lunedì 31 dicembre 2012

Buon Anno a Tutti!


Se avessi la lampada di Aladino chiederei al Genio di  portarmi indietro di trent'anni per un solo giorno e di passare quel giorno a ballare  in mezzo alle migliaia di ragazzi che si si vedono in questo video, ma siccome non è possibile posso solo augurarmi che il prossimo anno sia un anno di rinnovamente, di ottimismo e di nuove opportunità per tutti, soprattutto per i nostri giovani!



                               



domenica 30 dicembre 2012

Ciao Rita !






Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.
         - Rita Levi Montalcini - 



da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/ipse-dixit/frase-80990?f=a:1840>

Poems and Pictures 6




Romaine Brooks - Venere triste


Sospesa

Sei sospesa
come me

l’anima bianca si è arresa
la ringhiera ti trattiene

Ma oltre quella
le nuvole candide
ti ricordano
di avere il tuo stesso colore
e ti invitano al volo…

- Luciana Figini - 



La Medesima Preghiera



Un abbraccio 
senza carne 
tra due volti.

Due domande 
che mendicano
la medesima risposta.

La medesima preghiera 
ferita
di due solitudini 


- Luca Chizzoni - 










lunedì 24 dicembre 2012

domenica 23 dicembre 2012

La Vastità del Mare


La Poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci romba nell'anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell'arte, così come sfociano i fiumi nella vastità celeste del mare...

- Antonia Pozzi -







Omaggio alle Streghe


Louise Borgeois è stata una scultrice e artista francese.
Nata a Parigi il giorno di Natale del 1911 è morta nel maggio del 2010.
Anticonformista, libera pensatrice si è sempre occupata in maniera approfondita di temi come la sessualità, la famiglia, la solitudine e la condizione della donna.


Louise Borgeois - Femme Maison

 Incurante dell'età avanzata, nel 2010 contribuisce con una sua opera al progetto intitolato "Steilneset Memorial"
Nello scabro paesaggio dell'isola di Varanger, in Norvegia, sono state create delle istallazioni artistiche in memoria delle 91 persone morte qui sul rogo nel diciassettesimo secolo perchè accusate di stregoneria.
Erano prevalentemente donne condannate per un odioso crimine impossibile da provare.
Interrogatori, torture, confessioni estorte e il fuoco del rogo sono oggi evocati da queste istallazioni, tra le quali spicca quella di Louse Borgeous stessa.



Louise Borgeous - The Damned, The Possessed and The Beloved


Intitolata "The Damned, The Possessed and The Beloved", quest'opera consiste in una sedia calata in una specie di cratere, dalla quale escono lame di fuoco.
La sedia è circondata da specchi ovali che amplificano la danza delle fiamme.
Morta a 99 anni, Louise non ha potuto vedere la sua opera completata.
A mio parere è un'installazione di una forza impressionante.
Ci ricorda cosa è stato fatto alle donne in passato.
Ci fa pensare a quello che viene fatto oggi, quando si parla di "femminicidio".
Parla all'anima di tutte le donne e ci invita a risvegliare quella forza, quell'energia, quell'intuito che sono dentro tutte noi e che forse molte di noi hanno perso per strada in questi anni.




Louise Borgeous nel suo studio




Mio padre provocava in me una continua perdita di autostima. Mia madre rappresentava la fiducia in me stessa. “Non prendertela, sai come sono gli uomini. Dagli ragione, intrattienili; 
gli uomini sono come bambini.” Mi ha convinta. Era la sua forma di femminismo.

 - Louise Borgeous - 





  (Notizie sull'opera prese dall'inserto di Repubblica "Io Donna" del 1 Dicembre 2012)

sabato 22 dicembre 2012

Quando il Vizio del Fumo è utile






Sulla rivista scientifica "Biology Letters" è apparso un articolo incredibile: gli uccelli che vivono nelle aree urbane usano le cicche delle sigarette per costruire i nidi.
I ricercatori hanno visto che i nidi fatti con i mozziconi usati, quindi con tracce di nicotina, sono meno infestati dai parassiti.
Sembra che gli uccelli non usino i mozziconi per intero, ma utilizzino solo la parte di cellulosa contenuta nel filtro, che viene "tessuta" dai piccoli pennuti all'interno dei loro nido, garantendo una maggiore protezione contro i parassiti, che non sopportano l'odore di nicotina.
...chi ha detto che l'uomo è l'essere più adattabile della Terra?

( fonti da "Internazionale" del 14/20 Dicembre 2012 )


Catastrofi e Catastrofismi

E così il 21 Dicembre è passato e noi siamo ancora qui.
I Maya avevano torto oppure, molto più probabilmente,siamo tutti malati di catastrofismo.
Internet pullula di profezie, complotti e messaggi alieni e trasmissioni improbabili come "Voyager" fanno registrare ascolti altissimi.
Forse abbiamo bisogno di impaurirci per non pensare alle vere paure: la crisi finanziaria, la disoccupazione, il futuro dei nostri figli.
Oppure, semplicemente e per ragioni che non mi sono assolutamente chiare, il genere umano ha bisogno periodicamente di credere che la fine del mondo sia vicina.
Se andiamo molto molto indietro nel tempo possiamo vedere che queste cose sono già successe.
L'anno Mille fu costellato di tragedie e suicidi di massa.
Per la paura della fine del mondo molta gente donava i suoi beni a spregiudicati profeti, maghi e apocalittici.
"Cose del Medioevo!" - direte voi - allora provate ad andare su You Tube e cliccate "Apocalisse" oppure "Fine del Mondo" o qualsiasi altro tipo di parola connessa alla fine del mondo e vedete un pò quanti video trovate su questo argomento: centinaia!
National Geographic Channel, molto furbescamente, ha prodotto una serie di documentari intitolati "Gli Apocalittici", nei quali si spiega cosa fare in caso di disatri naturali o non.




Ben altre, e molto più realistiche, erano le paure degli anni Cinquanta: in piena Guerra Fredda si pensava che di lì a poco una delle due superpotenze dell'epoca, Stati Uniti e Unione Sovietica, avrebbe potuto lanciare  una bomba atomica verso l'altro blocco e determinare così la distruzione di gran parte del mondo conosciuto.
Così in tante città ( ne abbiamo visto uno a Berlino ), ma anche nel cortile di molte case private, si costruivano i rifugi antiatomici.





La paura dell'atomo riaffiorò di nuovo durante gli anni 80 e purtroppo in quel caso fu profetica, perchè nel 1986 scoppiò la centrale nucleare di Chernobyl.
Ma la reazione fu fortissima: il movimento antinucleare costrinse molti governi a fermare i  nuovi piani di costruzione di centrali nucleari.




Vere o inventate che siano, queste paure appartengono ad ogni epoca e forse fanno parte del nostro patrimonio genetico.
C'è stato un tempo in cui gli uomini avevano paura dello sbarco degli alieni, oggi negli Stati Uniti  molti hanno paura dell'arrivo degli zombie.
Ridete? Andate a cercare in rete: ne troverete delle belle su questo argomento!

giovedì 20 dicembre 2012

Magia


Uno dei brani più magici degli anni settanta: Firth of Fifth dei Genesis.
...semplicemente da ascoltare per perdersi nella musica incantevole e nella voce misteriosa di Peter Gabriel, che racconta di un mondo allo stesso tempo inquietante e affascinante, un mondo apparentemente inesistente, ma invece così simile alla nostra anima,sempre inquieta, perennemente in bilico tra dolore e bellezza, tra vita e morte...



Peter Gabriel

Firth of Fifth - Genesis

The path is clear
Though no eyes can see
The course laid down long before.
And so with gods and men
The sheep remain inside their pen,
Though many times they've seen the way to leave.

He rides majestic
Past homes of men
Who care not or gaze with joy,
To see reflected there
The trees, the sky, the lily fair,
The scene of death is lying just below.

The mountain cuts off the town from view,
Like a cancer growth is removed by skill.
Let it be revealed.
A waterfall, his madrigal.
An inland sea, his symphony.

Undinal songs
Urge the sailors on
Till lured by sirens cry.

Now as the river dissolves in sea,
So neptune has claimed another soul.
And so with gods and men
The sheep remain inside their pen,
Until the shepherd leads his flock away.

The sands of time were eroded by
The river of constant change. 











venerdì 14 dicembre 2012

Una bella Bigiata e i Jefferson Airplane


Era una mattina tiepida di aprile del 1976 e, come ogni giorno, ero sul mio trenino delle Ferrovie Nord diretta a scuola.
Pensavo e ripensavo a tante cose: entro pochi mesi la mia carriera da liceale sarebbe terminata con gli esami di maturità... e non avevo mai bigiato una sola volta in cinque anni!

Che ci crediate o no sono sempre stata una studentessa modello e le uniche volte in cui non sono andata a scuola sono state per motivi di  salute o per qualche assemblea o manifestazione.
L'idea di bigiare non mi era mai passata per la mente, ma quella mattina mi sentivo, come dire, "strana", come quando si vuole rimanere da soli e non si ha nessuna voglia di parlare, di partecipare, di condividere.
Arrivata a Milano mi ero fermata a fare colazione nel bar che una volta era all'interno della stazione Nord, avevo comprato un giornale (allora era sempre " Il Manifesto " o, quando usciva, " Il Quotidiano dei Lavoratori" )  e mi ero rifugiata nella sala d'aspetto.
Sì, all'epoca esistevano addirittura 2 sale d'aspetto alla Stazione Nord, ed erano entrambe riscaldate.
A volte  ti poteva capitare di condividere il posto a sedere con un senzatetto che si voleva addormentare al caldo, ma non era un gran problema allora.
Forse eravamo più semplici d'animo o forse eravamo più adattabili, fatto sta che in quelle sale d'aspetto c'era posto proprio per tutti.
Oggi, siccome siamo più moderni, le sale d'aspetto alla Stazione Nord sono state abolite e così chi aspetta il treno può solo morire di freddo in inverno e crepare di caldo in estate...e al diavolo i senzatetto!




Dove ero arrivata? Ah, sì , la sala d'aspetto.
Beh, dopo un pò che ero lì si erano fatte le nove, quindi...avevo ufficialmente bigiato la scuola!
Dove potevo andare? Pensa che ti ripensa decido di prendere l'autobus fino alla Biblioteca Sormani.
Che fantasia, direte voi, saltare la scuola per andare in biblioteca!
Dovete sapere che all'epoca alla Biblioteca Sormani c'era una sala chiamata "Fonoteca", un locale dove c'erano diversi giradischi messi su dei tavolini.
Davanti ad ogni tavolino c'erano una sedia ed un paio di cuffie.
Così come si potevano prendere dei libri in prestito era possibile ascoltare dei dischi,ma questi, a differenza dei libri, non si potevano portare a casa ( chi mai li avrebbe riportati in bibilioteca ? ).
Fu durante quella mattinata che scoprii i Jefferson Airplane.
Ne avevo sentito parlare da amici, ma non li conoscevo.
Sapevo soltanto che erano un gruppo americano e che la cantante era una donna dalla voce formidabile: la grandissima Grace Slick.


Grace Slick

Mentre ascoltavo le loro canzoni mi misi a leggere alcuni passi di un libretto sulla musica pop/rock degli anni 70 che mi ero comprata alle Messaggerie Musicali.
I Jefferson Airplane erano una formazione americana nata negli anni 60.
Avevano rappresentato la quintessenza dell'acid-blues americano e in seguito erano diventati uno degli emblemi della musica rock e del movimento hippie.
Il gruppo era conosciuto soprattutto per il cambiamento continuo di indirizzo musicale e per la voce incredibile di Grace.    
Uno dei primi pezzi che ascoltai fu "Have you seen the Saucers?" (" Hai visto i Dischi volanti"?) , una canzone di protesta contro le politiche governative americane e contro la distruzione del pianeta.







"...have a care for the needs of your planet
catch the dawn that once was there
first-born atomic generation
open the door, don't you know what it's for
come and join us on the other side of the sun..."





I Jefferson Airplane


Più ascoltavo e più leggevo, più leggevo e più volevo ascoltare.
Le tematiche che i Jefferson trattavano erano le tematiche di cui si parlava spesso tra di noi: erano il rifiuto della guerra, la speranza nel cambiamento, il tentativo di vivere in modo diverso.
Grace era stata fondamentale per il successo dei Jefferson Airplane: possedeva una voce da contralto, potente, flessibile e si trovava perfettamente a suo agio con la musica psichedelica del gruppo.
Inoltre era affascinante e la sua dinamicità sul palco incrementò fortemente l'impatto delle performance live del gruppo.
Eccola durante il festival di Woodstock mentre canta uno dei pezzi più famosi dei Jefferson: "Somebody to Love"  







Ero felice quella mattina: il gusto di avere bigiato, il senso di protezione che mi dava stare in quella biblioteca , la scoperta di un gruppo musicale formidabile: era davvero una bellissima sensazione.
Il pezzo dei Jefferson che più mi emozionò fu "Volunteers of America": parlava delle lotte studentesche, della ribellione contro la guerra in Vietnam, parlava della volontà e della voglia di cambiare la società e di renderla più giusta e pacifica...insomma parlava di noi e delle nostre idee!






Ho ripensato tante volte a questa canzone e a tutti gli ideali di allora.
Il mondo putroppo non è cambiato: le guerre ci sono ancora, l'ingiustizia c'è ancora e  forse queste cose non spariranno mai.
Ma allora a questi cambiamenti ci credevamo davvero...




Sexual Healing...



...il suo ventre era morbido e aperto, dolcemente perso nel proprio richiamo,un anemone di mare alla deriva di una corrente, perso nel richiamo del corpo di lui.
Desiderava che lui tornasse in lei, che la soddisfacesse finalmente.
Lei gli si aggrappò in maniera inconscia e lui non scivolò fuori.
Conni sentì che il tenero germoglio tornava a gonfiarsi entro di lei , sempre più.
Erano ritmi che salivano, ritmi di un movimento crescente , fino a che non sentì che ogni angolo della sua coscienza era di nuovo pieno di lui.
E fu di nuovo quel movimento, che non era un movimento, ma un vortice di sensazioni profonde, vortice che impazzava dentro di lei, coinvolgendo ogni angolo dello spirito e del corpo, fino a quando Connie non divenne che un fluido unico e concentrato di piacere.
Giacque tra grida inarticolate , inconsapevoli.
Era una voce che saliva dalla notte più buia e profonda.
L'uomo la sentì e ne fu quasi spaventato.
Sentì la vita di lei che tornava a dare segni di sè...

- D.H.Lawrence - ( da "L'Amante di Lady Chatterley" )

  






domenica 9 dicembre 2012

Qualcosa di leggero


Finisco finalmente le mie eterne correzioni domenicali e per rilassarmi decido di scrivere qualcosa di leggero e nostalgico.
Ripenso agli articoli che ho scritto sul cinema Lux, su Varedo, su "Per Voi Giovani", sulla mia adolescenza e riprendo il filo.
Cerco di pensare a come ci divertivamo una volta, da bambini, da adolescenti e poi da giovani donne e uomini.

Mi vengono in mente mille immagini, ma ovviamente non posso scrivere un articolo lungo 500 pagine, così ne accennerò qualcuna.

Allora: da bambini c'era l'oratorio, rigorosamante  diviso tra maschi e femmine si intenda!
Solo per un'estate ( avevo circa 12 anni) l'oratorio "feriale" (quello che oggi credo chiameremmo centro estivo) è stato misto, perchè era in costruzione il nuovo oratorio femminile.
Sai che pacchia quell'estate! Non ci sembrava vero di poter giocare tutti insieme, maschi e femmine.
Che si faceva all'oratorio, oltre che frequentare quella che allora si chiamava "dottrinetta"?
Si giocava a pallavolo, a palla prigioniera e, il mio gioco preferito,a palla avvelenata.
Non ricordo bene la dinamica di quel gioco (che dite, è passato qualche annetto?) ma so che tornavo a casa scarmigliata, sudata, piena di lividi ma contenta come una pasqua.





Poi c'era la "pappatoria": dieci lire di fragole zuccherate, cinque lire di stringa o di "zabesi" (ma sarà una parola di origine africana o sono io che l'ho inventata?).
E poi la "farinetta" da mangiare con la liquirizia o i topo gigi fatti di non so bene che sostanza che si allungavano tipo i marshmellow.
Insomma una dieta proprio bilanciata!
Infine c'erano le altalene, su cui passare dei pomeriggi interi ( ma ve la ricordate l'emozione di andare in altalena a folle velocità? Se oggi lo facessero i nostri figli o nipoti ci verrebbe un collasso!)

Il passaggio dall'oratorio ai divertimenti più "da grande" avvenne per me verso i 14/15 anni, quando cominciai ad andare a scuola a Milano.





Per i primi anni del Liceo il mio punto di riferimento rimase comunque Varedo, poi "migrai" verso altri luoghi e interessi.
Dove andavamo, noi ragazzi degli anni settanta con i nostri pantaloni a " zampa d'elefante" o i nostri maxicappotti?
Oltre che al cinema, di cui ho già ampiamente parlato in un altro post (vedi "Cinema Lux di Varedo") andavamo ovviamente in discoteca.
Allora c'erano ancora alcuni locali con il complesso dal vivo ( come "L'Altro Mondo" di Birago e "Il Giardino" a Palazzolo), mentre altre erano vere e proprie discoteche con tanto di DJ ( tipo la discoteca "Coscot" a Nova Milanese).
Comunque avevano tutte delle caratteristiche abbastanza simili:

- costavano poco ( anzi, noi ragazze entravamo quasi sempre gratis)
- avevano orari totalmente diversi da quelli di oggi ( i ragazzi più piccoli ci potevano andare di domenica pomeriggio e alla sera non si entrava a mezzanotte come ora, ma molto prima, verso le nove e mezza )
- si fumava quanto si voleva ( ma all'epoca si fumava dappertutto )
- c'era la "ronda" costante dei ragazzi intorno ai gruppi di ragazze, pronti a precipitarsi immediatamente a chiedere " vuoi ballare? " non appena iniziavano i lenti.
Già, oggi i lenti non ci sono più, peccato.
Allora erano un modo per rilassarsi un pò tra un ballo e l'altro e , ovviamente, erano un metodo insuperabile per " cuccare ".





In quanto alle "tecnologie" di quegli anni vediamo di fare un altro breve elenco:

- ovviamente non esistevano i cellulari ( il "cellulare" era un termine usato per indicare l'auto della polizia, allora soprannominata spesso "pula").
Telefonare a casa  significava: 1- avere dei gettoni per il telefono - 2- trovare una cabina del telefono.
Non era facile nè trovare i primi nè la seconda, quindi spesso non si telefonava e questa era una delle cause più frequenti di litigi con i genitori.
- la musica, o la sentivi alla radio o ti compravi i dischi, oppure la "piratavi" registrando interi album sulle musicassette BASF o TDK.
A volte si inceppavano, così era essenziale avere a portata di mano una penna Bic per riavvolgere il nastro e far ripartere la cassetta.






Questa del riavvolgere il nastro era una delle miriadi di trovate che avevamo per risparmiare.
E si cercava di risparmiare davvero su ogni cosa:

- i blue jeans o lo zaino per le vacanze li si andava a comprare usati alla fiera di Sinigaglia
- le auto erano poche, lente e si usavano in gruppo per risparmiare benzina
- i vestiti erano spesso quelli "della sorella", "della zia" o "della cugina"
- le pile esaurite del registratore Philips si facevano " rinvenire " sulla stufa o ( per chi ce l'aveva ) sul calorifero ( una volta ho dimenticato una pila sulla stufa ed è scoppiata !)
 Insomma erano tempi un pò magri e ci si doveva accontentare, ma per quel che mi ricordo le nostre ristrettezze economiche non ci hanno mai impedito di divertirci.





sabato 8 dicembre 2012

Tutto Passerà


Non ho rimpianti, non chiamo,
non piango,
Tutto passerà, come fumo dai
bianchi meli.
Afferrato dall’oro
dell’appassimento,
Io non sarò mai più giovane. ”
 

- Sergej Esenin -








In Lode del Cinema Italiano


Sono andata recentemente a teatro, a vedere la versione di Amleto interpretata da Filippo Timi.
E' una rivisitazione piuttosto scioccante, a tratti un pò fuori dalle righe, a volte un pò troppo volgare.
Si ride tanto, ma il mio povero Shakespeare viene fatto elegantemente a pezzi.
Mi è piaciuto? Non so, sicuramente mi ha incuriosito, così come mi incuriosiva, ma non sempre mi piaceva, il teatro d'avanguardia degli anni settanta.
Una cosa sicura comunque c'è: la bravura incredibile di Filippo Timi, vero grande attore, mattatore, pazzoide, geniale.
Sicuramente uno dei migliori attori viventi.
Eccolo in una scena tratta da "Vincere", un film in cui interpreta sia il  ruolo di Mussolini che quello del suo figlio non riconosciuto.

 

.
Peccato che fuori dall'Italia quasi nessuno lo conosca e che gli stessi italiani lo conoscano poco!
Abbiamo degli attori formidabili, produciamo dei film bellissimi, ma pochi se ne accorgono, impegnati come sono quasi tutti a considerare i cinema solo dei luoghi dove si vanno a vedere gli ultimi blockbuster, possibilmente zeppi di effetti speciali e da dimenticare dopo poco tempo.
Non ho nulla contro gli effetti speciali e non sono certo una che si tira indietro se c'è qualche blockbuster di qualità da vedere, come l'ultimo 007 o la saga de "Il Signore degli Anelli".
Dico solo che non può essere tutto qui e che ci stiamo perdendo degli autentici capolavori senza neanche accorgercene.
E Filippo Timi non è certo il solo: con lui , in "Vincere" , c'è una straordinaria Giovanna Mezzogiorno, che interpreta la parte della moglie ripudiata di Mussolini.
Rinchiusa nel manicomio di Mombello la donna diventa pazza e questa pazzia è interpretata in modo incredibile dalla Mezzogiorno.

 


Ma scorriamo ancora qualche nome: che dire di Elio Germano, commovente interprete di " La nostra Vita" e di tanti altri film, tra cui uno, appunto con Filippo Timi, "Come Dio comanda"?
Quale forza, quale bravura interpretativa, quale capacità di immedesimazione!
In "Come Dio comanda" Elio fa la parte di un ragazzo problematico, "spostato" diremmo noi e la fa in modo credibilissimo.
Guardando lui in quel film mi è subito venuto in mente Dustin Hoffman in "Rain Man".
Un paragone un pò azzardato?
Forse sì, però quando ci decideremo a considerare i nostri attori per quello che sono, cioè bravissimi?
Per quanto tempo ancora ci considereremo inferiori agli altri paesi in campo cinematografico?





E che dire di quel genio, di quella maschera tragica conosciuto col nome di Toni Servillo?
Toni l'ho sentito recitare le poesie di Edoardo a teatro, l'ho visto in film incredibili, come "Le Conseguenze dell'Amore", "Il Divo", "Una Vita tranquilla" eppure è famoso solo per "Gomorra", un capolavoro si intende, ma dire che è bravo solo per quel film vuol dire limitare la sua bravura o, forse, non riconoscerla affatto. 







 Di film italiani recenti e bellissimi ce ne sono davvero tanti e le scene che ho mostrato sono solo un piccolissimo estratto, così , giusto per farsi un'idea, ma mi piacerebbe che noi italiani fossimo più attenti ai nostri grandi attori e più entusiasti del nostro cinema.
Diciamoci la verità: spesso i premi più prestigiosi sono vinti da film che sono solo una grande accozzaglia di effetti speciali , come Avatar o, più spesso, da film stranieri che sono una solenne rottura di p.... e che riescono a farla franca solo perchè sono ritenuti "intellettualmente" più profondi (...sai che dormite!).