domenica 25 maggio 2014

Omaggio a una Regina


La prima volta che vidi ed ascoltai Tina Turner avevo sedici anni ed ero andata al mitico cinema Lux di Varedo a vedere il musical "Tommy" degli Who.
Lei faceva la parte della "Acid Queen", specie di zingara-prostituta che cerca di curare Tommy usando allucinogeni.
Devo dire che non la trovai particolarmente gradevole: ero ancora troppo giovane per capirne la bravura e per conoscere il suo recente  passato di grande cantante e performer rhythm-and-blues.




Tina aveva sposato Ike Turner negli anni sessanta ed insieme avevano fondato il famosissimo gruppo "Ike and Tina Turner", che aveva presto sfondato nel mondo del rhythm-and-blues, soprattutto grazie alla bravura di Tina e alle sue performance con le ballerine del gruppo, le "Ikettes".
Insieme avevano girato il mondo ed avevano avuto un successo incredibile: pezzi come River deep-Mountain High o Proud Mary li avevano resi celeberrimi.





Quello che nessuno sapeva era che, durante questi tour, Tina veniva costantemente maltrattata, sfruttata e spesso picchiata da Ike.
A volte ci andavano di mezzo anche le ballerine, le Ikettes.
Ike controllava il gruppo in modo violento e dittatoriale.
Di questi anni terribili Tina raccontò più tardi nel suo libro "I,Tina".
In questa libro autobiografico Tina si chiede spesso come sia stato possibile che una cantante e performer straordinaria come lei abbia potuto passare così tanti anni subendo abusi, maltrattamenti e tradimenti continui da parte del marito.
E' quello che a volte mi chiedo anch'io, quando leggo le storie di donne maltrattate dai propri fidanzati o mariti e che non riescono a reagire.
Durante un'intervista Tina confessò la propria incapacità di reagire alla situazione: non avrebbe saputo dove andare e cosa fare.





Dopo infiniti abusi e umiliazioni alla fine il coraggio le venne e, a metà degli anni settanta, Tina si decise finalmente a chiedere il divorzio da Ike e ad imbarcarsi in una carriera da solista.
Una sola cosa aveva chiesto all'ex marito: di mantenere il cognome Turner.
Furono anni difficili per Tina, che faticava ad andare avanti.
Fu durante questi anni che gli Who le offrirono la partecipazione al musical Tommy di cui ho parlato qui sopra.
Ma piano piano, grazie alla sua bravura, alla sua caparbietà ed all'aiuto di alcuni suoi amici cantanti la sua carriera ripartì.
Il suo album Private Dancers fu uno dei più venduti durante gli anni ottanta.




Sembra che alcune delle canzoni contenute in questo album siano direttamente dedicate all'ex marito, che, nonostante la fama ed i soldi che gli erano rimasti dagli anni di Ike and Tina Turner, entrò nel completo oblio e passò anche diversi anni in prigione per spaccio e uso di stupefacenti.
Come Tina canta in uno dei suoi pezzi più famosi dell'epoca, Back where you started  (vedi video precedente ) Ike, dopo il divorzio da Tina, avrebbe dovuto ricominciare tutto "da dove aveva cominciato".
In un'altra famosissima canzone dell'epoca, Two people, Tina sembra rimpiangere quello che la sua unione con Ike avrebbe potuto essere e non era stata: un incontro tra due persone che si sarebbero amate anche in tempi difficili.




Dagli anni ottanta in poi Tina ha mietuto un successo dietro l'altro ed ha girato di nuovo il mondo con i suoi concerti sempre sold out.
Una storia di coraggio, di bravura e di riscatto.
Un esempio per tante donne: cambiare vita è sempre possibile, anche se non ci si chiama Tina Turner.




Sullo Scoglio







Mi accontento di questo:
darti appuntamento nell’aria
farti sedere accanto a me
sullo scoglio
anche se non ci sei

-Sylvia Plath - 


 

lunedì 19 maggio 2014

Uscire dal Mondo


Nell'attimo che separa
il vetro della mia finestra
dal cielo scuro

Nello stormire delle fronde
del pioppo centenario

Nel volo curioso e affrettato
della gazza che ormai
abita il mio tetto

Ritrovo
solo per un attimo
il baricentro
del mio cuore
l'equilibrio del tutto
una goccia di infinito

...forse non basta, ma è già qualcosa...

- Luciana Figini - 







sabato 17 maggio 2014

In a Station of the Metro


The apparition of these faces in the crowd:
Petals on a wet, black, bough. 

L'apparizione di questi volti nella folla:  
Petali sopra un ramo umido e nero.

                                                               - Ezra Pound -







martedì 13 maggio 2014

La Mitologia del Quotidiano

 
Gabriel Garcìa Marquez

Quando Gabriel Garcìa Marquez è morto, il 17 Aprile scorso, ci ha lasciato un pò tutti orfani.
Quelli che,come me, durante gli anni settanta, hanno divorato "Cent'anni di Solitudine" e magari se lo sono riletto altre decine di volte, gli saranno eternamente grati.

La prima volta che ho iniziato a leggere questo libro pensavo che Marquez fosse un pazzo: in quel libro non riuscivo proprio ad entrarci.
Poi ho capito che non dovevo leggerlo in modo razionale ma lasciarmi andare dietro ai suoi incredibili personaggi ed alla sua magia.
Allora poco alla volta i paesaggi, gli eventi ed i personaggi cominciavano a prendere vita nella mia testa: li potevo vedere, li potevo comprendere, li potevo toccare: lo zingaro Melquiades ed i suoi apparecchi magici, la bella Remedios, l'eterna Ursula, il colonnello Aureliano Buendia, l'inquietante Rebeca, col suo sacchetto di ossa che non abbandonava mai...

Mi sono spesso chiesta perchè questo libro abbia affascinato così tante persone e penso che la risposta sia semplice: tutto ciò che porta magia nella nostra vita ci illumina e la riempie di leggenda.
Se nella vita non riusciamo a trovare un pò di mitologia e di leggenda allora può essere disperante.
I personaggi di "Cent'anni di Solitudine" patiscono tutte le pene possibili, subiscono perdite e catastrofi, piogge incessanti e malattie - una di queste fa perdere la memoria a tutto il villaggio di Macondo - eppure non dimenticano mai la magia ed il fantastico.





Vivere la vita trovando spazio per la mitologia e la magia può aiutare ad andare avanti e questa mitologia Maequez ce l'ha insegnata bene.
La nostra vita in definitiva è come quella che si vive a Macondo: il tempo si ripete, le vicende si ripetono, a volte perdiamo la memoria, a volte siamo travolti dagli eventi.
Come Arcadio Buendìa e tutti i suoi discendenti ripetiamo gli stessi errori, parliamo nei sogni con i nostri morti, cerchiamo l'amore eterno, crediamo con ingenuità a quelli che ci ingannano, ci sentiamo soli in  mezzo a decine di persone.

C'è chi dice che Marquez volesse descrivere l'immobilità del suo paese natale, la Colombia.
Io credo che sia riuscito a descrivere la solitudine e la condizione di vita di noi tutti.
Come ogni grande scrittore del passato, che si chiami Dante, Shakespeare o Goethe, Marquez riesce a "leggerci dentro", riesce ad esplorare i recessi più nascosti dell'animo umano.
Dante trova conforto nella fede, Goethe nella bellezza e nella razionalità.
Shakespeare forse non trova nessun tipo di conforto.
Gabo ( Gabriel Garcia Marquez ) ci indica la strada del mito, della leggenda e della magia.
La magia è una porta, è un passaggio sempre aperto dentro di noi e soprattutto è un linguaggio che qualsiasi essere umano capisce, a qualsiasi tipo di luogo o di tempo appartenga.



" Le cose hanno vita propria ," proclamava lo zingaro con aspro accento, " si tratta soltanto di risvegliargli l'anima."

"...la morte lo seguiva ovunque, annusandogli i pantaloni, senza mai decidersi a dargli l'unghiata finale.."

" L'atmosfera era così umida che i pesci sarebbero potuti entrare dalle porte ed uscire dalle finestre , nuotando nell'aria delle stanze."









domenica 11 maggio 2014

Vita vera



Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.

- Emily Dickinson -





Un Amico

Cos'è per te un amico,
perché tu debba cercarlo
per ammazzare il tempo?
Cercalo sempre per vivere il tempo,
non per colmare il tuo vuoto.
E nella dolcezza dell'amicizia
Ci siano risate,
e condivisione di momenti gioiosi.
Poiché nella rugiada
delle piccole cose
Il cuore trova il suo mattino
e si rinfresca

- Kalhil Gibran -