domenica 9 dicembre 2012

Qualcosa di leggero


Finisco finalmente le mie eterne correzioni domenicali e per rilassarmi decido di scrivere qualcosa di leggero e nostalgico.
Ripenso agli articoli che ho scritto sul cinema Lux, su Varedo, su "Per Voi Giovani", sulla mia adolescenza e riprendo il filo.
Cerco di pensare a come ci divertivamo una volta, da bambini, da adolescenti e poi da giovani donne e uomini.

Mi vengono in mente mille immagini, ma ovviamente non posso scrivere un articolo lungo 500 pagine, così ne accennerò qualcuna.

Allora: da bambini c'era l'oratorio, rigorosamante  diviso tra maschi e femmine si intenda!
Solo per un'estate ( avevo circa 12 anni) l'oratorio "feriale" (quello che oggi credo chiameremmo centro estivo) è stato misto, perchè era in costruzione il nuovo oratorio femminile.
Sai che pacchia quell'estate! Non ci sembrava vero di poter giocare tutti insieme, maschi e femmine.
Che si faceva all'oratorio, oltre che frequentare quella che allora si chiamava "dottrinetta"?
Si giocava a pallavolo, a palla prigioniera e, il mio gioco preferito,a palla avvelenata.
Non ricordo bene la dinamica di quel gioco (che dite, è passato qualche annetto?) ma so che tornavo a casa scarmigliata, sudata, piena di lividi ma contenta come una pasqua.





Poi c'era la "pappatoria": dieci lire di fragole zuccherate, cinque lire di stringa o di "zabesi" (ma sarà una parola di origine africana o sono io che l'ho inventata?).
E poi la "farinetta" da mangiare con la liquirizia o i topo gigi fatti di non so bene che sostanza che si allungavano tipo i marshmellow.
Insomma una dieta proprio bilanciata!
Infine c'erano le altalene, su cui passare dei pomeriggi interi ( ma ve la ricordate l'emozione di andare in altalena a folle velocità? Se oggi lo facessero i nostri figli o nipoti ci verrebbe un collasso!)

Il passaggio dall'oratorio ai divertimenti più "da grande" avvenne per me verso i 14/15 anni, quando cominciai ad andare a scuola a Milano.





Per i primi anni del Liceo il mio punto di riferimento rimase comunque Varedo, poi "migrai" verso altri luoghi e interessi.
Dove andavamo, noi ragazzi degli anni settanta con i nostri pantaloni a " zampa d'elefante" o i nostri maxicappotti?
Oltre che al cinema, di cui ho già ampiamente parlato in un altro post (vedi "Cinema Lux di Varedo") andavamo ovviamente in discoteca.
Allora c'erano ancora alcuni locali con il complesso dal vivo ( come "L'Altro Mondo" di Birago e "Il Giardino" a Palazzolo), mentre altre erano vere e proprie discoteche con tanto di DJ ( tipo la discoteca "Coscot" a Nova Milanese).
Comunque avevano tutte delle caratteristiche abbastanza simili:

- costavano poco ( anzi, noi ragazze entravamo quasi sempre gratis)
- avevano orari totalmente diversi da quelli di oggi ( i ragazzi più piccoli ci potevano andare di domenica pomeriggio e alla sera non si entrava a mezzanotte come ora, ma molto prima, verso le nove e mezza )
- si fumava quanto si voleva ( ma all'epoca si fumava dappertutto )
- c'era la "ronda" costante dei ragazzi intorno ai gruppi di ragazze, pronti a precipitarsi immediatamente a chiedere " vuoi ballare? " non appena iniziavano i lenti.
Già, oggi i lenti non ci sono più, peccato.
Allora erano un modo per rilassarsi un pò tra un ballo e l'altro e , ovviamente, erano un metodo insuperabile per " cuccare ".





In quanto alle "tecnologie" di quegli anni vediamo di fare un altro breve elenco:

- ovviamente non esistevano i cellulari ( il "cellulare" era un termine usato per indicare l'auto della polizia, allora soprannominata spesso "pula").
Telefonare a casa  significava: 1- avere dei gettoni per il telefono - 2- trovare una cabina del telefono.
Non era facile nè trovare i primi nè la seconda, quindi spesso non si telefonava e questa era una delle cause più frequenti di litigi con i genitori.
- la musica, o la sentivi alla radio o ti compravi i dischi, oppure la "piratavi" registrando interi album sulle musicassette BASF o TDK.
A volte si inceppavano, così era essenziale avere a portata di mano una penna Bic per riavvolgere il nastro e far ripartere la cassetta.






Questa del riavvolgere il nastro era una delle miriadi di trovate che avevamo per risparmiare.
E si cercava di risparmiare davvero su ogni cosa:

- i blue jeans o lo zaino per le vacanze li si andava a comprare usati alla fiera di Sinigaglia
- le auto erano poche, lente e si usavano in gruppo per risparmiare benzina
- i vestiti erano spesso quelli "della sorella", "della zia" o "della cugina"
- le pile esaurite del registratore Philips si facevano " rinvenire " sulla stufa o ( per chi ce l'aveva ) sul calorifero ( una volta ho dimenticato una pila sulla stufa ed è scoppiata !)
 Insomma erano tempi un pò magri e ci si doveva accontentare, ma per quel che mi ricordo le nostre ristrettezze economiche non ci hanno mai impedito di divertirci.





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