venerdì 16 novembre 2012

Care Amiche Manzoniane


Un venerdì pomeriggio inaspettatamente libero.
Passeggio lungo Via Turati, a Milano; sono le 14.30 e alle 15 c'è un incontro alla Fondazione Corrente, che si trova a pochi passi da lì.
L'incontro riguarda il poeta Vittorio Sereni, di cui nel 2013 ricorrerà il centenario dalla nascita.
Ho una mezz'ora di tempo e decido di andare a visitare i luoghi della mia adolescenza.
Ecco Piazza Cavour, dove ogni mattina arrivavo dalla Stazione Nord con il tram 1.
Il tram c'è ancora e mi sembra ancora quello di quegli anni: stessi sedili di legno, stessi posti per "I mutilati e gli invalidi di guerra".
All'angolo della piazza c'è ancora la stele commemorativa dedicata a Claudio Varalli, morto il 16 Aprile del 1975.
Cioè un secolo fa.
La sensazione che provo è di malinconia e di allontanamento, ma allo stesso tempo ho come l'impressione di tornare indietro nel tempo e di rivedere le cose con la stessa lucidità di allora.
All'angolo tra Piazza Cavour e Via Manin c'era un negozio di dischi, che allora sbirciavo ogni mattina prima di entrare a scuola.
Il primo disco di David Bowie l'ho visto attraverso le vetrine di quel negozio.
Entro nei giardini pubblici di Via Palestro e mi lascio andare ai ricordi.
Ecco la ginkobiloba che ogni anno produceva frutti puzzolentissimi che si schiacciavano sotto i piedi.
Ed ecco Palazzo Dugnani, che era una volta la sede del Liceo Linguistico Manzoni.





 Tante immagini si sovrappongono una all'altra.
Ricordo una mattina di nebbia fitta: dal parco improvvisamente appare una ragazza, con i capelli lunghi e ricci e con una lunga mantella.
Le chiedo se non ha paura ad attraversare il parco da sola con quella nebbia e lei mi fa un risolino in faccia e poi entra a scuola.
Non ricordo neppure come si chiamasse.
Poi guardo la statua di Antonio Rosmini ( giuro, in cinque anni di Liceo non avevo mai letto il nome sotto il monumento) e mi ricordo di una mattina in cui aveva nevicato tantissimo e noi eravamo fuori a giocare a palle di neve.
Forse ci avevano fatto uscire prima, o forse era un giorno di manifestazione o di assemblea.
Ci divertivamo come matte a tirare palle di neve contro la statua del Rosmini, soprattutto contro certe parti anatomiche ( che ci immaginavamo soltanto noi, perchè la statua è assolutamente ultrapudica).
- Una cosa che non cambia nel mondo è che i ragazzi, a quella età, sono tutti incredibilmente citrulli! -


 


Guardo le finestre del palazzo e rivedo la palestra ( ma come si chiamava quella professoressa che ci dava ordini mentre lei rimaneva seduta bella comoda con la sua pelliccia? ).
Sorrido perchè mi ricordo che ci tiravamo calci di nascosto quando la tipa impellicciata non ci guardava.
Poi cerco di trovare la nostra classe quando eravamo in quinta, ma non me la ricordo.
Ci vorrebbe la Patrizia; lei sì che si ricorda tutto!
Davanti ad uno dei due ingressi ci mettevamo a vendere i libri in settembre, per racimolare i soldi per noi o per comprare i libri nuovi.

E' una bellissima giornata d'autunno; decido di sedermi sulla panchina vicino alla fontana e da lì mi riguardo ancora un pò il mio caro vecchio Liceo.
Care amiche della 5C di allora, lo confesso, anche se so che molte di voi rideranno: oggi ho una grande nostalgia addosso, ma ho solo voglia di farmela entrare dentro senza opporre resistenza.
Sono così pochi e preziosi i momenti in cui ci possiamo fermare per pensare o ripensare.
Me li voglio godere appieno.
Prendo un foglio ed una biro dalla borsa e mi metto a scrivere ; caro Vittorio Sereni arriverò un pò in ritardo all'incontro dedicato a te ma oggi ne vale la pena...






IL SENSO DEL TEMPO

Mi svuota dentro 
il senso del tempo
unico vincitore
di tutte le nostre battaglie

Lui ci precede
sempre
e a nulla valgono
i traguardi raggiunti
o le sconfitte brucianti

Lui se la ride
dei nostri dolori
e dei nostri ardori

E' lui 
che porta il vessillo
che arriva alla meta

Noi arranchiamo 
noi ci illudiamo
e ci culliamo 
nelle nostre chimere

Ma alla fine ci arrendiamo 

E allora lui si volta
ci degna di uno sguardo
ci regala un cenno
ci prende 
finalmente per la mano

Come un compagno ritrovato
ci riaccompagna 
sulle strade abbandonate
sui sentieri dimenticati

Adesso è qui con me
e si attarda
su questo caro ricordo
mi fa compagnia
raccontandomi 
le storie della vita
della nostra vita...

- Luciana Figini - 




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