sabato 30 agosto 2014

La Traversata dell'Oasi


Ibernati, incoscienti, inesistenti
proveniamo da infiniti deserti.

Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.

Ma qui ora c’è l’oasi, 
catena di delizie e tormenti. 
Le stagioni colorate ci avvolgono,
le mani amate ci accarezzano.

Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. 
C’è la musica
(altrove sconosciuta)
c’è il miracolo
della rosa che sboccia 

e c’è il mio cuore. 

- Maria Luisa Spaziani - 




 

giovedì 28 agosto 2014

Isole Britanniche


Davanti alle scogliere d'Irlanda
ho spesso percepito
l'alito dell'infinito

Sugli scogli crudeli di Scozia
sbatte perenne
un'onda di rabbia
e nel cielo invernale
si sente a tratti l'eco lontano
di un dio semiumano
che sparì dopo averci donato
la potenza di un tramonto infuocato
che si specchia al calar della sera
dentro i flutti di un'altra bufera
il cui vento ti alza le mani
e ti fa volare con i gabbiani

- Luciana Figini ( 31/10/2009 )



Sì, viaggiare!

La scorsa settimana siamo arrivati in Stazione Centrale a Milano, dopo un confortevolissimo viaggio Roma-Milano in business class.
Al sabato paghi un biglietto e ne prendi due, così abbiamo approfittato dell'offerta.
La Stazione di Milano oggi è moderna e attrezzata, pulita e piena di negozi ( un pò troppi negozi! ).
Il contrasto tra la sua struttura di origine fascista ed il suo interno modernissimo è davvero stupendo: penso che la ristrutturazione di questo edificio sia una delle cose più riuscite di Milano.
Ricordo che un nostro amico straniero, arrivato in Italia in treno, era rimasto colpito dalla bellezza di questo contrasto.



Inevitabile, per quelli della mia età, ripensare a com'era la Stazione Centrale una volta e fare dei confronti.
Per me questo luogo ha sempre avuto un significato simbolico: i miei primi viaggi con lo zaino sulle spalle o con un valigione senza rotelle li ho fatti, da sola o in compagnia, partendo da questa stazione.
All'epoca viaggiare significava proprio questo; bagagli pesanti, treni sempre in ritardo, Milano-Roma in dieci ore, una notte intera per arrivare in sud Italia o in Germania, vagoni sovraffollati e puzzolenti e lei, la Stazione Centrale,che scrivo in maiuscolo quasi per reverenza, sporca, disorganizzata e non proprio un posticino raccomandabile, vista l'alta percentuale di senzatetto, ladruncoli, tossici e varie altre razze umane.



Ricordi si affollano alla mente, uno dopo l'altro.
La parola " libertà " aveva senso quando arrivavo qui, qualunque fosse la mia meta.
Il viaggio, quello vero, con tutti i suoi momenti positivi e negativi, iniziava proprio alla "Centrale".
Un aneddoto:

- Agosto 1976:
Zaino acquistato alla fiera di Senigallia, meta Trebisacce, in Calabria.
Ci incontriamo alla Stazione Centrale: siamo tutti esaltati e non vediamo l'ora di partire.
Molti di noi hanno appena fatto la maturità e questo è il primo viaggio in compagnia degli amici.
Ci posizioniamo sul binario dove arriverà il treno per il sud, dopo avere fatto una coda infinita alla biglietteria ( altro che " booking on line " ! ).
Siamo davvero fuori di noi dalla contentezza: c'è un amico che ha portato la chitarra.
Senza problemi ci sediamo per terra e cominciamo a cantare insieme le solite canzoni di Guccini e degli Intillimani. A me piacerebbe ogni tanto anche una canzone un  pò più pop, che so Stevie Wonder o Jackson 5, ma il chitarrista ha un repertorio piuttosto limitato - al massimo si può chiedere Claudio Lolli o Ivan della Mea ( sai che sballo! ).
Ad un certo punto vediamo arrivare di corsa una marea di gente, con borse e valigie di tutti i tipi, che si precipita verso il treno in arrivo: non capiamo e continuiamo a strimpellare "La Locomotiva".
Strano, siamo rimasti soli sul binario; va beh, il treno sta arrivando.
Immaginatevi le nostre facce, quando scopriamo che la massa di persone di prima ha preso d'assalto il treno ben prima che si fermasse ( allora gli sportelli si aprivano a mano ) ed ha occupato già tutte le carrozze!
Mentre c'è un gran vociare in tutti i dialetti meridionali possibili e gente letteralmente lancia valigie e bambini attraverso i finestrini del treno, noi rimaniamo paralizzati a terra, senza sapere che fare.
Era un treno per il sud, quindi era stato preso d'assalto dagli immigrati meridionali che tornavano a casa per le vacanze.
Risultato: un viaggio di quasi 13 ore per la Calabria ammassati nel corridoio, tra zaini e sacchi e pelo, con appena lo spazio sufficiente per respirare.
Disperati? Affranti? Per niente; solo divertiti dalla nostra stupidità e morti di risate alla vista del nostro chitarrista, costretto a viaggiare con la chitarra ritta davanti agli occhi e senza la possibilità di muoversi.
Ad ogni fermata del treno venditori abusivi di panini e acqua spuntavano da tutte le parti e davanti ai finestrini del treno iniziava un parapiglia infinito.
Un bel casino, ma proprio grazie a quei venditori abusivi non siamo morti di fame e di sete!
Un viaggio infinito, un viaggio scomodissimo; un viaggio bellissimo!




Cos'altro ricordo della Stazione Centrale allora?
Una specie di chiosco centrale dove potevi comprare di tutto, dai giornali alle bibite, dai panini alle caramelle.
Tanti sbandati e tanti venditori abusivi, i cessi sempre sporchi, l'affollamento inumano davanti alle biglietterie...e poi il Museo delle Cere!
Ve lo ricordate? Mentre si aspettava il treno si poteva entrare e vedere le statue di cera di Dante o di Totò.
Mi è molto spiaciuto quando lo hanno smantellato: non era certo Madam Tussauds, ma faceva la sua figura.
Volete sapere che fine hanno fatto le statue del Museo delle Cere della Stazione Centrale? Ecco cosa ho trovato in rete:

http://www.02blog.it/post/7615/dove-sono-finite-le-statue-del-museo-delle-cere-di-stazione-centrale




A partire dagli anni settanta e senza mai smettere ho preso spesso dei treni in partenza dalla stazione Centrale, passando dai "rapidi" agli Intercity, dalle "cuccette" ai Wagon Lits, fino ad arrivare ai comodissimi treni veloci odierni.
Non so per quale ragione, ma l'idea di viaggio, quello vero, per me è sempre stata collegata al treno, più che all'aereo o all'auto.
Con l'aereo parti da un luogo e arrivi ad un altro, senza vedere nulla di quello che ci sta "in mezzo"
Con l'auto fai più o meno lo stesso, in modo più lento: non conosci altre persone al di fuori di quelle che viaggiano con te.
In treno hai la vera sensazione del viaggio, gente nuova ad ogni fermata, qualche chiacchierata con persone sconosciute, il paesaggio che scorre davanti a te e che puoi ammirare senza l'assillo della guida.
Ricordo quando andavo a trovare i miei genitori, che svernavano in Liguria.
Ogni viaggio era un incontro, uno scambio di idee, un paesaggio visto dal finestrino e lei , la Stazione Centrale, sempre lì ad accogliermi, all'andata e al ritorno, col suo odore di macchine, panini e gente sudata, una specie di seconda casa, una specie di monumento al viaggio e alla vita, che è anche lei un viaggio...