lunedì 12 ottobre 2015

Dreams




Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d’essere niente.
A parte questo,
ho in me tutti i sogni del mondo.
 
-Fernando Pessoa-




...eccomi ancora, vedo la visione di cristallo
e tengo le mie visioni per me stessa
Sono solo io che voglio avvolgermi attorno ai tuoi sogni?
Hai qualche sogno che vorresti vendere?
Sogni di solitudine, come un battito di cuore che ti fa impazzire
nell’immobilità del ricordo
di cio’ che avevi, e di cio’ che hai perso
di cio’ che avevi, e di cio’ che hai perso... 

( da "Dreams" dei Fleetwood Mac )

martedì 6 ottobre 2015

Tempo di Giostre

Era un classico dell'autunno: la disperazione alla fine delle vacanze, l'angoscia di ricominciare un altro anno scolastico al liceo.
Aggiungi il fatto che la scuola era a Milano e ti toccava alzarti tutte le mattine alle 6 e la disperazione era al massimo.
Poi un giorno - verso fine settembre - ( allora la scuola cominciava il primo di ottobre, ricordate? ) prendevi il treno e portavi i tuoi libri usati da vendere davanti alla scuola.
Rivedevi le tue compagne ( Liceo Linguistico Manzoni - solo femminile ! ), riattraversavi i Giardini pubblici di Milano in tutto il loro splendore autunnale, ti fermavi con un'amica a prendere un gelato in piazza Cavour...
E allora la disperazione piano piano lasciava spazio all'amicizia, al gossip sugli amorazzi estivi, alle risate tra compagne di classe, alle aspettative sul nuovo anno scolastico.
E poi c'erano le giostre: ultimi sprazzi di divertimento estivo, consolazione per i poveri scolari prima del'inizio della scuola.
A settembre a Palazzolo, poi a Desio, Cesano e infine a Varedo verso la metà di ottobre.
Un'orgia di zucchero filato e autoscontri a cui non si poteva in alcun modo rinunciare.
Ricordo che una volta avevo una sfilza di regole di latino da studiare e nessuna voglia di rinunciare alle giostre della festa di Varedo.
Soluzione: passare tutta la domenica ad andare sulle giostre e buona parte della domenica notte a studiare latino. Ovviamente il giorno dopo ero fresca come una rosa...




Sugli autoscontri e ai bordi della pista degli autoscontri si consumavano i migliori riti di " acchiappamento ".
I ragazzi ti pagavano spesso le corse, i proprietari degli autoscontri ti davano spesso dei gettoni gratis per attirare sempre più ragazze, le quali avrebbero attratto sempre più ragazzi, che avrebbero pagato le corse alle ragazze ecc. ecc.
Per quel che riguarda il "cuccaggio" le piste di autoscontri erano le uniche che riuscissero a vincere la competizione con le discoteche, anche perchè in discoteca se eri piccola non ci andavi, ma alle giostre ci andava chiunque.
Il piacere di scontrarsi con l'auto di qualche bel ragazzo è uno dei più vividi ricordi della mia prima adolescenza.
Poi ovviamente non ci combinavi proprio nulla: troppo piccola tu, troppo imbranato lui, ma tutto il rituale era davvero emozionante.




Le "catene",dette anche "calcinculo": ci sono salita una sola volta in vita mia, avrò avuto tredici anni.
Una sensazione di malessere e la voglia di scendere subito; poi un cretino si è agganciato dietro al mio seggiolino ed ha cominciato a farmi volare per aria come un pupazzo.
Risultato: urla a tutto spiano, maledizioni contro il cretino ed una bella vomitata all'arrivo.
Basta, non ne ho voluto più sapere, al massimo salivo sui "dischi volanti".
L'altezza e la velocità mi hanno sempre fatto paura: quando portavamo Annalisa piccola sul Bruco lei rideva a crepapelle mentre io mi sentivo un pò - come dire - a disagio.





Ah, sì , la colonna sonora delle giostre: banale , pacchiana e scontata, ma quanto adatta a quelle domeniche  "lunatiche", come direbbe il buon Vasco!
Provate ad ascoltare "Yellow River" o "Tweedle dee Tweedle dum" ad occhi chiusi; magari riuscite a ricordare ancora l'atmosfera di quei tempi!
E, a proposito, varedesi, buona festa di Varedo!




sabato 3 ottobre 2015

C'è un albero dentro di me


C'è un albero dentro di me
trapiantato dal sole
le sue foglie oscillano come pesci di fuoco
le sue foglie cantano come usignoli

è un pezzo che i viaggiatori sono discesi
dai razzi sul pianeta ch'è in me
parlano una lingua che ho udito in sogno
non ordini non vanterie non preghiere

in me c'è una strada bianca
le formiche passano coi semi di grano
i camion passano col chiasso delle feste
ma il carro funebre - è proibito - non può passare

in me il tempo rimane
come una rosa rossa odorosa
che oggi sia venerdì domani sabato
che il più di me sia passato

che resti il meno
non importa...

- Nazim Hikmet -

  

( ...dedicata a me e a tutti quelli che tengono dentro di sè una rosa rossa odorosa nonostante il passare del tempo... )