sabato 5 ottobre 2013

Amleto e il Canale di Sicilia

Strano giorno ieri: negli occhi ancora tutte quelle scene di morte a Lampedusa, la rabbia per chi della vita umana fa commercio ma il dovere di fare lezione come ogni giorno.
Meno male che l'amico Shakespeare mi è venuto in aiuto.
Abbiamo fatto il minuto di silenzio per le vittime del mare proprio prima di cominciare a leggere e commentare il Monologo di Amleto.
Lui non è un personaggio del passato, così come Shakespeare non è un noioso autore che scrive in un inglese antiquato.
Shakespeare ci parla ancora e Amleto parla a tutti noi: ci parla di dubbi e paure, ci parla di incertezze e di disperazione ma soprattutto ci parla di vita e di morte.
La morte viene definita "The undiscovered country from whose bourn no traveller returns..." ( Quel paese sconosciuto dal quale nessun viaggiatore ritorna ).
La vita è "A sea of troubles" ( Un mare di dolore )
Shakespeare ha descritto già questa giornata di orrore ed è per questo che, spiegando il monologo, faccio continui riferimenti alla vicenda di Lampedusa, pongo domande, parlo della paura della morte e della paura di vivere, quando vivere significa soprattutto sopportare " ...the slings and arrows of outrageous fortune..." ( gli oltraggi ed i colpi dell'iniqua fortuna ) - quali oltraggi, mi chiedo, quali dolori hanno sopportato queste persone prima di venire a morire nelle nostre acque?
I ragazzi mi guardano, assorti, mi ascoltano quasi in silenzio e poi, a poco a poco, intervengono ponendo le loro domande, le loro riflessioni sulla vita e la morte...in inglese naturalmente.
Ecco, io penso che il senso del mio mestiere sia proprio questo; è giusto che imparino il periodo ipotetico ed i vocaboli, così da scrivere e parlare in inglese decente, ma  la cosa più importante è che , qualsiasi materia studini, gli serva anche per guardarsi dentro e per capire ciò che gli sta intorno.

A scuola sento parlare ogni giorno di innovazione, di sostituire i libri con gli Ipad (aiuto!), di "snellire" i programmi, di fare lezione con " supporti " multimediali ( che orribile l'italiano della burocrazia e del pedagogese!).
Io, nonostante mi abbiano tolto ore di lezione in tutte le classi ( che ridere! Innovare tagliando le ore di inglese!! ) e nonostante le classi siano ormai dei pollai ( numero medio di studenti 27/28 ) propongo sempre filmati, canzoni, collegamenti con l'attualità,conversazioni, lavori di gruppo come del resto ho sempre fatto e come la maggioranza di noi ha sempre fatto prima che i nostri grandi burocrati lo scrivessero nelle programmazioni.
Però, per favore, non toglietemi Shakespeare e Milton, non spingetemi a fare a meno di Mary Shelley  o di William Blake!
Loro sono miei amici e sono amici dei ragazzi che crescono; ci insegnano ancora tante cose sul mondo e sulle sue vicende, sulla compassione e sull'immaginazione, ma soprattutto ci stanno vicini, con i loro scritti, con le loro parole, proprio nei momenti in cui facciamo più fatica a credere nel genere umano...









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