domenica 19 gennaio 2014

Dentro Vienna - Parte Seconda - Fine


L'Heldenplatz mi affascinò: ci passavo tutte le mattine , per fare le ricerche per la mia tesi alla Biblioteca Nazionale, ma ogni mattina, prima di entrare, mi fermavo a contemplarla.
In questo luogo si può avere solo una vaga idea di come potesse essere la Vienna imperiale , capitale dll'Impero Austro-Ungarico.
Le cose del passato hanno un'anima, hanno un loro linguaggio: bisogna solo avere la pazienza di starle ad ascoltare.
Il passato è un'emozione viva, ci appartiene, fa parte di noi ed è l'unica cosa compiuta che la vita ci regala: è un libro con un inizio ed una fine , è armonia e conoscenza.
La statua antica ci guarda e ci conosce; noi la guardiamo e ci ritroviamo in lei, vittime di una malinconia sottile, come se ci portassimo dentro mille altre vite vissute.
Quel giorno l'Heldenplatz mi stregò ed io rimasi per molto tempo ad ammirarla, come prigioniera di un incantesimo.
La piazza mi appariva sconfinata e la statua del re Carlo cavalcava nella mia fantasia verso terre lontane, seguita dallo sguardo enigmatico dell'imperatrice Maria Teresa.



Vienna -Heldenplatz



Dietro l'Heldenplatz si stendeva un magnifico parco, di cui non ricordo più il nome: entrai in quel giardino di favola inondato di sole e di verde e mi misi a camminare lentamente, pensando.
La mia mente era tranquilla e serena, ma i miei ricordi ed i miei pensieri andavano e venivano , come il suono lento di una campana.
Immagini, sensazioni dolci miste ad un sottile dolore mi perseguitavano: mi venne quasi da piangere.
Quel momento fu stranissimo; tutto intorno a me era vivo e splendente ed io invece mi sentivo ad un tratto estranea, come se non ne facessi parte.
Sembra quasi che, quando la vita si fa più prepotente, noi ci perdiamo, quasi come se svanissimo, quasi ci sentissimo improvvisamente "meno in vita".








Mi scossi e tornai ad immergermi nella visione spettacolare di quella natura; tutto rideva di colori, vibrazioni.
La vita era tornata dopo il lungo inverno, dapprima in modo impercettibile, poi con una violenza incredibile, si era fatta largo tra il gelo ed era uscita vittoriosa.
La primavera - pensai mentre osservavo dei passeri beccare il pane dalle mani di una vecchietta - è dolce e amara.
Sembrava un ricordo ed invece eccola qui, come per miracolo, come per un incantesimo: le gemme si sono già fatte fiore sull'albero che sembrava stesse morendo.
La terra, piena di vita, si popola all'improvviso di migliaia di insetti e fiori e le lucertole si godono finalmente il sole...(.....)

Mi alzai e raggiunsi a piedi il Palazzo del Parlamento: ero grata a questa città che mi cullava, che mi regalava quella malinconia appiccicosa, che mi commuoveva alle lacrime.

Alzai gli occhi: l'elmo dorato di Minerva riluceva di mille riflessi e la Dea della Ragione sembrava quasi librarsi in volo in quel cielo azzurro pastello, denso di soffici nubi candide e di voli di uccelli pazzi di gioia...



Vienna - Parlamento


Racconto di Luciana Figini - Aprile 1983 - Fine Seconda e Ultima  Parte


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