mercoledì 31 dicembre 2014

Ciao Vittoria





Ecco tre simpatiche ragazze piene di vita in un pomeriggio di fine anni settanta.
Come mi diceva Vittoria in questa foto avevamo quasi un'aria di sfida, come se volessimo dire al mondo intero che eravamo pronte ad affrontarlo.
Ognuna, a modo suo, il mondo l'ha affrontato e due di loro continuano a farlo.
Sulla sinistra ci sono io, in mezzo la mia amica ed ex compagna di liceo Laura, a destra la nostra carissima amica Vittoria.
Lei il mondo non lo dovrà più affrontare, perchè da ieri non c'è più.
Quando in compagnia c'era lei eri sicuro che una discussione sarebbe saltata fuori.
Con la sua voce inconfondibile non perdeva mai l'occasione per parlare, raccontare, fare battute e prendere in giro.
Era una donna sempre presente e vitale; la sua voglia di vivere la coglievi immediatamente nelle sue risate, ma anche nelle osservazioni acute, nelle sue opinioni sempre espresse con forza e convinzione.
E poi c'erano i momenti in cui si ricordava di alcuni istanti del passato o si commuoveva con te per un ricordo particolarmente toccante.
Ciao cara Vittoria, mi sembra impossibile che non sentiremo più la tua voce, ma sicuramente starai già discutendo e ridendo con qualche angelo lassù.
Buon viaggio e grazie di esserci stata...


lunedì 29 dicembre 2014

Ricordi di Infanzia

In questi giorni di festa a volte mi capita di pensare ad alcuni momenti della mia infanzia.
Tra i più belli ricordo le feste passate insieme agli zii e alla nonna di Desio.
Nonna Rosa ( o Rosina, come veniva chiamata ) viveva con la famiglia di uno dei suoi figli in una piccola casetta di legno in mezzo ai campi a Desio.
Sto parlando degli anni '60, quando effettivamente nei nostri paesi i campi erano tanti e, agli occhi di un bambino, immensi.
La mia nonna era una persona un pò strana, taciturna, sempre vestita di nero e con un perenne mal di testa.
Ma io le volevo bene lo stesso, così come volevo bene ai miei zii ed ai miei cugini.
Quando arrivavano le feste spesso la mia famiglia si " trasferiva " per un giorno a Desio ed allora era bellissimo passare il Natale o il Capodanno insieme, tra risotti, tombole e le batture di mio zio Arturo, sempre pronto a raccontare storie divertenti che forse erano vere o forse solo frutto della sua immaginazione.
D'estate a volte ci passavo delle settimane intere in quella casetta a Desio e per me era una bellissima vacanza.
Tanti anni fa, pensando a quel periodo della mia infanzia, ho scritto un raccontino: i nomi magari sono diversi, le vicende non sono proprio tutte vere, ma lo spirito di quel tempo è tutto racchiuso qui, in queste parole.
Buona lettura...e Buon anno Nuovo!






Alice non riesce a dormire stanotte: il campanile ha già battuto l’una di notte, ma lei si gira e si rigira nel lettone dove dorme insieme alla cugina.

E’ stata un’altra giornata di giochi e scoperte lì, nella casetta di nonna Rosa e forse la grande eccitazione le impedisce di dormire.

Guarda verso la cugina, che dorme profondamente , quasi sperando che si svegli e le faccia compagnia.

Poi tende l’orecchio per ascoltare i suoni della casa: nella stanza accanto dormono gli zii: si sentono i loro respiri profondi.

Tutto intorno è silenzio; si sente solo il suono della vecchia pendola ed il russare della nonna , che dorme su di un lettino vicino al loro..

Alice si guarda intorno: illuminata parzialmente dalla luce della luna che traspare tra le finestre è la scala di legno, che collega la cucina alle stanze da letto di sopra.

Quando era più piccola la nonna le raccontava storie incredibili su quella scala: Alice sorride pensando alla storia del diavolo che sale con le catene ed in mezzo alle fiamme se i bambini non dormono.

Allora però ci credeva a quelle storie! E che paura le facevano!

Alice si alza e si avvicina lentamente alla finestra: fa caldo ed è stata lasciata aperta.

Tutto intorno l’immensità scura della campagna…

“Sembra un gigante nero che dorme”- pensa Alice e poi tende l’orecchio.

Migliaia di grilli vocianti cullano il grande gigante e tutti quelli che dormono.

Alice sente una grande emozione dentro, una di quelle emozioni che ti fanno venire la pelle d’oca.

Non sa darle un nome; spesso prova questa emozione, quando si ritrova sola di fronte alla natura.

Ricorda l’ultimo temporale a cui ha assistito a casa, dalla finestra della sua stanza: la stradina sterrata di fronte a casa trasformata in un torrente di acqua e fango, gli alberi impazziti di vento e pioggia, le rondini che volano basse, gli ululati dei cani.

La nonna si gira e sembra si stia svegliando: Alice torna a letto, per paura che la veda alzata (si arrabbierebbe moltissimo).

Finalmente riesce ad addormentarsi per qualche ora, poi si sveglia di nuovo.

 




Fuori dalla finestra i colori cominciano ad apparire: Alice si alza di nuovo alla chetichella e rimane estasiata dai colori dell’alba: gli alberi dormono ancora e tra i loro rami tripudi di oro, azzurro e rosa.

Gli uccelli, quasi a richiamarsi l’uno con l’altro, intonano il loro concerto mattutino.

“Che notte strana!”-pensa Alice, che , solitamente, dorme come un ghiro dalla sera alla mattina.

Poi , tornando a letto, ha una sensazione particolare , come se questa notte dovesse essere in qualche modo ricordata.

“Devo ricordarmi queste cose…”- pensa tra sé e sé mentre scivola di nuovo nel sonno.








Al mattino Alice rimane a letto fino a tardi e , quando si sveglia, tutti hanno già fatto colazione da un bel pezzo e sono giù in cucina a chiacchierare.

Lo zio Arturo è a casa in ferie dalla fabbrica, lei e la cugina Mariella sono in vacanza , la zia Giuseppina e la nonna sembra non abbiano molto da fare e così sono tutti riuniti in cucina, tranne il cugino Flavio.

Alice scende gli scalini di legno, che scricchiolano al suo passaggio ed entra in cucina.

“Buongiorno signorina!”- le dice la zia- “ma a casa tua dormi sempre così tanto?”

Tutti la prendono in giro, ma Alice non se ne cura; la fama di dormigliona ormai ce l’ha da anni e non le dà fastidio.

Vorrebbe raccontare quello che ha visto e sentito stanotte, ma sa che la prenderebbero un po’ per pazza e così si siede per fare colazione.

Ogni anno trascorre un po’ di giorni in questa casetta di campagna a Desio, è una specie di villeggiatura, anche se lei abita in un paese vicinissimo .

Ad Alice piace moltissimo stare qui e, appena arrivano le vacanze estive, non fa che supplicare la madre perché la mandi subito dalla nonna.

La “Casetta dei Cachi”, come lei l’ha ribattezzata per l’enorme albero di cachi nel giardino, è circondata da un bel pezzo di terra e da decine di alberi da frutta.

C’è un campo di granoturco davanti , un bell’orto, una conigliaia ed un pollaio.








Una bella tazza di caffelatte fumante sta già aspettando Alice , che inizia subito a intingerci i biscotti.

Si guarda intorno, osserva gli altri mentre chiacchierano.

La nonna Rosa è bassa, curva e molto vecchia: porta un paio di occhiali spessissimi ed i capelli raccolti in piccole trecce che si arrotolano sulla testa.

E’ sempre vestita di nero e se ne sta sempre un po’ appartata, quasi assente.

Anche adesso parla a malapena e vaga un po’ con lo sguardo nel vuoto.

Alice e Mariella, la cugina, la fanno spesso arrabbiare.

La nonna odia la musica moderna e le due cugine fanno apposta a cantare a voce alta le ultime canzoni di Gianni Morandi e Caterina Caselli.

Lei si arrabbia, ma è uno dei pochi momenti in cui sembra svegliarsi dal suo letargo.

Per il resto passa la maggior parte della giornata su in stanza , con la scusa di un mal di testa o della stanchezza.






Oggi è giorno di mercato: Alice e Mariella si preparano ad andarci.

Mariella ci mette una vita a prepararsi: è più grande di Alice di tre anni e sta cominciando a fare la smorfiosa.

Passa la vita davanti alllo specchio, a pettinarsi e vestirsi.

La madre non le permette di truccarsi, ma lei lo fa lo stesso, alla domenica, di nascosto.


Le due cugine sono finalmente pronte : Alice si mette sul sellino dietro della grossa bici di Mariella e da lì si sente davvero a suo agio: si guarda in giro, canticchia e ripensa all’ultima fiaba letta la settimana prima: quella delle Tre Melarance.

Nelle sue favole preferite le ragazze sono sempre bellissime principesse corteggiate da principi ricchi ed eleganti, che vanno in carrozza e non in bicicletta, però ci vuole poco ad immaginarsela una carrozza e così Alice si lascia trascinare dalla sua fantasia mentre Mariella pedala verso il mercato.






Oggi è domenica e la famiglia di Alice è venuta a trovare lei ed i parenti a Desio.

La zia, come al solito, ha preparato il risotto giallo, il bollito e le verdure, ma per i ragazzi ha cotto alcune bistecche impanate e ha fatto le patatine fritte.

Tutti sono allegri e ciarlieri a pranzo, tranne la nonna Rosa che, come al solito, se ne sta in un angolo a rimuginare solitaria.

Solo di tanto in tanto, quando lo zio Arturo racconta qualche cosa di divertente, alza lo sguardo ed abbozza un sorriso.

Poi lo riabbassa e continua a mangiare nel suo silenzio.

Il padre di Alice beve un po’ di più e la mamma si arrabbia, ma interviene lo zio a calmare le acque raccontando l’ultimo scherzo fatto ai suoi colleghi di lavoro.

Il tavolo è un po’ vecchiotto, la cucina è piccola, ma sembra che si sia dilatata.

Alice osserva la vecchia credenza vicino a lei: le antine sono di vetro intarsiato con decorazioni di fiori e sul ripiano c’è tutta una serie di oggetti incredibili.

Quello che Alice preferisce è un orologio di rame con attorno dei motivi di fiori e con dei putti tutti intorno. Vi sono poi dei portacenere dipinti a mano e qualche statuetta di santi.

Alice riguarda gli oggetti e guarda i suoi parenti: sente una dolcezza infinita dentro di sé, è la bambina più felice di questa terra.

Tutti parlano e ridono, mentre generose porzioni di cibo vengono servite.


Finito il pranzo si comincia a rigovernare, direttamente sul tavolo.

Non c’è l’acqua calda e così si scalda l’acqua sul fuoco e poi la zia la versa in un mastellino sul tavolo, così, mentre lava i piatti, può continuare a chiacchierare.

Per Alice è come essere in un sogno: l’atmosfera è raccolta e morbida e i visi di quelli che parlano sono piacevoli da guardare.

I suoni e le parole sono carezzevoli: più la stanchezza pomeridiana li affievolisce, più l’atmosfera di pace che regna nella cucina aumenta.

Ad un certo punto le parole diventano come una musica e Alice non ne comprende più il senso, ma ne sente il suono, come il gorgogliare leggero di un ruscello, che a tratti si vivacizza quando incontra delle pendenze da affrontare.

In questa casa di legno, senza riscaldamento, bagno e televisione, tutti sono riuniti a celebrare un rito, l’antico rito dell’appartenenza, dell’amore e della condivisione.




- Luciana Figini - 1996








domenica 14 dicembre 2014

Se non avessimo amato



Se noi non avessimo amato,
chissà se quel narciso avrebbe attratto l'ape
nel suo grembo dorato,
se quella pianta di rose avrebbe ornato
di lampade rosse i suoi rami!

Io credo non spunterebbe una foglia
in primavera, non fosse per le labbra degli amanti
che baciano. Non fosse per le labbra dei poeti
che cantano.

 - Oscar Wilde -











giovedì 11 dicembre 2014

Una piccola grandissima Donna


 


Come al solito le notizie belle passano in second'ordine.
SEMPRE
Non sono una "complottista", non credo agli Illuminati e alle scie chimiche, ma talvolta mi viene da chiedermi perchè mai i nostri giornali siano pieni zeppi SOLO di cattive notizie.
Dobbiamo cominciare a credere ad una nuova strategia della tensione?
I problemi ci sono, la crisi c'è , il femminicidio c'è, le tensioni internazionali ci sono, l'ebola è viva e vegeta ma, spiegatemi, perchè continuiamo a parlare SOLO delle cattive notizie?

C'è una ragazzina strabiliante, coraggiosissima, intelligentissima, che è sopravvissuta alla violenza dei talebani e che ha vinto il Premio Nobel per la Pace - IL PREMIO NOBEL PER LA PACE! NON BRUSCOLINI!
Sicuramente ogni giornale l'avrà messa in prima pagina, ovvio!
INVECE NO! Ancora la mafia, ancora l'omicidio di Santa Croce Camerina e poi ancora il maledettissimo Grillo ( che Babbo Natale se lo porti via! ), ma per leggere di Malala Yousafzai bisogna andare in terza, quarta o quinta pagina.
E' sintomatico; è sintomatico di questi tempi senza speranza e senza coraggio (oppure la speranza ed il coraggio ce li stanno facendo perdere proprio questi giornali??? ).
Forse aveva ragione il buon caro Indro Montanelli, quando diceva che la cosa migliore che si può fare con un giornale, dopo averlo letto, è avvolgerci il pesce...e beh e come ci avvolgiamo il pesce con i giornali on line??

Bando alle ciance, che ne ho fatte anche troppe, ascoltiamo in silenzio questa splendida ragazza, che sembra un piccolo sole brillante su una terra desolata.




giovedì 4 dicembre 2014

Ciao Papà!


Oggi avresti compiuto 93 anni.
Sei mancato nell'agosto del 2004 e quindi sono ormai più di dieci anni.

La cosa più strana è che più passa il tempo e più sento la tua mancanza.
Non abbiamo mai avuto un rapporto idilliaco noi due: spesso abbiamo litigato, spesso non ci siamo capiti, ma sono contenta di due cose: non abbiamo mai perso il rispetto e l'affetto l'uno verso l'altra e, negli ultimi anni della tua vita, ci siamo ritrovati e ci siamo davvero voluti bene...

Buon compleanno papà, dovunque tu sia...




Per chi vuole leggere, o rileggere, il racconto che ho scritto basandomi sul diario di guerra di mio padre:

http://luciana-unviaggioimmobile.blogspot.it/2013/11/era-mio-padre.html

http://luciana-unviaggioimmobile.blogspot.it/2013/12/era-mio-padre-seconda-parte.html

http://luciana-unviaggioimmobile.blogspot.it/2013/12/era-mio-padre-terza-e-ultima-parte.html

lunedì 1 dicembre 2014

Cara Amica

E' una lettera immaginaria, dedicata con affetto a tutte le donne.





Cara amica,
chi ti scrive è una signora ormai di mezza età con un passato da ribelle e da femminista.
Forse non dovrei parlare di passato, perchè, nonostante l'età, femminista lo sono ancora, anche se a modo mio.
Ho passato anni della mia vita da ragazza a costruirmi come donna, a partecipare alle proteste e a scendere in piazza per quello in cui credevo.
E risultati ne abbiamo ottenuti; se l'Italia non è più uno stato medievale, se abbiamo ad esempio un'ottima legge sul diritto di famiglia ed una contro la violenza sulle donne, lo si deve anche a tutte le femministe che hanno riempito le piazze negli anni settanta e ottanta.

Io non so se oggi gli episodi di violenza verso la donna sono effettivamente aumentati o se invece se ne parla di più.
La mia percezione è che siano davvero aumentati.
La mia percezione è che il rispetto verso le donne sia diminuito e che le ragazze e le giovani donne di oggi stiano diventando più fragili.
Ascolto certi ragionamenti da parte di alcune mie studentesse e mi vengono un po' i brividi, leggo i testi di alcune canzoni, come “Love the way you lie” di Rhianna e qualche pensiero me lo faccio.
Quando nella canzone lei dice “Te ne starai lì a guardarmi bruciare : beh, va bene perché mi piace il modo in cui fa male “ qualche dubbio mi viene.

Qualcuno, non so chi e non so perchè, sta cercando di convincere le nostre ragazze che, va beh, dopo tutto un uomo può fare degli errori e magari alzare un po' le mani.
E' una specie di messaggio subliminale, che passa in modo sottile e che attraversa la nostra vita quotidiana senza neppure che noi ce ne accorgiamo; passa attraverso la rete e le canzoni, passa attraverso le famiglie in sofferenza per la crisi economica e le separazioni, passa attraverso le storie di ragazzi e ragazze lasciati soli durante la loro crescita ed in cerca di nuovi modelli e stili di vita che possano compensarli per la disattenzione dei loro genitori.

Ed allora senti che la tua studentessa così carina e a modo non può venire alla pizzata della classe  perchè il suo ragazzo non vuole, oppure un'altra non ha il coraggio di lasciare il suo di ragazzo, geloso in modo preoccupante, perchè la solitudine le fa più paura di un rapporto malato.

Cara amica, io dico che dobbiamo finalmente svegliarci e forse ridiventare tutti un po' femministi, non solo le donne ma tutti gli esseri umani.
Dobbiamo reintrodurre con forza il concetto di rispetto in tutti i tipi di rapporti umani, tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra amici e vicini.
E poi dobbiamo un po' reintrodurre badilate e badilate di libertà e di fiducia in se stessi in tutta la società.

Le mie ragazze a scuola sono splendide, sono belle, intelligenti, divertenti, creative, MA C'E' BISOGNO DI QUALCUNO CHE GLIELO DICA!
C'è bisogno che queste ragazze prendano la loro vita in mano ed imparino a farsi rispettare e ad amare se stesse.
Ecco perchè è necessario reintrodurre il femminismo in questa società.
Non per fregare i maschi, ma per viverci insieme in modo rispettoso e costruttivo, per essere in grado di vivere anche da sole se necessario, per non avere paura del giudizio di chicchessia.
E' una vendetta meschina e disprezzabile quella di certe donne che, dopo una separazione, costringono i mariti a non vedere i figli o a dormire in macchina per pagare gli alimenti.
Questo non è femminismo.
Femminismo significa partire sempre e comunque dal rispetto e dalla ricerca dell'uguaglianza, dei pari diritti e della pari libertà.
E questo significa anche non accettare mai, in nessuna forma , il sopruso e la violenza verbale e fisica.
Se lui ti schiaffeggia una volta lo farà ancora; se ti insulta davanti a tuo figlio, lo farà ancora.

Cara amica, noi donne siamo belle, fiere, capaci, grandi lavoratrici, grandi pensatrici.
Siamo capaci di sopportare le avversità ed il dolore meglio di chiunque altro, siamo il centro di ogni famiglia, siamo furbe ed innovatrici, siamo capaci di fare mille cose e poi di abbracciare e coccolare i nostri figli.
Siamo delle compagne coraggiose, che appoggiano i propri mariti o compagni come forse loro non sarebbero in grado di fare, siamo libere ed indipendenti dentro e fuori, sappiamo cavarcela in ogni situazione,siamo il motore che muove il mondo, ogni giorno, in ogni luogo del mondo.
Siamo noi che mettiamo al mondo i figli e li cresciamo, che accorriamo appena qualcuno è malato o in fin di vita.
Siamo scienziate, astronaute e manager, artiste, giornaliste, capi di stato o semplicemente lavoratrici insostituibili in tutti i campi.
Siamo noi che sappiamo curare le persone care e stare vicino a chi nasce e chi muore.
Siamo noi che non molliamo i figli qualsiasi cosa succeda e qualsiasi malattia o problema abbiano.

Cara amica, noi siamo tutto questo e se ne saremo orgogliose, se ne saremo consapevoli, se non ci faremo mettere i piedi in testa, non avremo mai paura di nessuno.
E un mondo di donne coraggiose e sicure di sé è un bel mondo nel quale vivere, anche per gli uomini.

- Luciana Figini -