lunedì 12 ottobre 2015

Dreams




Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d’essere niente.
A parte questo,
ho in me tutti i sogni del mondo.
 
-Fernando Pessoa-




...eccomi ancora, vedo la visione di cristallo
e tengo le mie visioni per me stessa
Sono solo io che voglio avvolgermi attorno ai tuoi sogni?
Hai qualche sogno che vorresti vendere?
Sogni di solitudine, come un battito di cuore che ti fa impazzire
nell’immobilità del ricordo
di cio’ che avevi, e di cio’ che hai perso
di cio’ che avevi, e di cio’ che hai perso... 

( da "Dreams" dei Fleetwood Mac )

martedì 6 ottobre 2015

Tempo di Giostre

Era un classico dell'autunno: la disperazione alla fine delle vacanze, l'angoscia di ricominciare un altro anno scolastico al liceo.
Aggiungi il fatto che la scuola era a Milano e ti toccava alzarti tutte le mattine alle 6 e la disperazione era al massimo.
Poi un giorno - verso fine settembre - ( allora la scuola cominciava il primo di ottobre, ricordate? ) prendevi il treno e portavi i tuoi libri usati da vendere davanti alla scuola.
Rivedevi le tue compagne ( Liceo Linguistico Manzoni - solo femminile ! ), riattraversavi i Giardini pubblici di Milano in tutto il loro splendore autunnale, ti fermavi con un'amica a prendere un gelato in piazza Cavour...
E allora la disperazione piano piano lasciava spazio all'amicizia, al gossip sugli amorazzi estivi, alle risate tra compagne di classe, alle aspettative sul nuovo anno scolastico.
E poi c'erano le giostre: ultimi sprazzi di divertimento estivo, consolazione per i poveri scolari prima del'inizio della scuola.
A settembre a Palazzolo, poi a Desio, Cesano e infine a Varedo verso la metà di ottobre.
Un'orgia di zucchero filato e autoscontri a cui non si poteva in alcun modo rinunciare.
Ricordo che una volta avevo una sfilza di regole di latino da studiare e nessuna voglia di rinunciare alle giostre della festa di Varedo.
Soluzione: passare tutta la domenica ad andare sulle giostre e buona parte della domenica notte a studiare latino. Ovviamente il giorno dopo ero fresca come una rosa...




Sugli autoscontri e ai bordi della pista degli autoscontri si consumavano i migliori riti di " acchiappamento ".
I ragazzi ti pagavano spesso le corse, i proprietari degli autoscontri ti davano spesso dei gettoni gratis per attirare sempre più ragazze, le quali avrebbero attratto sempre più ragazzi, che avrebbero pagato le corse alle ragazze ecc. ecc.
Per quel che riguarda il "cuccaggio" le piste di autoscontri erano le uniche che riuscissero a vincere la competizione con le discoteche, anche perchè in discoteca se eri piccola non ci andavi, ma alle giostre ci andava chiunque.
Il piacere di scontrarsi con l'auto di qualche bel ragazzo è uno dei più vividi ricordi della mia prima adolescenza.
Poi ovviamente non ci combinavi proprio nulla: troppo piccola tu, troppo imbranato lui, ma tutto il rituale era davvero emozionante.




Le "catene",dette anche "calcinculo": ci sono salita una sola volta in vita mia, avrò avuto tredici anni.
Una sensazione di malessere e la voglia di scendere subito; poi un cretino si è agganciato dietro al mio seggiolino ed ha cominciato a farmi volare per aria come un pupazzo.
Risultato: urla a tutto spiano, maledizioni contro il cretino ed una bella vomitata all'arrivo.
Basta, non ne ho voluto più sapere, al massimo salivo sui "dischi volanti".
L'altezza e la velocità mi hanno sempre fatto paura: quando portavamo Annalisa piccola sul Bruco lei rideva a crepapelle mentre io mi sentivo un pò - come dire - a disagio.





Ah, sì , la colonna sonora delle giostre: banale , pacchiana e scontata, ma quanto adatta a quelle domeniche  "lunatiche", come direbbe il buon Vasco!
Provate ad ascoltare "Yellow River" o "Tweedle dee Tweedle dum" ad occhi chiusi; magari riuscite a ricordare ancora l'atmosfera di quei tempi!
E, a proposito, varedesi, buona festa di Varedo!




sabato 3 ottobre 2015

C'è un albero dentro di me


C'è un albero dentro di me
trapiantato dal sole
le sue foglie oscillano come pesci di fuoco
le sue foglie cantano come usignoli

è un pezzo che i viaggiatori sono discesi
dai razzi sul pianeta ch'è in me
parlano una lingua che ho udito in sogno
non ordini non vanterie non preghiere

in me c'è una strada bianca
le formiche passano coi semi di grano
i camion passano col chiasso delle feste
ma il carro funebre - è proibito - non può passare

in me il tempo rimane
come una rosa rossa odorosa
che oggi sia venerdì domani sabato
che il più di me sia passato

che resti il meno
non importa...

- Nazim Hikmet -

  

( ...dedicata a me e a tutti quelli che tengono dentro di sè una rosa rossa odorosa nonostante il passare del tempo... )
 






sabato 12 settembre 2015

Il Cuore delle Donne

Qualche settimana fa ho visitato " La grande Madre" a Palazzo Reale a Milano, una  mostra sul potere creativo della donna nell'arte e non solo.
E' un piccolo viaggio dentro il cuore delle donne, dentro spazi ed emozioni che noi tutte conosciamo, in modo razionale o istintivo.
Potete trovare informazioni precise riguardo a questa mostra su Internet; io mi limiterò ad esprimere le mie emozioni e le mie riflessioni di fronte ad alcune opere e testimonianze all'interno di questo evento.



Marisa Merz - Senza Titolo



L'opera di Marisa Merz è una piccolissima fontana, che scaturisce da una specie di piccolo rottame metallico piegato in modo da contenere l'acqua che esce.
Mi emoziona l'idea della sorgente, dell'acqua che riesce comunque a scaturire, anche dai rottami, anche dalle situazioni più difficili. Ecco quello che mi ricorda " Senza Titolo" di Marisa Merz, la potenza delle donne, la loro capacità di dare, anche nei momenti più duri.

 

Sarah Lucas - Mumum


Una giovane donna parla nel suo blog della decisione sofferta di lasciare il lavoro per curare i tre figli: sofferenza, dubbi, rimpianto per avere lasciato un lavoro importante, senso di colpa per tutti i sacrifici che i genitori avevano fatto per farla studiare.
La giovane donna racconta tutto questo quasi chiedendo aiuto a chi legge: " Ho fatto la scelta giusta?" - sembra chiedere.
Io non so se lei abbia fatto la scelta giusta; molto probabilmente, quando i figli saranno cresciuti, rimpiangerà di avere lasciato un lavoro prestigioso e ben pagato, ma la domanda a mio parere è un'altra:
- Quale uomo lascerebbe il proprio lavoro per curare i figli?-
La risposta a questa domanda datela voi, anche se secondo me è scontata, ma la decisione della giovane donna, condivisibile o meno, ci mostra un aspetto della grandezza delle donne, disposte a tutto per i propri figli, ma ci mostra anche la ristrettezza mentale e lo squallore culturale di una società che è ancora contro le donne e che le obbliga a scelte ingiuste.
Dedico l'opera " Mumum " di Sarah Lucas proprio a questa coraggiosa giovane donna: questa specie di sedia a dondolo fatta di calze riempite di morbida bambagia assomiglia proprio a lei, che si è trasformata in nido accogliente e caldo per i propri figli.


Frida Kahlo - La Cerva ferita




Adoro Frida Kahlo, anche se i suoi quadri, per la maggior parte delle volte, mostrano il dolore, fisico e morale, che ha pervaso quasi tutta la sua vita.
Il suo coraggio, la sua passione ed il suo senso di indipendenza e libertà personale, sono dei piccoli fari che ha acceso per tutte noi.
La cerva del quadro riprodotto qui è trafitta da innumerevoli frecce, ma non si ferma e continua a galoppare nel bosco, forse una rappresentazione di quei boschi misteriosi che sono dentro il cuore di ogni donna.
Quante di noi si riconoscono in questa cerva che continua a correre nonostante le frecce?



Louise Bourgeois - Femme


La gravidanza e il parto sono tra i momenti più misteriosi nella vita di una donna: qualcuno cresce dentro di noi e questo è esaltante, ma allo stesso tempo inquietante.
Durante la gravidanza gli stati d'animo sono molteplici: si passa dalla assoluta depressione all'entusiasmo, dalla quiete notturna, durante la quale accarezziamo la nostra pancia e fantastichiamo sull'esserino che si sta formando, alla paura del parto, del dolore fisico e di tutto quello che il futuro ci riserverà.
Poi arriva il parto, dolore assoluto e insostenibile e la nascita - miracolo che nasce dal sangue-  e allora ci sentiamo di colpo vuote ma esaltate da questo meteorite che ci è caduto addosso e che si chiama figlio o figlia.
Sappiamo tutte che da questo momento la vita non sarà mai più la stessa...
Louise Bourges ( che potete trovare anche nel mio vecchio post " Omaggio alle Streghe " del 23 Dicembre 2012 ) esprime con grande chiarezza ed in modo impressionante il dolore legato alla gravidanza, mentre nel quadro che segue Dalì sembra avere perfettamente compreso l'esaltazione e la magia di avere tra le braccia un esserino che diventa tutto il nostro mondo.
Dolore e bellezza della nascita, evento magico che la società tende purtroppo troppo spesso a banalizzare...




Salvador Dalì - Baby Map of the World


L'opera che segue è una di quelle che ti provocano reazioni contrastanti: una serie di carrozzine e passeggini usati, molti sporchissimi e probabilmente usati anche da qualche senza tetto per trasportare le sue povere cose, tutti messi in sequenza uno vicino all'altro.
In mezzo, a formare una specie di sentiero, dei vecchi idranti usati dai pompieri.
Chiedersi razionalmente cosa significhi questa "opera d'arte" e se, appunto, sia da considerare un'opera d'arte o semplice spazzatura, non ha senso.
Come molte opere di arte moderna ci richiede solo di sperimentarla, di immergerci e lasciarci andare.
Passeggiare in mezzo a queste carrozzine malandate provoca tante sensazioni, ma soprattutto provoca tristezza e smarrimento.
Vengono in mente i clochard, i profughi in fuga con i loro bambini e quando si smette di pensare il senso di angoscia ti attanaglia e non sai perchè...
Io l'arte moderna la conosco poco e spesso mi mette in difficoltà, ma se un artista è capace di provocarti il mal di stomaco e qualche ripensamento va sicuramente apprezzato.



Nari Ward - Amazing Grace


Il femminismo, finalmente!
Un'intera ala della mostra a Palazzo Reale è dedicato al femminismo, italiano e straniero.
E qui mi riconosco interamente, questo è un ambito che mi appartiene e che sempre mi apparterrà.
Dal punto di vista politico ho spesso le idee confuse e ammetto di non capire sempre gli eventi del mondo, ma le idee femministe solo lì, in un angolo del mio cuore e non si muovono.
Dai tempi in cui andavo in piazza a manifestare queste idee hanno sempre fatto parte di me, ma non solo dal punto di vista mentale, anche dal punto di vista della pancia.
E' nella pancia che troviamo noi stessi, quello che davvero siamo e che niente può cambiare.




Barbara Kruger - Your Body is a Battleground


Ed ecco le opere d'arte delle grandi artiste femministe, i video ed i posters del movimento di liberazione italiano e mondiale, le foto delle donne che negli anni sessanta e settanta si ribellarono ad una società maschilista che le opprimeva e le rendeva schiave.
Oggi siamo più libere?
Questa è un'altra di quelle domande a cui non so rispondere e alla quale ho spesso tentato di rispondere (vedi post precedente  "Aria cupa" del 21 Febbraio 2013).
Da una parte sembra che le donne abbiano conquistato spazio e libertà personale, dall'altra vedo a scuola la fragilità di queste ragazzine legate all'idea di immagine e bellezza esteriore e sui giornali leggo  le notizie quasi quotidiane di violenza sulle donne.
Forse un pò di sano femminismo un pò intollerante servirebbe anche oggi!


Ketty La Rocca - Senza Titolo


E per finire questo piccolo viaggio un video che mi ha fatto ridere di cuore.
"Semiotics of the Kitchen" di Martha Rosler è un breve video del 1975 ed è una critica divertente contro la mentalità dell'epoca, che vedeva la donna relegata in casa e in cucina.
Le tre famose k tedesche - Kinder, Kueche, Kirche ( bambini, cucina, chiesa ) erano gli ambiti in cui le donne erano relegate in passato.
La protagonista del video si ribella a modo suo contro questa mentalità.
A me fa ridere anche perchè mi sembra la parodia di tante trasmissioni di cucina oggi così famose e che mi hanno sinceramente rotto le scatole!







venerdì 4 settembre 2015

Senza Parole





Chiuso
in una bomboniera di dolore
come un piccolo confetto amaro
mi riscaldo
nella mia coperta
di finissimo tulle

Ad ogni passo
come una monetina
risuono
nelle tasche del mio destino

- Luciana Figini - 
( dedicata al piccolo Aylan )






È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore.
Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione.
Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ci ucciderà, partecipo al dolore di migliaia di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno la pace e la serenità.


Anna Frank - Diario

 

sabato 29 agosto 2015

Poems and Pictures - 7



Remedios Varo: " Papilla estellar " ( Pappa stellare ) - Particolare



Questo mi toccava
tutti i giorni
nutrire
la mia luna prigioniera
con la polvere di stelle 
che 
finemente
macinavo durante la notte.

Polvere di poesia
fine argento 
misto a platino brillante

La luna diceva di gradire
questo nutrimento stellare
e che non disdegnava
ogni tanto 
anche un pizzico 
di polvere di sogno

Una sera
sono andata a trovarla
ma la gabbia era aperta

Niente più luna prigioniera
solo un biglietto:

" Grazie del cibo luminoso
che mi hai regalato ogni giorno
con l'argento ed il platino delle stelle
mi sono costruita una chiave fatata
ed attraverso i tuoi sogni mi sono liberata. "

Io sono felice 
di questa fuga improvvisa
e la immagino
cavalcare le nuvole di sera
libera
...ma allora perchè già mi manca
e non vedo l'ora di catturarla di nuovo?
 

- Luciana Figini -

lunedì 24 agosto 2015

Un Sogno gotico

Ero in ritardo, terribilmente in ritardo: dovevo prendere assolutamente quel treno, ma mi ero attardata troppo in centro a fare compere e a gironzolare senza meta.
Adesso dovevo correre.
Ero scesa dal tram e mi ero avviata alla stazione a passi decisi; faceva caldo, anche se era sera inoltrata.
Guardai l'orologio: le 19,30 - era tardissimo !
C'era un bel pezzo di strada dalla fermata del tram alla stazione e, mentre mi affrettavo a grandi passi, già pensavo alla strigliata che mi avrebbe dato mia madre nel vedermi rientrare così tardi.

Che strana sensazione: mi pareva che il pezzo di strada fino alla stazione fosse più lungo del solito...
Le luci dei negozi e dei bar si andavano spegnendo a poco a poco ( già a quest'ora? ) e centinaia di persone si affrettavano verso casa.
Non riuscivo a vederle in viso: chi aveva un cappello che gli copriva la faccia, chi andava troppo in fretta per riuscire ad osservarlo, chi ( ma era un pensiero assurdo ) sembrare voltare deliberatamente la faccia dall'altra parte appena mi incrociava.

In meno di dieci minuti tutto era vuoto e silenzio.
Ed io non ero ancora arrivata alla stazione.
Ma quando finiva questa strada?

Improvvisamente cominciò a fare freddo, come se fosse arrivato già l'autunno.
I sandali mi facevano male ai piedi.
Iniziò a piovere, leggermente.
In pochi minuti mi ritrovai initirizzita e completamente bagnata da capo a piedi.
La fibbia di un sandalo si era rotta e, del resto, non riuscivo più a portarli.
Così me li tolsi e li tenni in mano.
Cominciai a camminare scalza nell'acqua e nel fango.

Finalmente da lontano vidi le luci della stazione; mi scappò l'occhio sull'orologio del piazzale antistante: le dieci!
Pazzesco, non poteva essere!
Era da due ore e mezzo ore che camminavo!
Ma come era potuto succedere?
Mi lasciai andare, esausta, su di una panchina: l'ultimo treno partiva tra un quarto d'ora, potevo riposare un pò.  

Notai che nella stazione non c'era anima viva: solo io.
Anche le biglietterie erano già chiuse da un pezzo.
Neppure un bar dove poter bere qualcosa di caldo, qualcosa che mi rincuorasse...ma che diavolo stava succedendo?
Guardai il tabellone degli orari: annunciava il mio treno.
Sospirai e mi rialzai faticosamente: almeno quello lo avrei preso sicuramente.

Mentre mi avviavo al binario notai una strana figura che si aggirava nella stazione: un tipo alto, dinoccolato, vestito di rosso, capelli neri, valigetta e viso pallidissimo, quasi bianco.
Mi avvicinai per chiedergli conferma del binario, ma improvvisamente il tipo sparì, senza neppure darmi il tempo di rivolgergli la parola.
Riapparve dieto di me, sogghignando divertito.
mi fissò in viso e scomparve di nuovo.

Ero confusa ed incapace di reagire: avevo la netta sensazione di conoscerlo...
Riapparve vicino al chiosco dei giornali e mi fece un cenno perchè lo seguissi.
Non so perchè lo feci, ma gli andai dietro.
Il tipo continuava a sghignazzare e prendersi gioco di me, sparendo e riapparendo continuamente.
Era chiaro che, alla sua maniera, mi stava accompagnando al treno.

La stazione era umida e sporca ed un vento freddo soffiava tra i treni in attesa.
Ero sconcertata eppure stranamente attratta da quel tipo bislacco.

Non feci in tempo a continuare nelle mie meditazioni: un urlo spaventoso, proveniente dall'ingresso della stazione, mi gelò.
Mi affrettai verso il treno, correndo.
L'urlo si ripetè, molto vicino.
Qualunque cosa fosse sentivo che stava inseguendo proprio me.
Inciampai in qualcosa, mi rialzai facendo cadere parte dei pacchetti che avevo con me.

Dovevo correre.

Raggiunsi finalmente il treno: il tipo bislacco era sparito e l'urlo era cessato.
Ero sporca, stracciata e piangente di paura...
Mi rincuorai un pò vedendo che il treno era pieno: qualcuno mi avrebbe aiutato.
( Ma come mai la stazione era vuota ed il treno era pieno? )
Osservai i passeggeri affacciati ad un finestrino...e all'improvviso capii...

Erano immobili, come immobili erano tutte le altre persone sedute nei vari vagoni.
Tutti bianchi in viso, apparentemente sereni...sereni nella loro quiete eterna!
Mi sembrava di impazzire: urlai, urlai come una pazza.
Dov'ero? Chi ero? Cosa mi era successo?

La risposta alle mie domande venne quasi subito, quando, voltandomi di nuovo verso un finestrino MI VIDI, affacciata, immobile, con una sigaretta in mano e lo sguardo fisso nel vuoto...

- Luciana Figini - ( scritto probabilmente verso la metà degli anni 70 )






Fare l'Eremita

L'estate è quasi finita.
Verso la fine di luglio abbiamo fatto un bellissimo viaggetto in Sardegna; agli inizi di agosto siamo andati all'Expo, al lago d'Orta a trovare degli amici e abbiamo fatto qualche altro giretto nei dintorni
Da metà agosto invece, mentre marito e figlia erano all'isola di Ponza, ho passato un breve periodo a casa da sola, con l'unica incombenza ( del resto graditissima ) di andare a trovare la mamma almeno una volta al giorno.
Annalisa e Sandro ritrovano se stessi all'isola natia, io ritrovo me stessa nella perfetta solitudine della Brianza svuotata di gente.
All'occorrenza madre e sorella sono al piano di sotto, ma per la maggior parte del tempo preferisco trascorrere questi brevissimi periodi dell'anno in perfetta solitudine.






C'è una frase in un libro che ho letto molti anni fa ( Il Senso di Smilla per la Neve) che dice:

" Per me la solitudine è come per altri la benedizione della chiesa. E’ la luce della grazia. Non chiudo mai la porta alle mie spalle senza la coscienza di compiere un gesto misericordioso nei miei confronti."

Il libro in sè non mi era piaciuto molto, ma il concetto espresso in questa frase si adatta perfettamente a me. Appena posso faccio l'eremita: dormo, leggo, scrivo, vedo quantità spropositate di film, telefilm e documentari, ascolto musica e, soprattutto, curo i miei fiori e le mie piante.

Lascio volentieri a mio marito e mia figlia la vita sociale ed il cazzeggio all'Isola di Ponza: io mi rifugio in me stessa ed allora è come una piccola catarsi, una purificazione interiore.
In questi giorni ho assistito con emozione alla fioritura degli astri, dopo un'estate catastrofica che ha bruciato le mie fioriere, ho rivisto film strepitosi come " Volver ", ho scoperto una grande scrittrice, Vanna de Angelis, ho conosciuto la musica di Havasi ( vedi mio post precedente ), ho passato intere sere a seguire il sole che tramonta dietro le vecchie ciminiere della Snia, ho scritto qualcosa, ho ripensato a mille altre cose, ho cazzeggiato col computer, ho fatto indigestione di "Bones", "Perception" e "Medium"...e ho dormito un sacco!






Quando si evita a ogni costo di ritrovarsi soli, si rinuncia all’opportunità di provare la solitudine: quel sublime stato in cui è possibile raccogliere le proprie idee, meditare, riflettere, creare e, in ultima analisi, dare senso e sostanza alla comunicazione
- Zygmunt Bauman -


 E' proprio durante una di queste giornate solitarie che sono andata a ritrovare alcuni miei raccontini " gotici " scritti tanti, tanti anni fa e tra i quali ne ho scelto uno.
Sono basati su sogni fatti davvero in passato.
- Ma - mi dico - Che ca.... di sogni facevo quando ero una teenager?
Ettettivamente la storia che segue, se di storia si può parlare, è un pò terrificante, ma anche questo sono ( o ero ) io.
" Abbiamo tutti un blues da piangere " titolavano i Perigeo.
Abbiamo tutti un lato gotico, dico io, siamo tutti un pò Jekyll e Hyde.
Al prossimo post: un sogno terrificante che risale ai tempi in cui fumavo come una ciminiera e prendevo il treno tutti i giorni.
Giusto per divertirsi e spaventarsi un pò...





- Testo e foto di Luciana Figini -

venerdì 21 agosto 2015

Estasi



Talvolta
i miei sensi miopi
e limitati
si affinano
improvvisamente
come toccati
da una bacchetta magica

Ed allora
percepisco chiaramente
l'estasi del pioppo
accarezzato
e poi travolto
dal vento di tempesta

il girotondo impazzito
delle rondini
e dei corvi
che si lasciano trasportare
senza opporre resistenza
in questo cielo plumbeo
che ha già
il profumo della pioggia

- Luciana Figini -













giovedì 20 agosto 2015

Divenire



Per gli uomini non esiste nessunissimo dovere, tranne uno:
cercare se stessi, consolidarsi in sé, procedere a
tentativi per la propria via ovunque essa conduca. 

- Herman Hesse - 






Che cosa dice la tua coscienza?
  « Tu devi diventare colui che sei. » 

- Friedrich Nietzsche -







Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.
 
- Lao Tse -







La logica vi porterà da A a B.
L’immaginazione vi porterà dappertutto.

- Albert Einstein -

 

venerdì 14 agosto 2015

Dalla Sip a Trivago






Sono molto affezionata a questa foto: era l'estate del 1979 e guidavo una 126 usata ( direi usatissima! ) acquistata con i primi stipendi di quegli anni.
A bordo io, Sandro e la nostra tenda: destinazione Francia.
Non so come fosse possibile ma a bordo della 126 avevamo stipato, oltre alla tenda,  i nostri bagagli e l'attrezzatura per cucinare: pentole e pentolini, bicchieri, piatti e posate in plastica, una mini cucina da campo.

Qualche tempo fa mia zia, che allora abitava nella stessa casa dove abitava la mia famiglia, mi confessò di ricordarsi benissimo di quella partenza con quell'auto così minuscola e quel carico immane: sembravamo dei profughi.
Come si girava allora con la tenda? Ovviamente non si prenotava nulla, anche perchè raramente il programma di viaggio era stato organizzato in modo preciso: variazioni e soste inaspettate erano sempre possibili
Questo è il motivo per cui spesso si trovava posto solo in campeggi un pò squalliducci, oppure non si trovava posto per niente e allora si piantava la tenda su di una spiaggia.






La tenda si usava anche quando si viaggiava in gruppo: e allora noi da soli riempivamo mezzo campeggio.
I servizi offerti dai campeggi allora non erano certo di prima classe: in molti campeggi del meridione d'Italia a volte mancava l'acqua, in Jugoslavia o in Grecia potevi trovarti con dei servizi igienici davvero imbarazzanti, per non dire inutilizzabili.
Ma la voglia di stare "On the Road" era tanta, il senso di adattabilità altrettanto e allora vai con le tende, con i treni sempre sporchi e in ritardo oppure con le auto più lente e inaffidabili dell'epoca: le cinquecento, le giardinette, le Dyane, le 126, appunto..
E vai con i campeggi sotto il sole, con il campeggio libero in qualche luogo sperduto della Grecia e con qualche notte passata in spiaggia sotto le stelle per sentire il rumore del mare.






Se avete voglia di leggere ancora qualcosa riguardo a questi ricordi di viaggio vi rimando ai miei post "Sì, viaggiare!" del 28 agosto 2014 e "La lieve Scintilla dei Traffic" del 4 maggio 2013.
Ok, e oltre la tenda?
Durante l'anno uno o due weekend in qualche posto ci scappava: sul lago, a Firenze, a Venezia o in montagna.
Come prenotavamo? Ovviamente non c'era Internet, ma in qualche modo ci si arrangiava.
Sotto la Galleria Vittorio Emanuele di Milano all'epoca c'era la Sip: entravi, facevi la coda, consultavi la guida telefonica che ti interessava ( erano disponibili le guide di tutta Italia ), prendevi nota di qualche alberghetto a buon mercato, telefonavi e la cosa era fatta.






Eccola la Sip di Galleria Vittorio Emanuele: ve la ricordate?
Ora viaggiare è questione di un clic; allora ci voleva tanta santa pazienza.
Con il passare del tempo ed in seguito con  la nascita di mia figlia abbandonammo la tenda ma non la voglia di viaggiare.
Un'estate andammo in Danimarca sostando lungo il tragitto in alcune città tedesche.
Anche in questo caso l'organizzazione era stata piuttosto laboriosa.
Prima andammo all'ufficio viaggi tedesco e danese a raccogliere depliant ed indicazioni.
Dopo avere deciso il tragitto e le soste scrivemmo agli alberghi per prenotare ed aspettammo la conferma.
Ricordo che una pensioncina di Lubecca ci chiese un anticipo che spedimmo con un vaglia postale.
Bisognava cominciare a pensare al viaggio già in inverno per poter prenotare in tempo utile.







E poi venne il fax.
Le cose stavano cambiando velocemente ed il fax era un pò il simbolo di questo cambiamento: potevi mandare una richiesta ed ottenere una risposta in breve tempo.
I primi telefoni cellulari erano già in commercio, ma le chiamate erano costose ed inaffidabili.
Ovviamente quasi nessuno possedeva un fax a casa, ma molti potevano usarlo in ufficio o si prestavano a spedire qualche fax per gli amici, se il controllo del capo non era troppo pressante. Penso si potessero spedire anche in posta, ma non ne sono sicura.
Tramite fax prenotammo la nostra vacanza in Spagna nel 1999.
Ovviamente utilizzavamo anche le agenzie per il turismo ed in effetti alcuni viaggi li prenotammo in questo modo.
Ma nella maggior parte dei casi ci piaceva e ci piace  fare da soli: si è già in viaggio dal momento in cui si comincia a pensare dove andare e a come organizzare il tragitto.
Ora ovviamente è tutto cambiato: un clic e si prenota il volo, un altro clic e si prenota l'albergo o il bed and breakfast.
Meglio così? Sicuramente più veloce e comodo, altrettanto sicuramente meno avventuroso.
Comunque, che sia in tenda o in albergo, in treno o in aereo, con uno zaino o una valigia, al Lago di Como o in America...l'importante è viaggiare!





Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco.           

                                                             -  Josef Koudelka  -



domenica 2 agosto 2015

Il Potere della Passione

Nel marzo del 2014 a Fabio Zaffagnini viene una splendida idea: lui la sa spiegare meglio di me con questo divertente cartone in dialetto romagnolo:




Incredibilmente il progetto si evolve, cresce e dopo poco più di un anno di preparazione, casting e raccolta fondi si arriva ad un risultato spettacolare: i Rocking' 1000, una performance contemporanea di 1000 musicisti tra batteristi,chitarristi, bassisti e cantanti dedicata al gruppo dei Foo Fighters che si è tenuta lo scorso 26 luglio presso il Parco Ippodromo di Cesena.
Un'impresa da Guinness dei primati: eccovi il video!





...è vero che viviamo tempi duri, ma la competenza, la passione e la creatività possono avere ancora un grande spazio e forse aiutare a cambiare un pò le cose.
E poi, come diceva Bob Dylan:

 Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.

Bravo Fabio! Bravissimi tutti i ragazzi! Che spettacolo!!!



giovedì 16 luglio 2015

Dall'Alto


Gli uomini bisogna vederli dall'alto.Spegnevo la luce e mi mettevo alla finestra: essi neppure sospettavano che si potesse osservarli dal disopra. Curano la facciata, qualche volta la parte posteriore, ma tutti i loro effetti son calcolati per spettatori d'un metro e settanta.
Chi ha mai riflettuto sulla forma d'un cappello duro visto da un sesto piano?
Gli uomini dimenticano di difendere le spalle e crani con colori vivi e stoffe vistose, non sanno combattere questo grande nemico dell'umanità: la prospettiva dall'alto.
Mi sporgevo e mi mettevo a ridere: dov'era andato a finire quel famoso " portamento eretto " di cui andavano così orgogliosi?
Erano spiaccicati sul marciapiede e due lunghe gambe mezzo rampicanti uscivano da sotto le loro spalle.
Sul balcone d'un sesto piano: è qui che avrei dovuto passare tutta la vita. Bisogna puntellare le superiorità morali mediante simboli materiali, se no quelle si afflosciano.
Ora, di preciso, qual è la mia superiorità sugli uomini? Nient'altro che una superiorità di posizione: io mi sono piazzato al di sopra dell'umano che è in me e lo contemplo... 

- Jean-Paul Sartre ( da " Il Muro " ) 



venerdì 10 luglio 2015

Antichi Angoli di Brianza


Ho appena terminato il mio lavoro di commissario esterno di maturità presso l'Istituto Agrario di Limbiate.
Quando ho ricevuto la nomina ero un pò scettica: che c'entro io con un Istituto Agrario ?
In effetti, quando ho visto il programma di inglese e ho conosciuto i miei colleghi di commissione lo scetticismo è aumentato: per la maggior parte del tempo questi studenti si impegnano su materie di indirizzo e quindi i programmi vertono per la maggior parte su nozioni di botanica, agricoltura, allevamento degli animali, piantagioni, viticoltura e via dicendo.
Mi ha divertito molto chiedere in inglese brani riguardanti la costruzione di una stalla moderna o la storia della fillossera e mi hanno divertito anche molte delle tesine presentate, su argomenti a me sconosciuti: la pastorizia, la falconeria, la coltivazione dell'uva, il cavallo e altri argomenti simili.



Villa Pusterla-Crivelli


Ma quello che più mi ha incuriosito è il luogo.
L'istituto è posto all'interno della Villa Pusterla-Crivelli di Mombello: appena si entra ci si trova in mezzo a due campi di granoturco.
Poi si prosegue in mezzo ai campi e si parcheggia sotto degli alberelli.
Infine si sale verso l'istituto ( mamma mia, quante scale! ) passando vicino ad un pollaio, ad una serra ed ad una stalla.
In mezzo a tutto questo troneggia la bellissima villa, sede dell'istituto.
Si ha l'impressione di tornare indietro nel tempo, di rivedere la Brianza come era una volta, prima della sua industrializzazione.
Se si è fortunati, nel boschetto adiacente o sui prati dietro la villa, si possono vedere degli asinelli ed un piccolo gregge di pecore "razza brianzola" a spasso sotto il sole o all'ombra degli alberi.







Devo ammetterlo: è stata la mia migliore maturità.
Il contesto e la situazione nella quale ci si trova a lavorare è davvero il sogno di ogni commissario d'esame: temperatura gradevole, data dai muri molto spessi della villa, posto per l'auto all'ombra, tanti alberi e tanto fresco, personale della scuola gentilissimo.
Non è poco, se pensiamo che la regola è quella di lavorare in scuole che sono cubi di cemento, con temperature insopportabili e con parcheggi adiacenti bruciati dal sole tutto il giorno.



Giardino interno della Villa




Villa Pusterla-Crivelli è una villa settecentesca in cui soggiornarono Ferdinando IV di Borbone e Napoleone, che la utilizzò come suo quartier generale.
Nel 1863 venne acquistata dal Comune di Milano che la utilizzò come manicomio fino all'entrata in vigore della legge Basaglia del 1978.  
Oggi ospita appunto l'Istituto Agrario Castiglioni ed una azienda agricola, che cura le serre, i campi e gli animali.






E' davvero un posto incredibile, un piccolo lembo di vecchia Brianza e di storia messo vicino ad uno dei centri commeciali più grandi della zona ( quello di Limbiate ), a ricordarci com'era questa zona una volta.
Il passato ovviamente non è tutto rose e fiori, soprattutto se pensiamo ai lunghi anni del manicomio di Mombello, ma sicuramente luoghi e atmosfere come queste da noi sono ormai rarissime.






  Fotografie di Luciana Figini




lunedì 22 giugno 2015

Alla Deriva in Mari deserti...



Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle

And you sang
Sail to me
Sail to me
Let me enfold you
Here I am
Here I am
Waiting to hold you 
 
Did I dream you dreamed about me?
Were you hare when I was fox?
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks,

For you sing, touch me not, touch me not, come back tomorrow:
O my heart, o my heart shies from the sorrow

I am puzzled as the newborn child
I am troubled at the tide:
Should I stand amid the breakers?
Should I lie with death my bride?
Hear me sing, swim to me, swim to me, let me enfold you
Here I am, here I am, waiting to hold you






Alla deriva in mari deserti
facevo del mio meglio per sorridere
fino a che le tue dita e i tuoi occhi ridenti
non mi hanno attirato verso la tua isola

e tu cantavi:
"Fai vela verso di me
fai vela verso di me
lascia che ti stringa tra le mie braccia
io sono qui
io sono qui
ti sto aspettando per averti"

E' stato un sogno o tu sognavi me?
Eri tu la lepre ed io ero la volpe?
Ora la mia stupida barca sta accostando
innamorati infelici (si sono) infranti suoi tuoi scogli 

perché tu canti "non toccarmi, non toccarmi, ritorna domani"
oh il mio cuore, oh il mio cuore rifugge dal dolore

Sono confuso come un bimbo appena nato
sono turbato di fronte alla marea:
Rimarrò tra quelli che si sono infranti?
Mi stenderò con la morte come mia sposa?

Puoi ascoltarmi cantare: "Nuota verso di me, nuota verso di me, lascia che ti stringa tra le mie braccia
ti sto aspettando per averti"


Testo in inglese e italiano di " Song to a Siren "

( ...perchè ci sono delle sere in cui vuoi solo lasciarti andare e immaginare... )

 

martedì 16 giugno 2015

A Letto

Ieri sera a letto mi ero messo
dalla parte destra
quella che occupa lei
quando è qui

e stamani svegliandomi mi son ritrovato
a sinistra
di dove, nel buio, ascolto insonne talora
il battito possente del suo
esserci

Cosa mi ha indotto dunque durante la notte
ad abbandonare lo spazio del suo grande
corpo assente
se non l’ansia d’essere anche io
niente?

- Giorgio Bassani -




giovedì 11 giugno 2015

La Follia della Burocrazia

Questa è la settimana degli scrutini a scuola: abbiamo il registro elettronico, abbiamo i verbali on line, le pagelle on line ecc...
Teoricamente tutto dovrebbe essere più veloce, no ?
E invece no!
Faccio un breve confronto:

Quando ho iniziato ad insegnare, verso la fine degli anni ottanta, non esistevano computer nelle scuole e gli scrutini si svolgevano come segue:
- Il preside/la preside presentava il tabellone dei voti proposti che noi insegnanti avevamo compilato il giorno prima
- Ne dava una fotocopia a docente, dopo seguiva la discussione su ogni studente ( questa fase, allora e oggi, era ed  è sempre, ovviamente, la più importante )
- Dopo ampie discussioni ( ho provato a finire degli scrutini alle dieci di sera, quest'anno uno dei miei scrutini è finito alle nove e mezza di sera ) si decidevano i voti definitivi, si decideva chi era bocciato, promosso, rimandato. FINE
- L'unica grande rottura di scatole era la compilazione delle pagelle ( a mano ) e del verbale ( a mano ). Il verbale era comunque molto breve e agevole.

Situazione ordierna:
- Ogni insegnante mette la propria proposta di voto direttamente a computer
- Segue la discussione come sopra
- Dopo la discussione e la decisione riguardante i voti segue tutto questo:

1) Compilazione di un giudizio ad hoc, molto dettagliato, per i ragazzi non ammessi alla classe successiva - no, non si usa più dire " bocciati.
2) Per i ragazzi con la sospensione del giudizio ( gli antichi " rimandati " ) e per i non ammessi: controllo delle "strategie messe in atto per il recupero degli studenti"- in pratica: cosa abbiamo fatto NOI INSEGNANTI per cercare di recuperarli? Corsi di recupero? Recupero in itinere? Sportello Help? Compiti in più?
Tutto questo ovviamente serve in caso di ricorso - con la crisi odierna i ricorsi, che sono piuttosto cari, sono diminuiti, ma negli anni scorsi erano numerosi.
3) Per le classi seconde: compilazione delle " Certificazioni delle competenze". Non sto qui a tediarvi per cercare di farvi capire questo arcano: in parole spicciole, visto che l'obbligo scolastico ora termina alla fine del secondo anno di scuola superiore, bisogna compilare questo documento che attesta l'assolvimento dell'obbligo scolastico.
4) Per i promossi dalla terza superiore alla quinta: attestazione dei crediti - in pratica sono quelle attività che lo studente ha fatto per mezzo della scuola ( ad esempio alternanza scuola mondo del lavoo ) o fuori dalla scuola ( ad esempio sport agonistico ) e che possono concorrere al credito finale dello studente.
5) Compilazione da parte del coordinatore della relazione finale della propria classe ( giudizio, profilo della classe, iniziative dell'anno, metodi didattici usati, numero delle verifiche, ecc. ecc...) Per le quinte classi: compilazione del documento di classe, che è in pratica la presentazione della classe alla commissione di maturità.
6) Compilazione del verbale da parte del coordinatore (praticamente ognuno di noi è coordinatore di classe)
7) Compilazione dell'elenco dei sospesi, dell'elenco degli studenti che faranno il corso di recupero e di chi farà lo studio individuale
8) Raccolta dei compiti da dare per l'estate a chi ha la sospensione del giudizio
9) Preparazione delle verifiche per chi ha la sospensione del giudizio
10) Firme, firme, firme, firme...

...e ci sarebbe molto altro, ma sono sicura di avervi già rotto le scatole per bene!!
Insomma, la comodità e la velocità data dai computer è stata COMPLETAMENTE annullata da tutte queste novità, da tutto questo attestare e dichiarare, sottolineare e compilare, giustificare e ... impazzire!





...forse è meglio che torniate al post precedente e vi ascoltiate le canzoni del grande Benjamin Clementine...



sabato 6 giugno 2015

Una Storia bellissima




Benjamin Clementine


Benjamin Clementine l'ho ascoltato per la prima volta durante una puntata di X Factor (...ebbene sì, anch'io lo guardo) .
Era ospite alla serata e la sua voce mi ha subito colpito nel cuore.
Lo capisci quando qualcosa o qualcuno è autentico, vero, genuino.
Diciamoci la verità: guardare X Factor è un passatempo, è un modo per svuotare la mente e rilassarsi.
Ma da X Factor, a parte Marco Mengoni, non è mai uscito un vero talento e per vero talento intendo un cantante che ti parla, che comunica con te, che ti regala una voce fuori dal comune, che ti racconta delle storie, che ti emoziona con la sua musica.
Benjamin è uno di qesti: è genuino, è se stesso, ha una voce incredibile ed una storia pazzesca da raccontare, una storia che è quasi una favola.
Leggetela qui sotto, da La Repubblica- spettacoli del  23 gennaio 2015:

Non c’era posto per musica e poesia a Edmonton, la banlieue londinese in cui Benjamin Clementine è nato e cresciuto. L'unico consiglio che suo fratello maggiore riuscì a dargli, quando finalmente capì che il ragazzo era più interessato ai libri che al pub, fu: "Leggiti un dizionario". E lui lo fece. 
"L’ho mandato a memoria ma non mi basta, ne sto scrivendo uno mio", esordisce l’artista anglo-ghanese che da sei anni vive a Parigi, in fuga dalla propria timidezza, dalla fragilità, dall’incertezza, dall’indifferenza e dal mare di guai in cui quella periferia l'avrebbe affogato, in rotta di collisione già dalle elementari, quando rubò una tastiera giocattolo a una compagna di classe pur di avere uno strumento che accompagnasse le sue rime precoci.
 A Parigi l'hanno scoperto, gli hanno proposto un contratto discografico, l’hanno riconosciuto come artista.

"Se solo Nina Simone fosse stato un uomo...", ha mormorato Paul McCartney durante uno spettacolo televisivo inglese in cui erano ospiti entrambi. E ora? 
"Ora sono più insicuro di prima. Non riesco neanche ad abbordare una ragazza. Riesco solo ad alzarmi dal letto e cantare le mie canzoni», mormora il ragazzone alto quasi due metri, una nuvola di capelli afro, la sciarpa rossa dello chansonnier che avrebbe fatto colpo su Toulouse-Lautrec. A diciannove anni Benjamin, innamorato di William Blake e Erik Satie, lascia Londra e vola a Parigi. Non ha altra casa che la strada, altra risorsa che la chitarra.
Clochard, alloggi improvvisati, ostelli, e per palcoscenico angoli di strada; poi l’upgrade alla Linea Due del Metrò, un sollievo suonare al caldo per un pubblico che sembra apprezzarlo.
Le sue esibizioni, disturbate dal sibilo delle porte automatiche, finiscono su YouTube. 
Il passo successivo sono i club, dove dà sfoggio di una esuberante libertà espressiva esibendosi con un'energia che a molti ricorda Screamin' Jay Hawkins. Da noi approda la prima volta come supporter del tour di Stromae, l’artista belga che come tutti ha una sola parola per definire il potere del giovane performer: "choc!". 






Leggendo della timidezza estrema di Benjamine capisco il motivo per il quale, durante l'esibizione a X Factor, non è stato intervistato: un pezzo e poi via, subito sparito dietro le quinte.
E' una persona schiva, uno sconfitto che non si è ancora reso conto della propria incredibile bravura.
Non c'è niente da fare: l'arte, quella vera, viene quasi sempre dalla strada, dal dolore e dalla sconfitta.
Ce lo insegnano Van Gogh e Franz Kafka, Fabrizio de Andrè e Demetrio Stratos.
A X Factor potremo continuare a vedere e sentire i cloni di Adele o di Ed Sheeran, magari prima o poi verrà fuori un altro Marco Mengoni od un'altra Emilie Sandè, ma la musica, quella vera, quella che ti fa emozionare, è altra cosa....

" ... io, Benjamin
sono nato
quindi quando sarò qualcuno un giorno
mi ricorderò sempre
che vengo dal nulla 

nessuno sa perché mi prendi in giro
perché questa camminata
è un cammino già fatto
e nessuno sa perché la strada sembri così lunga
perché l’ho già fatta prima..." ( da " Condolence" )







" Sono solo, solo in una scatola di pietra
Dicevano di amarmi ma stavano mentendo
Sono solo, solo nella mia scatola

E questo è il luogo che ora possiedo
E' la mia casa, la mia casa, la mia casa... " ( da " Cornerstone " )



mercoledì 20 maggio 2015

Tra Mengoni e Toro Seduto


Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. 
Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. 
È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità. 

                                                - Toro Seduto -




venerdì 1 maggio 2015

God save the Queen






Il 7 maggio i cittadini britannici voteranno per le elezioni legislative.
Leggo su "Internazionale" le opinioni ed i commenti preoccupati di alcuni giornalisti inglesi e cerco di capire cosa sta succedendo.

Non sono mai stata una grande esperta di politica e spesso "getto la spugna" di fronte ad alcune grandi questioni internazionali che non riesco a comprendere completamente ( se non con l'aiuto di mio marito ), ma i problemi dell'Inghilterra sicuramente li voglio capire.
Insegno inglese da quasi 30 anni e dal lontanissimo luglio del 1974,data del mio primo viaggio in Inghilterra con i soldi di una borsa di studio, il Regno Unito e Londra hanno sempre avuto per me una fortissima valenza simbolica, hanno sempre rappresentato un'idea di libertà, di tolleranza e di apertura mentale.
Potrei citare e commentare esempi a decine, dagli ultimi hippies visti a Hyde Park nel 1974 ad una fiera benefica di organizzazioni islamiche vista a Trafalgar Square nel 2008.
Ma cerchiamo di procedere con ordine, anche se mi sarà un pò difficile, perchè già si affacciano alla mente decine di immagini e di idee diverse.

In questo periodo storico in Inghilterra ci sono gli stessi problemi che si possono trovare in tutta Europa: crisi economica, disoccupazione, crisi di rappresentanza politica, xenofobia, problemi sociali, violenza, impoverimento della classe media.
Lasciamo un attimo da parte Londra, dove ancora sembra che tutto vada a gonfie vele e che è tuttora una delle città più importanti e avanzate del mondo.
Nei sobborghi di Londra ed in altre parti dell'Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell'Ulster i problemi di tutti i giorni e l'ostilità verso la politica sono dei dati certi.
Durante i miei soggiorni in famiglia nel Regno Unito con i miei studenti ho potuto vedere realtà di tutti i generi: dal ricco manager di Brighton con la casa progettata da un archistar alla cantante pensionata di un sobborgo di Londra che arrotonda la pensione dando ancora lezioni di piano e di canto alla tenera età di 78 anni.
Ho visto bande di ragazzini di Oxford aggirarsi ubriachi sugli autobus e cercare di prendere a botte i miei studenti solo perchè italiani.
Ho visto due teenager di circa 15-16 anni completamente fatti di non so cosa alla fermata di un autobus a Brighton alle 8,30 di mattina ed un gruppo di ragazzi su un aereo diretto a Milano con le borse piene di gin e whisky acquistati al duty free shop e bevuti abbondantemente durante la traversata aerea.





Voglio dire che alcuni commenti fatti dai giornalisti inglesi non mi sorprendono affatto: parlano di una popolazione arrabbiata con la politica, stremata dalla crisi economica e a cui non importa più nulla della politica.
Parlano di fasce della popolazione giovanile sempre più emarginate e dedite all'alcool.
Parlano di Nigel Farage e della possibilità che il suo Ukip, partito euroscettico e xenofobo che fece il pieno di voti alle elezioni europee, possa battere i tory e i laburisti a queste elezioni.
Mi spaventa l'idea che la nazione dove praticamente è nato il concetto di democrazia possa subire una tale involuzione.
Si parla con insistenza di un referendum per uscire dall'Europa e la Scozia sembra stia solo aspettando questo per richiedere di nuovo l'indipendenza dal Regno Unito.

 C'è una frase che mi colpisce in uno di questi articoli: " Se non troviamo idee e cose da vendere al resto del mondo, siamo finiti ".
Penso alla nostra Italietta e al fatto che, nonostante tutto, noi ancora produciamo e commercializziamo molti prodotti nel mondo, i nostri ragazzi viaggiano e studiano le lingue, cercano lavoro e aprono attività.
Mi chiedo se, a parte la situazione eccezionale di Londra, la gente non stia peggio in Inghilterra che in Italia.
Ovviamente non so dare una risposta a tale domande, ma a pelle, e per quello che ho potuto vedere nei miei viaggi nel Regno Unito, penso che i giovani italiani siano spesso più creativi, adattabili e istruiti di quelli inglesi.

Prendiamo il fattore studio delle lingue: in tutto il mondo si cerca di studiare le lingue straniere, perchè viviamo in un villaggio globale e per vivere, lavorare, creare, aprire attività, commercializzare prodotti, abbiamo bisogno di sapere le lingue. Anche negli Stati Uniti sono costretti a studiare almeno lo spagnolo, visto che una buona parte della popolazione degli States è di origine ispanica.
Secondo uno studio apparso qualche anno fa gli inglesi invece le lingue straniere non le studiano.
Mi direte: e chi glielo fa fare? Sanno già l'inglese!
Ok, ma studiare una lingua straniera non significa solo studiare la lingua, significa studiare un'altra cultura, capire una mentalità diversa dalla tua e magari riuscire a vendere delle cose a chi, appunto, ha un background culturale diverso dal tuo!
Il fondatore della Diesel, Renzo Rosso, non sarebbe mai riuscito a vendere i suoi jeans agli americani, se non ne avesse conosciuto la lingua e la mentalità!

Ma riprendiamo il filo ( se ci riesco ).
Io spero che le elezioni del 7 Maggio non siano un disastro per l'Inghilterra e che questa grande nazione possa riprendersi e riesca a non farsi travolgere dal qualunquismo, dalla xenofobia e dalle spinte antieuropeiste.
E' la nazione che ha introdotto il sistema bicamerale nel mondo, è il paese della tolleranza e del dialogo politico rispettoso delle parti .
A partire dalla Magna Carta fino ad arrivare ai Beatles, Londra e l'Inghilterra hanno sempre rappresentato la fucina delle nuove idee, la possibilità di cambiare lo status quo e di accettare chi non la pensa come te, riuscendo però ancora oggi a mantenere la propria identità, attraverso le proprie tradizioni, i propri cerimoniali e la figura mediatrice di una formidabile regina Elisabetta II.
Spesso mi trovo a criticare gli inglesi, perchè troppo pieni di sè e sprezzanti verso altri popoli, ma sicuramente da una deriva politica e culturale del Regno Unito avremmo tutti molto da perdere.




Come la maggior parte dei miei compatrioti ho la ferma convinzione che Dio sia un inglese e che molto probabilmente Gesu' Cristo abbia studiato a Oxford.

-  Laurence Olivier -

sabato 18 aprile 2015

Alla Ricerca delle Radici - Quinta e ultima Parte

Mi rendo conto che non potrò mai ultimare questa storia di Varedo.
Più leggo il libro di Mario Merati e più trovo materiale, citazioni, descrizioni di periodi storici, di reperti, capitoli dedicati all'origine del nome di Varedo, all'origine dei cognomi più diffusi a Varedo, capitoli dedicati ai Bagatti, ai Crivelli, alla grande matematica Gaetana Agnesi...mai avrei immaginato che Varedo contenesse così tanta storia!!
Purtroppo il libro di Merati lo devo riportare in biblioteca ed il poco tempo che ho a disposizione, tra lavoro e famiglia, non è sufficiente per riassumere nel mio blog questa massa di informazioni.
Allora tornerò al punto dal quale sono partita: alla mia colonna di origine celtico-longobarda e invito tutti a continuare la ricerca leggendo, appunto, il libro di Mario Merati "Varedo dalle Origini ai Giorni nostri" che potete consultare in biblioteca o prendere in prestito.

Allora, dove eravamo arrivati?
Ai Romani, certo.
Che c'entrano i Romani con Varedo? C'entrano un sacco, perchè molti reperti di origine Romana sono stati trovati in momenti diversi del passato a Varedo.
Lungo il viale della Villa Bagatti vennero ritrovate delle tombe di origine Romana durante gli scavi per il trapianto degli alberi del 1884.
Nelle tombe c'erano resti di ossa umane, anfore, piatti, ampolle, lame di ferro, oggetti di abbigliamento.
I Bagatti trasportarono tutto il materiale reperito nel loro palazzo di Milano. Il Merati non dice se tale materiale sia ancora in quel palazzo.



Tipica tomba  di origine romana


Altre sepolture di origine romana vennero alla luce durante la piantumazione dei due filari di alberi lungo il viale del cimitero nel 1938: qui si trovarono anche monete, anfore e vasi, che vennero portate via dagli abitanti di allora ed in seguito gettate, perchè ritenute delle "cianfrusaglie" (!!!).

Una vera necropoli venne ritrovata nelle aree Snia durante i primi scavi negli anni 1920-21.
La necropoli era estesissima e ricca di reperti e richiamò torme di tombaroli che fecero razzia di tutto.
Il resto lo fecero le ruspe escavatrici durante la costruzione della Snia Viscosa...

E' triste pensare a quanta storia sia andata perduta,ma all'epoca la mentalità penso proprio fosse questa: gettare tutto quello che era vecchio.
Ne ho avuto un piccolo esempio nella mia famiglia.
La mia nonna materna abitava in una casetta di legno a Desio, in una zona in cui allora c'erano solo campi e frutteti.
Alla sua morte il figlio, la nuora ed i nipoti, che abitavano con la nonna nella casetta, acquistarono un appartamento in un piccolo condominio vicino all'ospedale di Desio e vi si trasferirono.
Molti degli oggetti appartenuti alla casetta vennero gettati via.
Era un modo come un altro per sottolineare la necessità e la voglia di cambiare vita: eravamo alla fine degli anni sessanta e tutto quello che era considerato vecchio o antiquato veniva buttato via.
Forse era un atto simbolico, nel caso dei reperti romani fu sicuramente un atto scellerato, ma così andavano le cose allora.


Punte di lancia di origine Longobarda ritrovate a Varedo


Quello che successe ai reperti di origine Romana successe purtroppo anche a molti dei reperti di origine Longobarda.
Nel maggio del 1962 vennero fatti dei lavori in Via Veronesi e qui vennero trovate tre tombe di origine Longobarda risalenti al VII-VIII secolo circa.
Appartenevano a guerrieri di alto rango ed erano dotate di un ricco corredo funerario.
All'interno delle tombe vennero ritrovati scudi, spade, ornamenti in oro, punte di lancia, coltelli, speroni, crocette in oro, braccialetti, gioielli.
Che fine fecero tutti questi incredibili oggetti?
Per la maggior parte vennero razziati dagli addetti ai lavori e dai curiosi presenti alla scoperta.
Altri, quelli meno preziosi, vennero semplicemente gettati via...appunto!
 


Calotto di scudo Longobardo ritrovata a Varedo


Solo una piccola parte di questi oggetti venne salvata dal nostro concittadino Merati.
Dietro sua segnalazione i pochi oggetti rimasti, alcuni dei quali potete vedere in fotografia, vennero ritirati dalla Sovrintendenza delle Antichità e sono attualmente ammirabili nel Museo Archeologico di Via De Amicis a Milano.
Penso che quest'estate ci farò un salto, non fosse altro per onorare l'intelligenza e la caparbietà di questo nostro grande concittadino, Mario Merati, che fa davvero onore al nostro paese.
...e così siamo tornati alla colonna misteriosa, di origine celtico-longobarda: possiamo solo immaginarci quei tempi, in cui i Longobardi camminavano per le strade di Varedo, venivano sepolti in ricche tombe e professavano la loro fede in una chiesetta in fondo a Via Madonnina.
Probabilmente tutti noi abbiamo un pò di sangue ligure, romano o longobardo nelle nostre vene, ma è davvero triste che quasi nessuno se ne ricordi...
Ricordare le proprie radici dovrebbe essere obbligatorio come ricordare di portarsi dietro il proprio codice fiscale, ma Varedo è un paese che ha davvero voglia di ricordare le proprie radici?