giovedì 31 gennaio 2013

Esplora te stesso







Soto! Explore thyself!
Therein thyself shalt find
The "Undiscovered Continent"
No Settler had the Mind.

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Soto! Esplora te stesso!
Dentro te stesso troverai
Il "Continente Inesplorato" -
Che mai nessun Esploratore immaginò.

- Emily Dickinson - 
                                                   




Hernando de Soto (1496-1542) era un conquistatore ed esploratore spagnolo, che prese parte alla conquista del Perù e poi esplorò la Florida e la regione meridionale del Mississippi. Emily Dickinson lo fa diventare simbolo di chi esplora il mondo esterno, per dirci che il vero continente inesplorato, nel quale sicuramente saremo i primi ad entrare, è quello che abbiamo dentro di noi.





lunedì 21 gennaio 2013

Ciao Amico

Dedicata ad un carissimo amico , morto tanti anni fa...


I talk to the wind

Said the straight man to the late man
Where have you been?
I've been here and I've been there
And I've been in between.

I talk to the wind
My words are all carried away
I talk to the wind
The wind does not hear
The wind cannot hear.

I'm on the outside looking inside
What do I see
Much confusion, disillusion
All around me.

You don't possess me
Don't impress me
Just upset my mind
Can't instruct me or conduct me
Just use up my time

I talk to the wind
My words are all carried away
I talk to the wind
The wind does not hear
The wind cannot hear.








Io parlo col vento

Dice l'uomo onesto all'uomo defunto 
Dove sei stato? 
Io sono stato qui ed io sono stato là 
Ed io sono stato in mezzo. 
 
Io parlo col vento 
Le mie parole sono tutte portate via 
Io parlo col vento 
Il vento non sente 
Il vento non può sentire. 
 
Io sono sul fuori guardando dentro 
Quello che io vedo 
Molta confusione, disillusione 
Tutto intorno a me. 
 
Tu non mi possiedi 
Non mi entusiasmi 
Solo agiti la mia mente 
Non istruirmi o condurmi 
Solo usa il mio tempo 
 
Io parlo col vento 
Le mie parole sono tutte portate via 
Io parlo col vento 
Il vento non sente 
Il vento non può sentire.

(  King Crimson )


sabato 19 gennaio 2013

Clouds


A Minerva- shaped cloud
riding on a horse-shaped cloud

Above 
a menacing black storm cloud
chasing Minerva
and fighting with her

...are all our struggles reflected by the sky?

- Luciana Figini - 








ELP forever


Ascoltare gli Emerson,Lake and Palmer è come attraversare quelle caverne misteriose de "Il Signore degli Anelli".
Ognuna è diversa dalle altre, ognuna contiene misteri e momenti di estasi, presenze terrorizzanti e creature magiche, orchi ed elfi, nani e fantasmi.
Ecco, la prima di queste caverne ha le pareti coperte d'oro ed in lontananza si sente una voce stupenda che ti spinge ad attraversare una porta misteriosa.
Poi il suono ritmico di un tamburo spalanca questa porta davanti a te e ti trovi su di un ponte strettissimo, sopra un abisso senza fondo.
Quando già pensavi di essere perduto il suono improvviso di una chitarra ti riporta sopra una montagna e da lontano vedi le fiamme di un vulcano contro un cielo buio come la pece...
Ascoltate, ascoltate, vedrete tutto questo e di più...tutto quello che la vostra fantasia sa creare...
  




Come molti altri gruppi dell'epoca conobbi gli Emerson, Lake and Palmer dalle pagine della mitica rivista "Ciao 2001" .
All'epoca snocciolavo i nomi dei complessi, delle formazioni e delle discografie in modo impressionante.
Li studiavo a memoria come i verbi latini o inglesi, come le poesie di Leopardi o come la tavola degli elementi (...beh quelli propriamente a memoria non li sapevo...).
Mi incuriosii subito per questo complesso, formato da veri e propri maestri, con esperienze già importantissime in altri complessi.
Greg Lake, di cui ero assolutamente innamorata, proveniva dai grandissimi King Crimson, Keith Emerson dai Nice e Carl Palmer dagli Atomic Rooster.
Il risultato di questa incredibile unione fu uno dei più grandi complessi di progressive rock di tutti i tempi.

 


 La loro forza non erano i singoli brani ( nei quali comuinque si esprimevano in modo stupendo ), ma gli album interi, veri e propri viaggi interiori.
"Tarkus", "Trilogy", "Pictures at an Exhibition" sono ormai diventati album classici, patrimonio della musica di tutto il mondo.
In "Pictures at an Exhibition" il gruppo rielaborò in chiave rock l'omonima composizione pianistica di Musorgskij,ispirata al "viaggio" che un visitatore compie durante una mostra di quadri.
Ogni pezzo è la rappresentazione musicale di un quadro ed è collegato agli altri da una Promenade che si ripete più volte.






Tutti e tre i membri del complesso erano dei maestri assoluti: la bravura alle tastiere di Emerson era senza confronti, la voce di Lake una delle più belle in assoluto degli anni settanta e Palmer era quotato tra i più grandi batteristi di tutti i tempi.
Che altro? Emerson era un virtuoso di pianoforte e organo Hammond, Lake si destreggiava con eguale maestria fra basso, chitarra e parti cantate e Palmer era una perfetta macchina ritmica.
Sembra che ai tempi Jimi Hendrix volesse unirsi a loro , ma la morte prematura glielo impedì.





Non sono una persona chiusa o antiquata; mi piace ascoltare di tutto e mi piace seguire ogni tipo di musica, compresa quella che mi consigliano i miei studenti o mia figlia e spesso trovo delle autentiche perle ... ma credo che gruppi come gli Emerson , Lake and Palmer non siano più replicabili.
Sperimentazione, bravura, precisione nell'esecuzione, originalità, fantasia e pazzia...ho l'impressione che tutte queste caratteristiche non vadano più tanto di moda oggi, dove impera il download ed i brani troppo lunghi o complessi stancano subito...







domenica 13 gennaio 2013

Anni Settanta


Il sapore di quegli anni
carta vetrata spalmata di burro

adrenalina a piene mani
sulle piste da ballo
e sulle piazze

il profumo della passione
e della rivoluzione immaginata

la paura del domani
che già ci bussa in testa

la sensazione
che il conto arriverà
non appena finita la festa


- Luciana Figini -






sabato 12 gennaio 2013

I wanna rock!


Pronti per una pausa rock ?

Eccovi altri due gruppi superfamosi degli anni settanta, vere macchine da guerra per produrre rock e musica ad altissimo volume.
Il primo gruppo sono i Gran Funk Railroad, uno dei pochi gruppi rock americani di quei tempi, dominati dallo strapotere dei complessi inglesi come gli Who, i Led Zeppelin o i Rolling Stones.
I tre musicicti inanellarono una serie incredibile di successi tra il 1969, anno in cui si formò la band, e il 1976, quando si sciolsero.





Il secondo video è dei Ten Years After, un gruppo rock inglese attivo tra il 1965 ed il 1973, anno in cui il chitarrista Alvin Lee abbandonò la band.
Nel 1969 i Ten Years After parteciparono al festival di Woodstock.
Il pezzo più famoso di quella esperienza fu "I'm going home, nel quale Alvin Lee dimostrò un virtuosismo incredibile, che lo fece diventare una delle leggende del rock di tutti i tempi.

Buona serata e buon rock a tutti e, come al solito, se rock deve essere, ascoltatelo a tutto volume!


 







Se sei triste guarda il Cielo



Shibata Toyo


Mi piacciono le storie delle persone, quelle che ti fanno dimenticare i titoli dei giornali e le difficoltà di tutti i giorni, quelle che ti danno speranza e ti riempiono il cuore.
Io sono convinta che la maggior parte delle storie al mondo sono simili a quella che sto per raccontare, ma per i giornali spesso non esistono.
Siamo condannati a leggere solo le brutture e le notizie negative.
Che bello sarebbe se esistesse un giornale, uno solo, interamante dedicato alle cose belle ed alle persone formidabili che, in tutti i paesi del mondo, ispirano e sono di esempio per molta gente.

" Se sei triste guarda il Cielo" è la prima raccolta di poesie composte da Shibata Toyo , una poetessa giapponese nata nel 1911.
Nonostante l'età, nonostante tutti i problemi , Shibata possiede una sensibilità freschissima : un'anima giovanissima e pura dentro un corpo anziano.
Il suo libro può essere letto anche dalle persone che non amano la poesia, perchè parla a tutti noi e ci fa capire che, come dice lei, "La Vita può cominciare quando meno te lo aspetti".



Mi sciolgo

L'acqua calda
versata
dal bricco 
è simile a parole soavi

Le zollette di zucchero
del mio cuore
nella tazza 
teneramente 
si sciolgono






Io 

Da quando ho superato i novant'anni 
e ho iniziato a scrivere poesie,
ogni giorno
è degno di essere vissuto.
Per quanto sia ridotta 
a pelle e ossa
sono ancora in grado
di leggere nel cuore delle persone,
di percepire con chiarezza
il mormorio del vento
e di conversare con scioltezza.
"E' davvero in forma!"
mi dicono tutti
per farmi un complimento
e questo mi rende felice
e mi permette
di andare avanti.


Quando Shibata cominciò ad invecchiare cominciò a soffrire di forti mal di schiena, che le impedivano di dedicarsi al suo passatempo preferito, la danza tradizionale.
Così il figlio untrasessantenne, che la va a trovare con la moglie ogni settimana, le suggerì di impiegare il tempo componendo poesie.
Allora Shibata iniziò a comporre durante la notte, quando la badante tornava a casa e lei rimaneva da sola.

Come molte persone della sua età ha passato tanti brutti momenti durante la sua vita ed ancora oggi ricorda in modo nitido le tragedie della guerra, ma possiede una forza d'animo, una lievità ed una sensibilità tali che le permettono di godere ancora di ogni signolo momento della vita, perchè, come dice lei: " Si può amare anche a novantotto anni! Vorrei anche sognare! E salire su una nuvola!"


Felicità

Questa mattina
l'infermiere mi ha aiutato
a entrare nella vasca da bagno.
Mio figlio
è guarito dal raffreddore
e con lui
ho mangiato il curry.
Mia nuora
mi ha accompagnato dal dentista
Quanti giorni felici
si sono susseguiti!

Risplendo
nello specchietto da borsa.


 
 

giovedì 3 gennaio 2013

Sky Silk


She runs and runs
down the forest
a primordial forest
belonging to all of us
because she is me
and you
and all of us
she’s the power
of dreams and fantasy

She runs and runs
and all around her
flower petals
autumn leaves
soft snow
keep falling and falling
because she’s the weather
she’s got the power
of all seasons

She sings and sings
and her voice
is the voice
of thousand angels
Everything stops
when she sings
everyone looks at her
and cries with emotion
and joy

Her hair is gold and silver
and diamonds and crystals
her heart is a ruby fountain
harmony, joy, sweetness
come out from this heart…



if we could only remember
if we could only find our soul

then we could see…

the gold,the diamonds,the petals
that we all keep in our hearts…

- Luciana Figini -

(2002 -scritta ascoltando l’album “Dream Catcher” dei Secret Garden)








mercoledì 2 gennaio 2013

Chi sono?

 
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola , ben strana,
la penna dell'anima mia:
FOLLIA.

Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore 
la tavolozza dell'anima mia:
MALINCONIA.

Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota 
nella tastiera dell'anima mia:
NOSTALGIA

Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.

Chi sono ?
Il saltimbanco dell'anima mia 

- Aldo Palazzeschi -







 

martedì 1 gennaio 2013

Grazie!

Un anno di blog: più di 6000 contatti!
Grazie a tutti!
Spero di continuare a interessarvi, farvi pensare, farvi viaggiare con la mente, intrattenervi, incuriosirvi.
Io continuerò a scrivere, perchè scrivere per me è come respirare, continuerò a cercare nelle pagine dei miei autori preferiti per condividere con voi il loro mondo e continuerò ad ascoltare musica, a parlare di musica e a trasmettervi la gioia di ascoltarla.
Di nuovo buon anno a tutti!






Il mio Ricordo di Giorgio Gaber


Per Natale mi hanno regalato una compilation di canzoni di Giorgio Gaber: 50 brani , dagli esordi fino al 2002, reinterpretati da cantanti odierni, con risultati a volte un pò deludenti, ma spesso sorprendenti, come "Un'Idea ",cantata da Enrico Ruggeri:





Sono già dieci anni che Gaber è morto, esattamente il primo Gennaio 2003.
E' sempre stato un personaggio anarchico e diretto, uno che "dava fastidio", che sollevava polemiche, che faceva incazzare le persone.
Non ha mai seguito nessuno schema: da cane sciolto convinto ha sempre e solo portato avanti le proprie idee, anche le più qualunquiste, anche le più scomode.



 

Lui era capace di dare fastidio, di suscitare malumori e poi subito dopo di esaltare le coscienze.
Prendere o lasciare, era così: se lo ascoltavi dovevi essere disposto anche a sorbirti le sue prediche, le sue punzecchiature, le sue uscite improvvise, le sue critiche taglienti, il suo cinismo, le sue esternazioni scomode o , spesso, insopportabili.






Di lui ho un ricordo che risale al 1975.
Festa del Movimento Studestesco all' Università Statale di Milano, se non mi sbaglio per celebrare il Trentennale della Liberazione d'Italia.
Uno dopo l'altro salgono sul palco i nomi della musica "alternativa" di allora: i fratelli Ciarchi, Gaslini, Ivan della Mea, la Marini.
E poi arriva lui, il più atteso.
Sale sul palco, prende in mano il microfono e, prima di cominciare, dice a chiare lettere che lui non è del Movimento Studentesco e non ne condivide le idee.
Boato da parte del pubblico, costituito appunto per il 90% da appartenenti al Movimento Studentesco.
Gaber non demorde e rincara la dose sottolinando che lui è lì per celebrare i partigiani e non per supportare l'estrema sinistra.
In qualche modo poi ha cominciato il suo spettacolo, ma i mormorii di disapprovazione non si sono mai placati per tutto il tempo.

 



Qualunquista? Cane sciolto? Anarchico? Cinico?
Sì, è vero, era tutto questo, ma era una persona che pensava con la propria testa.
Merce rara oggi, purtroppo, ma necessaria, assolutamente necessaria.
Ne avremmo bisogno tutti oggi di un altro Giorgio Gaber: ci aiuterebbe a svuotare la mente da tutti i pregiudizi e da tutti i condizionamenti che abbiamo accumulato in questi anni!