giovedì 5 giugno 2014

Il Morto

Il morto che ha paura di vivere
si alza di notte
rassetta la terra
cambia l'acqua ai fiori
della tomba
si siede a guardare le stelle
da lontano. Sfugge
le rassicuranti chiacchiere
dei vissuti, ora come allora,
spiega l'anima stanca
come un tempo i vestiti
e a un tratto la terra
gli si rivela
piccola e minuziosa
nei solitari compiti
di fiorire e tramontare.

- Chandra Livia Candiani   




...e per stasera basta così!!

Quel Posto dentro di Me

 
Mi chiedo se ancora c'è 
quel posto dentro me

quel posto lontano
dove cavalcano tutti i  pensieri

quella valle misteriosa
dove le fantasie 
si aggrovigliano 
e si spintonano
per l'impazienza di diventare reali

Mi chiedo se ancora c'è
quel posto dentro me...

- Luciana Figini -






Il tappeto di Stelle

L'estate si avvicina e con lei i ricordi di una lontanissima infanzia.
Quando ero piccola le sere d'estate si riempivano delle grida dei bambini che giocavano sui marciapiedi  ed in mezzo ai campi.
Questo è un racconto scritto tanti anni fa ricordando quei tempi lontani.
E' vero, è un pò lungo, ma cercherò, come al solito di inframmezzarlo con musica e illustrazioni .
Buona lettura!






Dalla finestra si sentono le voci degli altri bambini che chiamano: Anna, Pierino, Giuliana, Lorenza e Donato sono già nel cortile e chiamano Pietro a gran voce.
E’ una caldissima sera di luglio e, come al solito, la banda dei bambini che abitano in via Madonnina si sta raccogliendo per un’altra stupenda serata di gioco, risate e litigi.
Pietro sta finendo di mangiare: vorrebbe affrettarsi per raggiunger i compagni il più presto possibile, ma la cotoletta che sta divorando è troppo gustosa per lasciarla nel piatto a metà.
Forza, ancora un boccone e poi via. Pietro fa per precipitarsi verso le scale ma poi si ferma ancora un momento: e il dessert?
Cercando di non farsi vedere dai genitori, che sono in sala a guardare il telegiornale, torna qualche passo indietro verso la cucina.
Ecco, un bel panino con la Nutella è quello che ci vuole, ma bisogna fare alla svelta, perché se no la mamma lo sgrida (“Sei troppo grasso, Pietro, non devi mangiare più dolci e gelati!”) ed i compagni si arrabbiano (“Dai Pietrone!”-gridano-“ti vuoi decidere o no?”).
Alla velocità della luce il bimbo è riuscito a prepararsi il panino agognato ed ora corre per le scale tenendosi con una mano alla balaustra; l’altra mano è impegnata a tenere stretto il panino prelibato che sta consumando con grande soddisfazione.
Ridono gli amici quando lo vedono: ha un grosso baffo di Nutella sopra le labbra , la bocca rigonfia di panino e briciole ovunque sulla maglietta.








Davanti alla casa di Pietro c’è un enorme campo di grano già mietuto: i contadini hanno lasciato covoni di paglia ovunque.
Alla fine di questo campo, in direzione di Palazzolo , ce ne sono ancora a perdita d’occhio.
Questi campi sono la palestra dei ragazzi , la loro casa, il loro campo di calcio, la loro libertà.
Sul lato della casa di Pietro c’è ancora quella strana scritta gigantesca che hanno fatto gli anarchici (così gli ha spiegato il papà, anche se non è riuscito bene a spiegargli chi siano questi anarchici):

VALPREDA INNOCENTE

La cosa più strana è che non si capisce bene come abbiano fatto a scrivere queste parole così in alto.
L’altro giorno Pietro ha voluto imitare gli anarchici ed ha scritto sullo stesso muro, ovviamente molto più in basso, utilizzando dell’erba fresca legata stretta.
Il risultato è stato un sonoro ceffone da parte del padre e l’impegno di cancellare tutto con acqua e sapone.
Pietro non capisce perché non cancellino anche l’altra scritta: è forse più bella della sua?
Il mondo dei grandi è a volte incomprensibile.






Si comincia a giocare, finalmente: il primo gioco è il salto ad ostacoli nel campo.
Vince chi arriva prima alla fine del campo saltando i covoni di grano.
Giuliana è la più veloce, insieme a Pierino, chiamato così perché estremamente magro, a differenza del grasso Pietrone.
I due corrono a perdifiato verso la fine del campo.
Giuliana ha già tredici anni ed è la più grande del gruppo, è molto veloce e molto orgogliosa di farlo vedere, soprattutto a Pierino, per il quale ha un certo debole.
Certo il Pierino ogni tanto fa delle cose molto schifose, tipo mettersi in bocca i lombrichi, ma ha degli occhi e dei capelli scurissimi, che attirano Giuliana.
Giuliana ha il corpo scattante, lunghi capelli scuri ed occhi azzurrissimi e corre come una gazzella.
Come previsto i due arrivano alla pari in fondo al campo: tutti gli altri , ormai sono più di una decina, li raggiungono ansanti.
Pietro si è fermato molto prima ed ora si riposa sopra un covone.
Sa di essere il più imbranato ma prende tutto con filosofia e non si arrabbia.
Adesso sta arrivando anche il Fabio.
Abita in una villetta dall’altro lato della strada e suo padre ha una importante azienda.
Indossa sempre vestiti puliti ( dicono che la mamma lo obblighi a farsi il bagno tutti i giorni ), ma alla fine della serata è sporco e sudato come tutti gli altri.






Ora c’è un momento di pausa: è l’ora del gioco dei verbi e delle belle statuine.
Tutti si siedono sui gradini davanti alla bottega dello zio Silvio e si comincia.
Roberta comincia:“ R….are” ed imita una persona che ricama.
Il verbo viene prontamente indovinato. Segue il Donato che, imitando un discobolo greco , propone “L…..are”- lanciare.
Poi intervengono Pierino e Pietrone e si comincia a farsela addosso dal ridere.
Pierino propone “C…..are” ed imita una persona sul water e Pietrone dice : “P……..are” e fa finta di aprirsi i pantaloni davanti .
Qualcuno protesta, volano sassi verso i due ma poi tutti scoppiano in risate irrefrenabili.
La Lorenza, dal gran ridere, cade dal gradino e manca poco che non se la faccia addosso.
Poi arrivano le belle statuine: ognuno sceglie una movenza o un’espressione e si immobilizza , proprio come una statua .
Le statue più cretine sono ovviamente quelle di Pierino e Pietro , che si sono immobilizzati con la lingua fuori l’uno verso l’altro.

Adesso si parte col nascondino, il gioco più amato in assoluto.
Davanti alla casa di Pietro c’è un capannone in costruzione, pieno di anfratti e posti bui: l’ideale per nascondersi.
“Amblimbero chebichebò, prendi amorettina te la voglio dare , a star sotto tocca proprio a te…”
Dopo la conta è la Tina , la più piccola di tutte, a star sotto e a contare con la faccia contro il muro, mentre tutti gli altri si nascondono.
Pietro cerca un posto originale, per non farsi trovare subito come al solito.
In mezzo al cortile c’è una ruspa con il cucchiaio alzato.
Pietro si ci pensa su un sacco per cercare di capire come ci può arrivare, finchè vede una scala.
L’appoggia di gran fretta alla ruspa (“Presto! Gli altri si sono già tutti nascosti!) e ci si arrampica, non senza difficoltà.
Appena arriva in cima fa uno scarto con il piede ed inavvertitamente fa cadere la scala : “E adesso come scenderò?”- pensa.
La situazione è certamente delle più complicate: se non lo aiutano non riuscirà a scendere , ma d’altra parte Pietro pensa anche che sarà davvero difficile per gli altri trovarlo.
Il bimbo è pieno di dubbi: se invoca aiuto tutti rideranno di loro, se se ne sta lì sopra avrà una grande possibilità: vincere per la prima volta a nascondino.
A come scendere penserà dopo.









Pietro si accomoda alla belle e meglio (“Non è nemmeno tanto scomodo”-pensa) e aspetta che la ricerca cominci.
Ad uno ad uno i compagni vengono scovati dalla piccola ma furbissima Tina, che se la ride di tutti .
Il suo riso sembra riempire l’aria e per la prima volta Pietro lo trova davvero delizioso.
Non se n’era accorto mai prima d’ora: i rumori qui sopra arrivano diversi, più chiari, più acuti.
Se la ride il Pietro, ad osservare gli amici che, ad uno ad uno , vengono scovati dalla bimbetta.
Ad un certo punto sente uno scroscio di risa: è la Tina che ha beccato il Pierino mentre pisciava in un angolo del capannone in costruzione, pensando di essere ben nascosto.
Ride anche Pietro, al pensiero delle cretinerie che l’amico Pierino combina quotidianamente.

Mentre ride il suo sguardo si volge verso il cielo, ed è un’illuminazione: le stelle, a milioni, occhieggiano sopra di lui nel cielo terso, quasi brillante di luglio.
Si sdraia e comincia a guardarle affascinato.
Sembrano pulsare come lucciole spaziali e, se le osservi bene, ti sembrano quasi cadere addosso.
Pietro apre e chiude gli occhi più volte , ed ogni volta la Via Lattea sembra apparire più lucente e vicina...un tappeto di stelle…
Pietro guarda le stelle e, senza accorgersene, scivola lentamente in un sonno profondo; non sente le voci degli amici che lo cercano e neppure quelle dei genitori disperati .
Si gode un sonno profondo, popolato da sogni di corse, risate e panini alla Nutella.





In uno di questi sogni sta correndo velocissimo in un campo : si guarda dietro a sé e vede trionfante Pierino e Giuliana che non riescono a stargli dietro .
Sorride nel sogno, ma si sveglia di soprassalto con un dolore fortissimo alla guancia.
Il padre, vedendo la scala per terra, ha pensato che potesse essersi nascosto nella ruspa e l’ha raggiunto: ora si sfoga contro di lui urlando come un matto e mollandogli un sonoro ceffone.
Pietro cerca di protestare, ma il padre non si calma e urla a più non posso.
Adesso scendono tutti e due dalla ruspa e Pietro si trova in mezzo ad un gruppo di mamme e papà che lo redarguiscono in malo modo, anche se qualcuno non riesce a trattenere il riso.
Gli amici stanno ridendo a crepapelle e Pietro dapprima si vergogna , ma poi si accorge che non lo stanno prendendo in giro: ridono dell’accaduto ma si legge nei loro visi una sorta di ammirazione.
Pierino è tutto mossette e risatine: gli fa le boccacce, lo canzona, ma poi gli fa un segno con il dito e gli dice: “Sei troppo forte, ciccione!”
Pietro gli risponde per le rime “Taci tu, stecchino , nessuno mi ha trovato!”
Il padre continua a urlargli dietro tenendolo per un braccio, ma Paolo vede solo i suoi amici ed il tappeto di stelle sopra di sé…

Racconto di Luciana Figini





Bevendo da solo sotto la Luna


Da una brocca di vino, in mezzo ai fiori,
solo, mi verso da bere, senza un amico accanto;
levando la coppa, invito la pallida luna.

Ora siamo in due e, con la mia ombra, addirittura in tre.

La luna - è vero - non osa bere.
l'ombra, poi, si limita a seguirmi macchinalmente,
ma, almeno per un poco, ho trovato dei compagni:
la luna, l'ombra,
disposti a fare allegria, per arrivare alla primavera.

Mi metto a cantare, e la luna tenta in modo maldestro 

qualche passo di danza.

Mi metto a ballare, e l'ombra si agita scompostamente.

Finché sono stato lucido, direi che ci siam fatti buona compagnia,
Ma poi ho preso una bella sbronza,
e ciascuno se n´è andato per conto suo.

Ormai legati per sempre, senza passioni,
ci diamo appuntamento, lontano, sul fiume delle nuvole.



Lĭ Bái 李 白

( Poeta cinese noto anche come “ L'immortale Poeta”, nato nel 701 d.C. , morto nel 762 d.C. )