ragazze lasciati soli durante la loro crescita ed in cerca di nuovi modelli e stili di vita che possano compensarli per la disattenzione dei loro genitori.

Ed allora senti che la tua studentessa così carina e a modo non può venire alla pizzata della classe  perchè il suo ragazzo non vuole, oppure un'altra non ha il coraggio di lasciare il suo di ragazzo, geloso in modo preoccupante, perchè la solitudine le fa più paura di un rapporto malato.

Cara amica, io dico che dobbiamo finalmente svegliarci e forse ridiventare tutti un po' femministi, non solo le donne ma tutti gli esseri umani.
Dobbiamo reintrodurre con forza il concetto di rispetto in tutti i tipi di rapporti umani, tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra amici e vicini.
E poi dobbiamo un po' reintrodurre badilate e badilate di libertà e di fiducia in se stessi in tutta la società.

Le mie ragazze a scuola sono splendide, sono belle, intelligenti, divertenti, creative, MA C'E' BISOGNO DI QUALCUNO CHE GLIELO DICA!
C'è bisogno che queste ragazze prendano la loro vita in mano ed imparino a farsi rispettare e ad amare se stesse.
Ecco perchè è necessario reintrodurre il femminismo in questa società.
Non per fregare i maschi, ma per viverci insieme in modo rispettoso e costruttivo, per essere in grado di vivere anche da sole se necessario, per non avere paura del giudizio di chicchessia.
E' una vendetta meschina e disprezzabile quella di certe donne che, dopo una separazione, costringono i mariti a non vedere i figli o a dormire in macchina per pagare gli alimenti.
Questo non è femminismo.
Femminismo significa partire sempre e comunque dal rispetto e dalla ricerca dell'uguaglianza, dei pari diritti e della pari libertà.
E questo significa anche non accettare mai, in nessuna forma , il sopruso e la violenza verbale e fisica.
Se lui ti schiaffeggia una volta lo farà ancora; se ti insulta davanti a tuo figlio, lo farà ancora.

Cara amica, noi donne siamo belle, fiere, capaci, grandi lavoratrici, grandi pensatrici.
Siamo capaci di sopportare le avversità ed il dolore meglio di chiunque altro, siamo il centro di ogni famiglia, siamo furbe ed innovatrici, siamo capaci di fare mille cose e poi di abbracciare e coccolare i nostri figli.
Siamo delle compagne coraggiose, che appoggiano i propri mariti o compagni come forse loro non sarebbero in grado di fare, siamo libere ed indipendenti dentro e fuori, sappiamo cavarcela in ogni situazione,siamo il motore che muove il mondo, ogni giorno, in ogni luogo del mondo.
Siamo noi che mettiamo al mondo i figli e li cresciamo, che accorriamo appena qualcuno è malato o in fin di vita.
Siamo scienziate, astronaute e manager, artiste, giornaliste, capi di stato o semplicemente lavoratrici insostituibili in tutti i campi.
Siamo noi che sappiamo curare le persone care e stare vicino a chi nasce e chi muore.
Siamo noi che non molliamo i figli qualsiasi cosa succeda e qualsiasi malattia o problema abbiano.

Cara amica, noi siamo tutto questo e se ne saremo orgogliose, se ne saremo consapevoli, se non ci faremo mettere i piedi in testa, non avremo mai paura di nessuno.
E un mondo di donne coraggiose e sicure di sé è un bel mondo nel quale vivere, anche per gli uomini.

- Luciana Figini -





sabato 29 novembre 2014

Statua di Ghiaccio


Vorrei che il blu
mi entrasse
profondamente
nel sangue

Lo sentirei scorrere
dapprima come un rivolo freddo
poi come ruscello ghiacciato

Percepirei il suo gelo
in ogni mia cellula

Il gelo di una notte stellata
il freddo di un ghiacciaio
che si scioglie nel suo azzurro

Lentamente
sentirei il mio corpo congelarsi
e mutare colore
arto dopo arto
ossa dopo ossa

Il blu elettrico
vetrificante
mi congelerebbe la linfa
mi bloccherebbe nel freddo
mi trasformerebbe
in una azzurra statua di ghiaccio

Niente più
mi potrebbe muovere
o commuovere

Nulla più mi farebbe
amare / soffrire / condividere / fingere /
ridere / disperare / abbandonare /
impazzire / deprimere / appassionare /
annoiare / invecchiare / morire /
Di me
solo si direbbe:

Splendida quella statua di ghiaccio
attraverso la quale il sole brilla!”

- Luciana Figini -







Semplicemente Syd

Emily prova ma non capisce
Ha spesso la tendenza a farsi prestare
I sogni di qualcun'altro fino all'indomani

Non c'è un altro giorno
Proviamo in un altro modo
Libererai la tua mente e giocherai
Giochi gratis oggi
Guarda Emily che gioca

Poco dopo che si è fatto buio Emily piange
Guarda fissa attraverso gli alberi, afflitta
Quasi non emette un suono fino all'indomani

Indossa un vestito che tocca terra
Galleggia su un fiume 
Per sempre
Emily, Emily

" See Emily play "-  Pink Floyd  )



domenica 16 novembre 2014

In certi Momenti...


In certi momenti l'anima si perde e sembra non riuscire a ritrovarsi...





Sopra ad una zattera
arsa dal sole
bagnata dalla pioggia

Non più pesce di profondità
non più gabbiano
di cieli sconfinati

galleggio
 sopra queste acque infinite
domandandomi
su quale isola
la prossima tempesta
mi lascerà naufragare...

- Luciana Figini  

 

giovedì 6 novembre 2014

Due Risate a Scuola

    Questo è un episodio che mi è capitato a scuola tanti anni fa.
    Ha dell'incredibile ma vi giuro che è accaduto davvero.
    Ovviamente non farò i nomi veri.





    Ho un colloquio con la mamma di Paolo B., un ragazzino sveglio e molto bravo di prima Ragioneria.
    Arrivo un po' in ritardo in aula colloqui perchè il preside mi ferma per delle questioni ; la bidella però mi avverte che anche la madre di Paolo è in ritardo, quindi faccio con calma.

    Arrivo in aula colloqui e vedo una mamma che mi aspetta.
    E' la madre di Paolo B.?” - chiedo
    Sì, sono io, mi scusi per il ritardo ma c'era un po' di traffico.”
    Nessun problema signora, anch'io sono un po' in ritardo.”
    Sì, la bidella me l'ha detto, ma pensavo sarebbe arrivata ancora più in ritardo; mi hanno detto che ha avuto un grosso problema in classe.”
    Non capisco di cosa stia parlando, ma forse la signora si sta solo confondendo o forse la bidella parlava di un' altra collega, capita.

    Inizio a tessere le lodi di Paolo e a sottolineare il ruolo positivo che ha in classe.
    Poi apro il registro e faccio vedere i voti, sempre molto alti.
    Ad un certo punto devo fermarmi perchè la signora comincia a piangere.
    Sono così felice, professoressa, non me l'aspettavo, non credevo proprio che fosse migliorato così tanto; sa, dopo la bocciatura eravamo tutti scombussolati in casa...”
    Ma quale bocciatura?”-chiedo sorpresa – “ Paolo fa la prima; è stato forse bocciato alle medie? Mi stupirebbe molto, visto che è così bravo.”

    La signora mi guarda in modo interrogativo.
    Non capisco: Paolo fa la quarta!”
    Adesso sono io a non capire più niente; ma di chi stiamo parlando?

    Nel frattempo arriva un'altra signora, la vera mamma del mio alunno: è trafelata per il ritardo e si scusa .
    Arriva anche una mia collega di inglese, che ha avuto, lei sì, qualche problema in classe.
    Perchè stai parlando con la madre del mio studente?”- mi chiede sorpresa - “ Vi conoscete ?”
     

    Io e la signora ci guardiamo in faccia e non sappiamo più cosa dire.
    Cos'era successo? C'erano due Paolo B. , giuro, stesso nome e stesso cognome ma nessun tipo di parentela o conoscenza: uno bravissimo, uno un po' scarso.

    Entrambe le madri erano venute a parlare con l'insegnante di inglese, di cui non ricordavano il cognome.
    Tutte noi, madri e insegnanti, per motivi diversi, eravamo in ritardo e la mia  collega di inglese era molto in ritardo a causa di un grosso problema in classe...
    Che dire, è stato proprio un episodio ai confini della realtà...


    - Luciana Figini -

lunedì 3 novembre 2014

I Poeti lavorano di notte


I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

- Alda Merini -









giovedì 30 ottobre 2014

Meglio tardi che mai...

Leggo che finalmente la Chiesa ha abbattuto un muro, quello che la contrapponeva alla scienza.
Dice Papa Francesco: 
" Il Big Bang non contraddice la Creazione (...). il Big Bang, che oggi si pone all'origine del mondo, non contraddice l'intervento creatore divino (...) - e ancora - " L'evoluzione della natura non contrasta con la nozione di creazione, perchè l'evoluzione presuppone la creazione degli esseri che si evolvono."
Penso che questa sia una bella notizia, sia per i credenti che per i non credenti; il passo successivo sarà quello, auspicabile, che finalmente la scienza e la fede restino separate, anche senza negare mai il dialogo tra credenti e non credenti.


E' dopo avere letto questo articolo che la mia mente comincia un pò a viaggiare e torna indietro a tanti anni fa, quando ero un'oratoriana di ferro.
Penso agli anni dell'oratorio e li divido in due sequenze ben chiare:
- gli anni in cui, da piccola, ci andavo per giocare a palla avvelenata e per imparare il Credo e le storie della Bibbia
- gli anni del dubbio e delle domande, quando avevo 13-14 anni e cercavo disperatamente delle risposte che non arrivavano nè dalla chiesa, nè dall'oratorio.

Era la fine degli anni sessanta e anche a Varedo, anche se in piccolo, era arrivato il 68.
Avevo una straordinaria insegnante di scienze alle scuole medie, che ci parlava di Darwin e dell'evoluzione.
Io amavo la scuola e amavo le scienze e queste nuove teorie mi frullavano nel cervello come pale di un mulino a vento.
Un giorno, avrò avuto 13 anni, ero a spasso per Varedo con una compagna di classe e ci facevamo un sacco di domande, del tipo " Ma la Bibbia dice che ci ha creato Dio usando l'argilla per Adamo ed una costola di Adamo per Eva e invece Darwin dice che deriviamo dalle scimmie; qual'è la verità?"

Avevamo provato a fare queste domande a qualche suora o a qualche catechista all'oratorio, ma la reazione era stata sempre la stessa: scandalo, perplessità, risolini, sorpresa...insomma nessuna risposta...
Mi ricordai di Don Mario, il nostro insegnante di religione, così amato da noi studenti e così odiato dalla Curia per le sue idee troppo moderne.
Così decidemmo di fargli visita e di esporgli le nostre perplessità.
Ci accolse con una tazza di tè ed una spiegazione molto semplice, simile a quella di Papa Francesco: " Le due idee" - ci disse -" non sono in contraddizione; la Creazione di Adamo può essere considerata un'allegoria, può darsi che l'uomo derivi dalla scimmia, ma la scimmia è sempre una creatura di Dio, che si è poi evoluta..."

Fu l'unica risposta sensata che in quegli anni ricevetti da un rappresentante della Chiesa.

Ben presto lasciai l'oratorio e le risposte andai a cercarle da qualche altra parte.
In seguito Don Mario fece delle scelte radicali, tra cui quella di diventare un prete operaio, e di criticare varie volte la Chiesa e le sue chiusure verso tutto ciò che era nuovo e diverso.
A causa di questi suoi comportamenti venne aspramente criticato dai benpensanti e venne isolato dalla Chiesa di Varedo.
Ancora oggi, se si cercano sue notizie in rete, si trovano solo sul blog delle Acli di Varedo. 
E' stato un uomo coraggioso, che ha anticipato i tempi e che non è stato compreso dai suoi concittadini.

Oggi Papa Bergoglio ha finalmente abbattuto questo muro, ma io non posso fare a meno di pensare che sarebbe stato molto meglio abbatterlo prima: tanti ragazzi di allora, come me, magari non avrebbero abbandonato gli oratori e preti come Don Mario avrebbero avuto il loro giusto ruolo nella società.

Insomma: meglio tardi che mai...però sarebbe stato meglio prima...


Don Mario benedice la Casa Alpina delle Acli di Varedo il giorno della sua inaugurazione , nel 1964


martedì 28 ottobre 2014

Solitudine

Stasera va così: un pò di malinconia, un pò di voglia di volare lontano da tutto.
Come il grande William Wordsworth mi sento "lonely as a cloud that floats on high o'er vales and hills"
(solitario come una nuvola che fluttua là in alto sopra valli e colline ).
E allora spazio alla musica, spazio alla poesia, i migliori vascelli per un'anima che stasera vuole solo volare...











Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste sono folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.

- Emily Dickinson - 

 




Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
 
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
 
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
 
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
 
Sto
con le quattro
capriole di fumo
del focolare

- Giuseppe Ungaretti - 


sabato 18 ottobre 2014

Il grandissimo Fratello

Inizio d'anno scolastico frenetico e faticosissimo: 6 classi, di cui 4 nuove e quindi un mare di nuovi nomi e cognomi da imparare e un mare di verifiche da correggere, una quinta di 32 studenti ( sì, avete letto bene, 32 ) e quindi un lavoro di programmazione ad hoc per questa mega-classe, una nuova preside molto efficientista e vogliosa di organizzare riunioni e consigli di classe tutte le settimane e...il registro elettronico...

All'inizio dell'anno scolastico avevamo ancora uno pseudo registro cartaceo in attesa di attivare quello elettronico; timori e ansia, almeno da parte mia e di altri colleghi non molto tecnologicizzati e poi via, si parte con l'esperimento.
Dopo la paura iniziale devo dire che tutti hanno imparato: il sistema è piuttosto semplice e così anche noi babyboomers, anzianetti e imbranati, siamo riusciti ad entrarci.



D'ora in poi tutto quello che succede nelle classi entra nel registro elettronico: argomenti delle lezioni, voti, assenze, ritardi, note disciplinari, recuperi, circolari ecc.
Un gran bel passo verso una nuova scuola, questo è sicuro; un gran bel risparmio di carta e di tempo per tutti, una grande possibilità per tutti i genitori di controllare il lavoro fatto in classe e...di controllare i propri figli...

E a questo punto che comincio a pormi un pò di domande...
Bello che un genitore sappia subito i voti del pargolo, bello che possa controllare se bigia o se arriva in ritardo...o no?
Mia figlia ha fatto subito un'osservazione molto "terra terra" : "Beh, ma allora non si può più bigiare?" 
In effetti no, non si può più bigiare, ma non si può più neppure nascondere i voti presi a scuola.

Quando andavo al liceo a volte qualche votaccio negli scritti di matematica o di tedesco lo prendevo, ma mi guardavo bene dal dirlo.
Poi sapevo che, con l'interrogazione orale, avrei rimediato, quindi un 5 nello scritto ed un 7 nell'orale facevano 6 di media ed io comunicavo il 6 ai miei, non il 5 o il 4.
Un'altra cosa erano le bigiate: le posso contare sul palmo di una mano, erano pochissime, ma il gusto della trasgressione era comunque molto, molto dolce (vedi mio articolo del 14 dicembre 2012: " Una bella Bigiata e i Jefferson Airplane ")
Ricordo con affetto anche un'altra bigiata al Parco Lambro con la mia amica Manuela a cantare le canzoni di Guccini e a mangiare la focaccia comprata nella panetteria vicina.



Questo non sarà più possibile d'ora in poi: sempre più scuole si stanno attrezzando col registro elettronico ed i nostri ragazzi saranno sempre più sorvegliati e controllati.

A volte penso che davvero George Orwell sia stato troppo ottimista: quando ha creato il suo Grande Fratello ha previsto delle forme di controllo individuale che poi si sono davvero avverate, ma penso che non abbia mai potuto immaginare che il controllo delle persone potesse arrivare a questi livelli.
I nostri ragazzi diventeranno come dei soldatini, sempre inquadrati e controllati; molti genitori saranno contenti, così sapranno sempre cosa fanno i loro pargoli e ciò li tranquillizzerà.
Io?...non so perchè, ma tutto questo mi lascia un pò di amaro in bocca: come insegnante dovrei essere contenta, come ex studente ( in fondo io non sono mai cresciuta dentro ) mi dispiace che questi nostri ragazzi non possano più permettersi di essere un pò bugiardi, un pò furbi, un pò stupidi, un pò trasgressivi come lo siamo stati tutti alla loro età ...


lunedì 13 ottobre 2014

Un Pizzico di Amicizia






La Volpe al piccolo Principe:

Gli uomini non hanno più tempo
per conoscere nulla.
Comprano dai mercati le cose già fatte.
Ma siccome non esistono mercati di amici,
gli uomini non hanno più amici.
Se tu vuoi un amico addomesticami ”.

Piccolo Principe: “ Che bisogna fare? “

Volpe:

Bisogna essere molto pazienti.
In principio, tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba.
Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla.
Le parole sono una fonte di malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino.
Poi il giorno dopo ancora più vicino .. finché mi potrai toccare ..
Saremo diventati amici, non avremo più paura uno dell’altro …
saremo felici di stare insieme ..”


- Antoine de Saint-Exupèry - da “ Il Piccolo Principe “




lunedì 6 ottobre 2014

Ancestrale

Ho scoperto una poetessa che non conoscevo; si chiama Goliarda Sapienza, un nome che sembra un ossimoro.
La sua raccolta di poesie " Ancestrale " risale agli anni cinquanta, eppure Goliarda non ne volle mai sapere di pubblicarla.
Angelo Pellegrino, che ha curato la prefazione a questa raccolta, scrive che Il suo pudore non poteva superare certi scogli.
Come Emily Dickinson anche Goliarda non aveva il coraggio di far leggere le proprie poesie agli altri...succede a molti poeti...
Goliarda è morta nel 1996 e solo oggi i suoi versi vengono pubblicati.
Avrei molte cose da dire su di lei, ma stasera non ne ho la forza e così mi limito a farvi conoscere un paio di sue poesie.
Non dubitate, ne riparlerò molto presto.
Stasera ho solo voglia di farmi trascinare un pò dalle sue parole e dalle sue immagini, crude, quasi crudeli direi, umane, troppo umane, legate a filo doppio ad una visione sanguigna della vita, una visione per niente ottimista ma neppure negativa, semplicemente disincantata.
Prendetemi per folle, ma i suoi versi hanno il profumo della notte e di certi scenari ancestrali e misteriosi che solo l'immaginazione, i sogni, i miti  e la follia possono regalare...
Un piccolo regalo poetico accompagnato dalla voce fantastica di Sarah Brightman e dei Gregorians, per un attimo di distacco dalla nostra solita vita quotidiana troppo concitata...
Buon viaggio...




Non potrai più uscire
L'ora è passata. La notte
ha chiuso i cancelli.
C'era il sole hai esitato.
Ora nel buio devi restare

                                            *************************


Assediati giochiamo ai dadi
assediati posiamo le armi
e aspettiamo 
L'assedio finirà
giochiamo Aiace
l'assedio finirà.

                                     
                                           *************************

La luna tralcio a tralcio rotolava
sulla vigna tremante di paura
Partoriva conigli topi scorpioni
E noi stretti nascosti dietro il muro
la sentimmo guaire come un cane

                                      
                                         ************************* 

Quante volte rinchiuso
l'uscio alle mie spalle
rigirata la chiave una due volte
ho aspettato, la fronte
sul legno della tua assenza

- Poesie di Goliarda Sapienza - 









lunedì 29 settembre 2014

La Consistenza dei Sogni

Quando ripenso a certe periodi che ho attraversato durante la mia vita quasi non mi sembrano più veri.
Senza accorgertene anni passano, mode cambiano, modi di vivere e di pensare mutano e tu ti ritrovi con un bel fardello di anni sul groppone e con la sensazione che certi ricordi, certe atmosfere abbiano ormai la consistenza dei sogni.
Ma come ?-  ti domandi - sembrava ieri ed è già passato, anzi trapassato.
Ne parlavi ridendo agli amici giusto l'altro ieri e adesso se ne parli a qualcuno che è fuori dalla stretta cerchia degli amici che ti sono rimasti ti guardano increduli, convinti che tu gli stia raccontando una solenne panzana.
Raccontare oggi di certe atmosfere degli anni settanta o ottanta è davvero complicato.
Vi ricordate dei punk? Vi ricordate delle comuni? Vi ricordate i sogni, gli ideali, ma anche le assurdità di quegli anni?
Allora sembrava facile cambiare il mondo, ma atrettanto facile era credere in cose improponibili.
Eccovi un piccolo pezzo di vita vissuta: Berlino, inizi anni 80: un piccolo pezzetto di bellezza e di assurdità direttamente da quegli anni...




Berlino, 2 Febbraio 1980



La nostra amica Irmi ci ha invitato per un tè pomeridiano nella comune dove vive, nel quartiere di Kreuzberg..

Qui un gruppo di ragazze, alcune con figli, vivono insieme e condividono tutto.

C’è chi si occupa della casa, chi del lavaggio e della manutenzione dei vestiti (che sono di tutte).

Chi va a lavorare nell’asilo autogestito direttamente dalle ragazze della comune, chi rimane a casa a curare i bambini.

Al piano superiore c’è un'altra comune, questa volta di soli ragazzi, anche loro organizzatissimi, alla tedesca insomma.

Durante il giorno c’è un vai e vieni continuo di gente.

In mezzo alla sala c’è un grande tavolo rotondo , sempre pieno di teiere, di caffettiere, di dolci, biscotti e bevande.

I due appartamenti, come racconta un punk alto due metri e munito di enorme cresta multicolore e di spilla da balia nel labbro, sono stati occupati abusivamente.

Qui a Berlino la polizia lascia fare: qui e là c’è qualche scontro ma c’è come un tacito accordo ed è così che centinaia di ragazzi sono arrivati qui e si sono sistemati nei palazzi fatiscenti del vecchio quartiere di Kreuzberg.

Inge, una bella ragazza con un pancione enorme, mi dice che lo fanno per far passare Berlino Ovest come il paese della Cuccagna.
Qui la vita notturna non finisce mai, i ragazzi che vi risiedono non fanno il militare ed ogni forma di convivenza è tollerata.

Ci racconta che c’è un gruppo di persone che, poco lontano, da qui, ha deciso di vivere in una casa con le pareti di vetro, così chiunque passa può vedere cosa succede dentro.

Mi racconta anche che a giorni partorirà: le chiedo in quale ospedale.

Lei e Irmi sorridono.

“Qui nessuna di noi partorisce in ospedale; facciamo tutto a casa, è più naturale, è più umano”- mi spiega

“E se succede qualcosa? Se qualcosa va storto?” chiedo io

“Ci sarà un’ambulanza sotto casa ad aspettare; se dovesse esserci qualche complicazione in cinque minuti siamo in ospedale” mi dice.

Sono proprio tedeschi: parto naturale ma nessun rischio, è una cosa ragionevole.

Inge mi spiega che tutte parteciperanno al parto e che tutto verrà fotografato da una delle compagne.

Stupidamente le chiedo chi è il padre.

Ridono tutte e due di gusto. “Ich weiss es nicht!” “Non lo so “, dice Inge continuando a ridere.

Ben mi sta: che domanda cretina da fare in un posto dove il bagno non ha la porta e dove una tipa nuda sta suonando il sassofono in fondo al soggiorno!





Il giorno dopo siamo di nuovo da Irmi: è contenta di vederci, ci chiede cosa abbiamo visto di Berlino, come ci troviamo alla pensione, cosa ne pensiamo del Muro.

E’ impressionante vedere Berlino Est dalla Porta di Brandeburgo di sera: di qua un rumore continuo, la colonna sonora della Berlino Paese della Cuccagna.

Di là silenzio assoluto, interrotto qua e là da qualche rumore di auto o di rari passanti.

Irmi ci invita a sederci al solito tavolo rotondo e ci offre dei nuovi biscotti.

Ci spiega che all’interno contengono una piccola percentuale di pasta di hashish o, qualcosa del genere.

Sorrido e prendo i biscotti di un altro vassoio.

Mentre stiamo allegramente parlando e facendo merenda lo sguardo cade su alcune fotografie appese alla parete.

All’inizio non capisco, poi rimango sbalordita, con il boccone che non va né su né giù.



Attaccate su tutta la parete le foto del parto di Inge.

La scena è vista sotto ogni tipo di angolazione possibile.

Irmi vede la nostra sospresa e ci spiega che Inge ha partorito la notte stessa.

Il parto era previsto per qualche giorno più avanti, ma il bambino ha voluto nascere prima.

Tutto è andato bene e non hanno neppure avuto bisogno dell'ambulanza.

Anche questa cosa, come tutte le altre nella comune, è stata fatta insieme.

Irmi è incantata mentre racconta tutti i dettagli del parto e ci invita a guardare attentamente le foto, ma io mi sento un po’ male e con una scusa vado verso il bagno...ah , già, dimenticavo che il bagno non ha la porta...



Luciana Figini




P.S. Non capisco perchè mi sia venuta fuori questa spaziatura assurda, ma non riesco in nessun modo a cambiarla.
Ancora una volta mi sento sconfitta dalla tecnologia...