sabato 29 agosto 2015

Poems and Pictures - 7



Remedios Varo: " Papilla estellar " ( Pappa stellare ) - Particolare



Questo mi toccava
tutti i giorni
nutrire
la mia luna prigioniera
con la polvere di stelle 
che 
finemente
macinavo durante la notte.

Polvere di poesia
fine argento 
misto a platino brillante

La luna diceva di gradire
questo nutrimento stellare
e che non disdegnava
ogni tanto 
anche un pizzico 
di polvere di sogno

Una sera
sono andata a trovarla
ma la gabbia era aperta

Niente più luna prigioniera
solo un biglietto:

" Grazie del cibo luminoso
che mi hai regalato ogni giorno
con l'argento ed il platino delle stelle
mi sono costruita una chiave fatata
ed attraverso i tuoi sogni mi sono liberata. "

Io sono felice 
di questa fuga improvvisa
e la immagino
cavalcare le nuvole di sera
libera
...ma allora perchè già mi manca
e non vedo l'ora di catturarla di nuovo?
 

- Luciana Figini -

lunedì 24 agosto 2015

Un Sogno gotico

Ero in ritardo, terribilmente in ritardo: dovevo prendere assolutamente quel treno, ma mi ero attardata troppo in centro a fare compere e a gironzolare senza meta.
Adesso dovevo correre.
Ero scesa dal tram e mi ero avviata alla stazione a passi decisi; faceva caldo, anche se era sera inoltrata.
Guardai l'orologio: le 19,30 - era tardissimo !
C'era un bel pezzo di strada dalla fermata del tram alla stazione e, mentre mi affrettavo a grandi passi, già pensavo alla strigliata che mi avrebbe dato mia madre nel vedermi rientrare così tardi.

Che strana sensazione: mi pareva che il pezzo di strada fino alla stazione fosse più lungo del solito...
Le luci dei negozi e dei bar si andavano spegnendo a poco a poco ( già a quest'ora? ) e centinaia di persone si affrettavano verso casa.
Non riuscivo a vederle in viso: chi aveva un cappello che gli copriva la faccia, chi andava troppo in fretta per riuscire ad osservarlo, chi ( ma era un pensiero assurdo ) sembrare voltare deliberatamente la faccia dall'altra parte appena mi incrociava.

In meno di dieci minuti tutto era vuoto e silenzio.
Ed io non ero ancora arrivata alla stazione.
Ma quando finiva questa strada?

Improvvisamente cominciò a fare freddo, come se fosse arrivato già l'autunno.
I sandali mi facevano male ai piedi.
Iniziò a piovere, leggermente.
In pochi minuti mi ritrovai initirizzita e completamente bagnata da capo a piedi.
La fibbia di un sandalo si era rotta e, del resto, non riuscivo più a portarli.
Così me li tolsi e li tenni in mano.
Cominciai a camminare scalza nell'acqua e nel fango.

Finalmente da lontano vidi le luci della stazione; mi scappò l'occhio sull'orologio del piazzale antistante: le dieci!
Pazzesco, non poteva essere!
Era da due ore e mezzo ore che camminavo!
Ma come era potuto succedere?
Mi lasciai andare, esausta, su di una panchina: l'ultimo treno partiva tra un quarto d'ora, potevo riposare un pò.  

Notai che nella stazione non c'era anima viva: solo io.
Anche le biglietterie erano già chiuse da un pezzo.
Neppure un bar dove poter bere qualcosa di caldo, qualcosa che mi rincuorasse...ma che diavolo stava succedendo?
Guardai il tabellone degli orari: annunciava il mio treno.
Sospirai e mi rialzai faticosamente: almeno quello lo avrei preso sicuramente.

Mentre mi avviavo al binario notai una strana figura che si aggirava nella stazione: un tipo alto, dinoccolato, vestito di rosso, capelli neri, valigetta e viso pallidissimo, quasi bianco.
Mi avvicinai per chiedergli conferma del binario, ma improvvisamente il tipo sparì, senza neppure darmi il tempo di rivolgergli la parola.
Riapparve dieto di me, sogghignando divertito.
mi fissò in viso e scomparve di nuovo.

Ero confusa ed incapace di reagire: avevo la netta sensazione di conoscerlo...
Riapparve vicino al chiosco dei giornali e mi fece un cenno perchè lo seguissi.
Non so perchè lo feci, ma gli andai dietro.
Il tipo continuava a sghignazzare e prendersi gioco di me, sparendo e riapparendo continuamente.
Era chiaro che, alla sua maniera, mi stava accompagnando al treno.

La stazione era umida e sporca ed un vento freddo soffiava tra i treni in attesa.
Ero sconcertata eppure stranamente attratta da quel tipo bislacco.

Non feci in tempo a continuare nelle mie meditazioni: un urlo spaventoso, proveniente dall'ingresso della stazione, mi gelò.
Mi affrettai verso il treno, correndo.
L'urlo si ripetè, molto vicino.
Qualunque cosa fosse sentivo che stava inseguendo proprio me.
Inciampai in qualcosa, mi rialzai facendo cadere parte dei pacchetti che avevo con me.

Dovevo correre.

Raggiunsi finalmente il treno: il tipo bislacco era sparito e l'urlo era cessato.
Ero sporca, stracciata e piangente di paura...
Mi rincuorai un pò vedendo che il treno era pieno: qualcuno mi avrebbe aiutato.
( Ma come mai la stazione era vuota ed il treno era pieno? )
Osservai i passeggeri affacciati ad un finestrino...e all'improvviso capii...

Erano immobili, come immobili erano tutte le altre persone sedute nei vari vagoni.
Tutti bianchi in viso, apparentemente sereni...sereni nella loro quiete eterna!
Mi sembrava di impazzire: urlai, urlai come una pazza.
Dov'ero? Chi ero? Cosa mi era successo?

La risposta alle mie domande venne quasi subito, quando, voltandomi di nuovo verso un finestrino MI VIDI, affacciata, immobile, con una sigaretta in mano e lo sguardo fisso nel vuoto...

- Luciana Figini - ( scritto probabilmente verso la metà degli anni 70 )






Fare l'Eremita

L'estate è quasi finita.
Verso la fine di luglio abbiamo fatto un bellissimo viaggetto in Sardegna; agli inizi di agosto siamo andati all'Expo, al lago d'Orta a trovare degli amici e abbiamo fatto qualche altro giretto nei dintorni
Da metà agosto invece, mentre marito e figlia erano all'isola di Ponza, ho passato un breve periodo a casa da sola, con l'unica incombenza ( del resto graditissima ) di andare a trovare la mamma almeno una volta al giorno.
Annalisa e Sandro ritrovano se stessi all'isola natia, io ritrovo me stessa nella perfetta solitudine della Brianza svuotata di gente.
All'occorrenza madre e sorella sono al piano di sotto, ma per la maggior parte del tempo preferisco trascorrere questi brevissimi periodi dell'anno in perfetta solitudine.






C'è una frase in un libro che ho letto molti anni fa ( Il Senso di Smilla per la Neve) che dice:

" Per me la solitudine è come per altri la benedizione della chiesa. E’ la luce della grazia. Non chiudo mai la porta alle mie spalle senza la coscienza di compiere un gesto misericordioso nei miei confronti."

Il libro in sè non mi era piaciuto molto, ma il concetto espresso in questa frase si adatta perfettamente a me. Appena posso faccio l'eremita: dormo, leggo, scrivo, vedo quantità spropositate di film, telefilm e documentari, ascolto musica e, soprattutto, curo i miei fiori e le mie piante.

Lascio volentieri a mio marito e mia figlia la vita sociale ed il cazzeggio all'Isola di Ponza: io mi rifugio in me stessa ed allora è come una piccola catarsi, una purificazione interiore.
In questi giorni ho assistito con emozione alla fioritura degli astri, dopo un'estate catastrofica che ha bruciato le mie fioriere, ho rivisto film strepitosi come " Volver ", ho scoperto una grande scrittrice, Vanna de Angelis, ho conosciuto la musica di Havasi ( vedi mio post precedente ), ho passato intere sere a seguire il sole che tramonta dietro le vecchie ciminiere della Snia, ho scritto qualcosa, ho ripensato a mille altre cose, ho cazzeggiato col computer, ho fatto indigestione di "Bones", "Perception" e "Medium"...e ho dormito un sacco!






Quando si evita a ogni costo di ritrovarsi soli, si rinuncia all’opportunità di provare la solitudine: quel sublime stato in cui è possibile raccogliere le proprie idee, meditare, riflettere, creare e, in ultima analisi, dare senso e sostanza alla comunicazione
- Zygmunt Bauman -


 E' proprio durante una di queste giornate solitarie che sono andata a ritrovare alcuni miei raccontini " gotici " scritti tanti, tanti anni fa e tra i quali ne ho scelto uno.
Sono basati su sogni fatti davvero in passato.
- Ma - mi dico - Che ca.... di sogni facevo quando ero una teenager?
Ettettivamente la storia che segue, se di storia si può parlare, è un pò terrificante, ma anche questo sono ( o ero ) io.
" Abbiamo tutti un blues da piangere " titolavano i Perigeo.
Abbiamo tutti un lato gotico, dico io, siamo tutti un pò Jekyll e Hyde.
Al prossimo post: un sogno terrificante che risale ai tempi in cui fumavo come una ciminiera e prendevo il treno tutti i giorni.
Giusto per divertirsi e spaventarsi un pò...





- Testo e foto di Luciana Figini -

venerdì 21 agosto 2015

Estasi



Talvolta
i miei sensi miopi
e limitati
si affinano
improvvisamente
come toccati
da una bacchetta magica

Ed allora
percepisco chiaramente
l'estasi del pioppo
accarezzato
e poi travolto
dal vento di tempesta

il girotondo impazzito
delle rondini
e dei corvi
che si lasciano trasportare
senza opporre resistenza
in questo cielo plumbeo
che ha già
il profumo della pioggia

- Luciana Figini -













giovedì 20 agosto 2015

Divenire



Per gli uomini non esiste nessunissimo dovere, tranne uno:
cercare se stessi, consolidarsi in sé, procedere a
tentativi per la propria via ovunque essa conduca. 

- Herman Hesse - 






Che cosa dice la tua coscienza?
  « Tu devi diventare colui che sei. » 

- Friedrich Nietzsche -







Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.
 
- Lao Tse -







La logica vi porterà da A a B.
L’immaginazione vi porterà dappertutto.

- Albert Einstein -

 

venerdì 14 agosto 2015

Dalla Sip a Trivago






Sono molto affezionata a questa foto: era l'estate del 1979 e guidavo una 126 usata ( direi usatissima! ) acquistata con i primi stipendi di quegli anni.
A bordo io, Sandro e la nostra tenda: destinazione Francia.
Non so come fosse possibile ma a bordo della 126 avevamo stipato, oltre alla tenda,  i nostri bagagli e l'attrezzatura per cucinare: pentole e pentolini, bicchieri, piatti e posate in plastica, una mini cucina da campo.

Qualche tempo fa mia zia, che allora abitava nella stessa casa dove abitava la mia famiglia, mi confessò di ricordarsi benissimo di quella partenza con quell'auto così minuscola e quel carico immane: sembravamo dei profughi.
Come si girava allora con la tenda? Ovviamente non si prenotava nulla, anche perchè raramente il programma di viaggio era stato organizzato in modo preciso: variazioni e soste inaspettate erano sempre possibili
Questo è il motivo per cui spesso si trovava posto solo in campeggi un pò squalliducci, oppure non si trovava posto per niente e allora si piantava la tenda su di una spiaggia.






La tenda si usava anche quando si viaggiava in gruppo: e allora noi da soli riempivamo mezzo campeggio.
I servizi offerti dai campeggi allora non erano certo di prima classe: in molti campeggi del meridione d'Italia a volte mancava l'acqua, in Jugoslavia o in Grecia potevi trovarti con dei servizi igienici davvero imbarazzanti, per non dire inutilizzabili.
Ma la voglia di stare "On the Road" era tanta, il senso di adattabilità altrettanto e allora vai con le tende, con i treni sempre sporchi e in ritardo oppure con le auto più lente e inaffidabili dell'epoca: le cinquecento, le giardinette, le Dyane, le 126, appunto..
E vai con i campeggi sotto il sole, con il campeggio libero in qualche luogo sperduto della Grecia e con qualche notte passata in spiaggia sotto le stelle per sentire il rumore del mare.






Se avete voglia di leggere ancora qualcosa riguardo a questi ricordi di viaggio vi rimando ai miei post "Sì, viaggiare!" del 28 agosto 2014 e "La lieve Scintilla dei Traffic" del 4 maggio 2013.
Ok, e oltre la tenda?
Durante l'anno uno o due weekend in qualche posto ci scappava: sul lago, a Firenze, a Venezia o in montagna.
Come prenotavamo? Ovviamente non c'era Internet, ma in qualche modo ci si arrangiava.
Sotto la Galleria Vittorio Emanuele di Milano all'epoca c'era la Sip: entravi, facevi la coda, consultavi la guida telefonica che ti interessava ( erano disponibili le guide di tutta Italia ), prendevi nota di qualche alberghetto a buon mercato, telefonavi e la cosa era fatta.






Eccola la Sip di Galleria Vittorio Emanuele: ve la ricordate?
Ora viaggiare è questione di un clic; allora ci voleva tanta santa pazienza.
Con il passare del tempo ed in seguito con  la nascita di mia figlia abbandonammo la tenda ma non la voglia di viaggiare.
Un'estate andammo in Danimarca sostando lungo il tragitto in alcune città tedesche.
Anche in questo caso l'organizzazione era stata piuttosto laboriosa.
Prima andammo all'ufficio viaggi tedesco e danese a raccogliere depliant ed indicazioni.
Dopo avere deciso il tragitto e le soste scrivemmo agli alberghi per prenotare ed aspettammo la conferma.
Ricordo che una pensioncina di Lubecca ci chiese un anticipo che spedimmo con un vaglia postale.
Bisognava cominciare a pensare al viaggio già in inverno per poter prenotare in tempo utile.







E poi venne il fax.
Le cose stavano cambiando velocemente ed il fax era un pò il simbolo di questo cambiamento: potevi mandare una richiesta ed ottenere una risposta in breve tempo.
I primi telefoni cellulari erano già in commercio, ma le chiamate erano costose ed inaffidabili.
Ovviamente quasi nessuno possedeva un fax a casa, ma molti potevano usarlo in ufficio o si prestavano a spedire qualche fax per gli amici, se il controllo del capo non era troppo pressante. Penso si potessero spedire anche in posta, ma non ne sono sicura.
Tramite fax prenotammo la nostra vacanza in Spagna nel 1999.
Ovviamente utilizzavamo anche le agenzie per il turismo ed in effetti alcuni viaggi li prenotammo in questo modo.
Ma nella maggior parte dei casi ci piaceva e ci piace  fare da soli: si è già in viaggio dal momento in cui si comincia a pensare dove andare e a come organizzare il tragitto.
Ora ovviamente è tutto cambiato: un clic e si prenota il volo, un altro clic e si prenota l'albergo o il bed and breakfast.
Meglio così? Sicuramente più veloce e comodo, altrettanto sicuramente meno avventuroso.
Comunque, che sia in tenda o in albergo, in treno o in aereo, con uno zaino o una valigia, al Lago di Como o in America...l'importante è viaggiare!





Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco.           

                                                             -  Josef Koudelka  -



domenica 2 agosto 2015

Il Potere della Passione

Nel marzo del 2014 a Fabio Zaffagnini viene una splendida idea: lui la sa spiegare meglio di me con questo divertente cartone in dialetto romagnolo:




Incredibilmente il progetto si evolve, cresce e dopo poco più di un anno di preparazione, casting e raccolta fondi si arriva ad un risultato spettacolare: i Rocking' 1000, una performance contemporanea di 1000 musicisti tra batteristi,chitarristi, bassisti e cantanti dedicata al gruppo dei Foo Fighters che si è tenuta lo scorso 26 luglio presso il Parco Ippodromo di Cesena.
Un'impresa da Guinness dei primati: eccovi il video!





...è vero che viviamo tempi duri, ma la competenza, la passione e la creatività possono avere ancora un grande spazio e forse aiutare a cambiare un pò le cose.
E poi, come diceva Bob Dylan:

 Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.

Bravo Fabio! Bravissimi tutti i ragazzi! Che spettacolo!!!