sabato 13 ottobre 2012

La Vita in un Lenzuolo


Una notte, Clelia Marchi, una contadina di Poggio Rusco in provincia di Mantova, si sveglia col desiderio di scrivere ma non trova un pezzo di carta in tutta la casa. Di colpo la memoria le restituisce il volto della sua maestra elementare.“ La maestra Martini Angiolina raccontava che gli Etruschi avvolgevano le mummie nelle lenzuola “. Apre l’armadio e prende un lenzuolo bianco del corredo, di una dote che non serve più. Lo poggia su un cuscino e adagia il cuscino sulle ginocchia. Incolla sulla sinistra la foto del marito morto, sulla destra la sua e al centro il sacro cuore di Gesù. Di getto, incomincia a scrivere la storia della sua vita, solo verità e " Gnanca na busia ".

 

“ Care persone fatene tesoro di questo lenzuolo
che c’è un pò della vita mia; è mio marito;
Clelia Marchi (72) anni hà scritto
la storia della gente della sua terra,
riempendo un lenzuolo di scritte,
dai lavori agricoli, agli affetti ”.

Riga per riga Clelia racconta il lavoro nei campi e il grande amore per il suo Anteo: “Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere”. Le righe del lenzuolo sono numerate una ad una, per non perdere il filo leggendo.


La contadina racconta di una vita aspra, fatta di fatica, povertà. Ma anche di dignità e amore. Quando il marito muore ha sessant’anni, i figli sono grandi e nei campi non ci va più. Il tempo è lungo, vuoto. Clelia continua a scrivere, ogni notte, sul lenzuolo.
Gran parte del diario è ambientato nel paese dove è nata e ha sempre vissuto: la campagna padana, le fatiche della mietitura e del lavoro nei campi, il primo incontro con il marito quando lei aveva ancora quattordici anni. La figura del marito torna sempre, in ogni lunga riga del lenzuolo.
Poi un giorno d’inverno del 1986 arriva a Pieve Santo Stefano,      all'Archivio dei Diari, col suo lenzuolo sotto il braccio. Era venuta in treno fino ad Arezzo. Era scesa dalla corriera, con l’aria compunta e festosa delle donne già avanti negli anni, che hanno trascorso una vita intiera senza mai uscire dal loro comune di nascita.
Clelia consegna il suo diario all'Archivio e subito questa opera straordinaria diventa il simbolo stesso dell’Archivio dei Diari.
Oggi al Lenzuolo ( sì, scritto maiuscolo ) è dedicata una stanza nel Palazzo Pretorio a Pieve Santo Stefano ,dove è possibile navigare le righe scritte da Clelia con la tecnologia touchscreen.


L'Archivio dei Diari
Dal 1984 Pieve Santo Stefano, quasi al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, è chiamata : "Città del Diario". La cittadina ospita infatti nella sede del municipio un archivio pubblico, ideato e fondato da Saverio Tutino, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche.
Ogni anno viene organizzato un concorso ed il miglior diario vince.
C'è anche una rivista semestrale alla quale ci si può abbonare e che raccoglie le informazioni, i riassunti , le citazioni dei migliori diari.
E' sempre commovente leggere le vicende di persone dalle esperienze più varie e incredibili. 

...tra le centinaia di diari inviati all'Archivio c'è anche quello di mio padre, che racconta di un giovane di 19 anni che si trovò, come tanti della sua età allora, a passare gli anni più belli della sua giovinezza come soldato durante la Seconda Guerra Mondiale...





Nessun commento:

Posta un commento