Quando ripenso a certe periodi che ho attraversato durante la mia vita quasi non mi sembrano più veri.
Senza accorgertene anni passano, mode cambiano, modi di vivere e di pensare mutano e tu ti ritrovi con un bel fardello di anni sul groppone e con la sensazione che certi ricordi, certe atmosfere abbiano ormai la consistenza dei sogni.
Ma come ?- ti domandi - sembrava ieri ed è già passato, anzi trapassato.
Ne parlavi ridendo agli amici giusto l'altro ieri e adesso se ne parli a qualcuno che è fuori dalla stretta cerchia degli amici che ti sono rimasti ti guardano increduli, convinti che tu gli stia raccontando una solenne panzana.
Raccontare oggi di certe atmosfere degli anni settanta o ottanta è davvero complicato.
Vi ricordate dei punk? Vi ricordate delle comuni? Vi ricordate i sogni, gli ideali, ma anche le assurdità di quegli anni?
Allora sembrava facile cambiare il mondo, ma atrettanto facile era credere in cose improponibili.
Eccovi un piccolo pezzo di vita vissuta: Berlino, inizi anni 80: un piccolo pezzetto di bellezza e di assurdità direttamente da quegli anni...
Senza accorgertene anni passano, mode cambiano, modi di vivere e di pensare mutano e tu ti ritrovi con un bel fardello di anni sul groppone e con la sensazione che certi ricordi, certe atmosfere abbiano ormai la consistenza dei sogni.
Ma come ?- ti domandi - sembrava ieri ed è già passato, anzi trapassato.
Ne parlavi ridendo agli amici giusto l'altro ieri e adesso se ne parli a qualcuno che è fuori dalla stretta cerchia degli amici che ti sono rimasti ti guardano increduli, convinti che tu gli stia raccontando una solenne panzana.
Raccontare oggi di certe atmosfere degli anni settanta o ottanta è davvero complicato.
Vi ricordate dei punk? Vi ricordate delle comuni? Vi ricordate i sogni, gli ideali, ma anche le assurdità di quegli anni?
Allora sembrava facile cambiare il mondo, ma atrettanto facile era credere in cose improponibili.
Eccovi un piccolo pezzo di vita vissuta: Berlino, inizi anni 80: un piccolo pezzetto di bellezza e di assurdità direttamente da quegli anni...
Berlino, 2 Febbraio 1980
La nostra amica Irmi ci ha
invitato per un tè pomeridiano nella comune dove vive, nel quartiere
di Kreuzberg..
Qui un gruppo di ragazze,
alcune con figli, vivono insieme e condividono tutto.
C’è chi si occupa della
casa, chi del lavaggio e della manutenzione dei vestiti (che sono di
tutte).
Chi va a lavorare
nell’asilo autogestito direttamente dalle ragazze della comune, chi rimane a casa a curare i bambini.
Al piano superiore c’è
un'altra comune, questa volta di soli ragazzi, anche loro
organizzatissimi, alla tedesca insomma.
Durante il giorno c’è
un vai e vieni continuo di gente.
In mezzo alla sala c’è
un grande tavolo rotondo , sempre pieno di teiere, di caffettiere, di
dolci, biscotti e bevande.
I due appartamenti, come
racconta un punk alto due metri e munito di enorme cresta multicolore e
di spilla da balia nel labbro, sono stati occupati abusivamente.
Qui a Berlino la polizia
lascia fare: qui e là c’è qualche scontro ma c’è come un
tacito accordo ed è così che centinaia di ragazzi sono arrivati qui
e si sono sistemati nei palazzi fatiscenti del vecchio quartiere di Kreuzberg.
Inge, una bella ragazza
con un pancione enorme, mi dice che lo fanno per far passare Berlino
Ovest come il paese della Cuccagna.
Qui la vita notturna non finisce mai, i ragazzi che vi risiedono non fanno il militare ed ogni forma di convivenza è tollerata.
Qui la vita notturna non finisce mai, i ragazzi che vi risiedono non fanno il militare ed ogni forma di convivenza è tollerata.
Ci racconta che c’è un gruppo di
persone che, poco lontano, da qui, ha deciso di vivere in una casa
con le pareti di vetro, così chiunque passa può vedere cosa succede
dentro.
Mi racconta anche che a
giorni partorirà: le chiedo in quale ospedale.
Lei e Irmi sorridono.
“Qui nessuna di noi
partorisce in ospedale; facciamo tutto a casa, è più naturale, è
più umano”- mi spiega
“E se succede qualcosa?
Se qualcosa va storto?” chiedo io
“Ci sarà un’ambulanza
sotto casa ad aspettare; se dovesse esserci qualche complicazione in
cinque minuti siamo in ospedale” mi dice.
Sono proprio tedeschi:
parto naturale ma nessun rischio, è una cosa ragionevole.
Inge mi spiega che tutte
parteciperanno al parto e che tutto verrà fotografato da una delle
compagne.
Stupidamente le chiedo
chi è il padre.
Ridono tutte e due di
gusto. “Ich weiss es nicht!” “Non lo so “, dice Inge
continuando a ridere.
Ben mi sta: che domanda cretina da fare in un posto dove
il bagno non ha la porta e dove una tipa nuda sta suonando il sassofono in
fondo al soggiorno!
Il giorno dopo siamo di
nuovo da Irmi: è contenta di vederci, ci chiede cosa abbiamo visto
di Berlino, come ci troviamo alla pensione, cosa ne pensiamo del
Muro.
E’ impressionante vedere
Berlino Est dalla Porta di Brandeburgo di sera: di qua un rumore
continuo, la colonna sonora della Berlino Paese della Cuccagna.
Di là silenzio assoluto,
interrotto qua e là da qualche rumore di auto o di rari passanti.
Irmi ci invita a sederci
al solito tavolo rotondo e ci offre dei nuovi biscotti.
Ci spiega che all’interno
contengono una piccola percentuale di pasta di hashish o, qualcosa
del genere.
Sorrido e prendo i
biscotti di un altro vassoio.
Mentre stiamo allegramente
parlando e facendo merenda lo sguardo cade su alcune fotografie
appese alla parete.
All’inizio non capisco,
poi rimango sbalordita, con il boccone che non va né su né giù.
Attaccate su tutta la
parete le foto del parto di Inge.
La scena è vista sotto
ogni tipo di angolazione possibile.
Irmi vede la nostra
sospresa e ci spiega che Inge ha partorito la notte stessa.
Il parto era previsto per
qualche giorno più avanti, ma il bambino ha voluto nascere prima.
Tutto è andato bene e non
hanno neppure avuto bisogno dell'ambulanza.
Anche questa cosa, come
tutte le altre nella comune, è stata fatta insieme.
Irmi è incantata mentre
racconta tutti i dettagli del parto e ci invita a guardare
attentamente le foto, ma io mi sento un po’ male e con una scusa vado verso il bagno...ah , già, dimenticavo che il bagno non ha la porta...
Luciana Figini