Enrico è arrivato all'ingresso del suo
cortile, in Via Vittorio Emanuele II.
Sulla destra il fienile ed in mezzo i
carretti dei contadini.
Una volta quando era bambino aveva
fatto cadere la sorella dal fienile per gioco- allora aveva avuto una
paura del diavolo, perchè l'aveva vista immobile, come morta.
Ma poi si era subito rialzata ed aveva
continuato a giocare.
Davanti a lui la casa di ringhiera dove
vive con la madre, il padre, le sorelle ed il fratello.
La sua casa e tutte quelle intorno si
affacciano su di un cortile comune.
Le donne hanno approfittato della
giornata mite e del venticello per stendere tutti i panni dalle
ringhiere.
Ecco, ad un certo punto una figura
minuta uscire dalla porta di casa ed affacciarsi sul cortile.
E' Franca , la sorella più piccola.
“Mamma!”-grida-”Mamma! E'
arrivato!E' arrivato!”
E' un attimo e subito tutti si
precipitano di sotto.
Enrico corre verso di loro e li
abbraccia.
Tutti piangono, ridono, gridano, fanno
un gran casino.
Persino le zie Paola e Bina escono dal
loro uscio e si mettono a piangere e a chiamare l'Enrico.
Amici, vicini, parenti, tutti escono
dalle case e corrono incontro al soldato che ha riportato a casa la
pelle.
Due notti terribili.
Giovedì notte le pulci e tutti i
più schifosi animaletti del creato si sono scatenati sui nostri
poveri corpi .
Il Taran, che è il più grosso e
quindi il più appetitoso per queste bestie orrende, ha passato la
notte a mandare saracche terribili contro le pulci, contro la guerra
e contro Mussolini.
Meno male che il capitano dormiva
della grossa (ma a lui le pulci non lo mordono?) altrimenti il mio
amico si sarebbe fatto qualche giorno di prigione.
Ecco il nostro fronte quotidiano:
fare la guerra alle pulci…ma senza armi!
Venerdì notte ho fatto la
guardia e mi sentivo stanchissimo: stanchissimo di questa guerra,
stanchissimo di sprecare la mia giovinezza in questo modo.
Guardo la campagna silenziosa
intorno a me e penso a questi anni, che dovrebbero essere i più
begli anni nella vita di un uomo e che invece stanno passando dentro
un'uniforme.
Mamma Ersilia è fuori di sé dalla
gioia e subito trascina Enrico in cucina.
Non c’è gran che in tavola ma ad
Enrico sembra un paradiso: addenta con gusto il pane e salame , si
serve generosamente del vino e tra un boccone e l’altro parla e
parla , racconta del viaggio di ritorno e degli amici , di Manduria e
delle notte di guardia e di quella volta che per poco non lo
ammazzano.
Ades l’è finida! – dice tutto contento prendendo Franca sulle sue ginocchia.
Nel petto però sente ancora la stessa
ansia che lo accompagna da quando è sceso dal pullman.
Il padre , Alfonso, se lo mangia con
gli occhi ma Enrico si accorge di come sia invecchiato durante gli
ultimi anni.
Lui è il fratello maggiore e sa che
per lui la fine della guerra significa anche l’inizio della fatica
vera, quella nei campi.
A poco a poco Enrico ricomincia la vita
da borghese:si è dato un po' di tempo per riprendersi, prima di
decidere cosa farà nella vita.
I suoi sono contadini , ma per lui “la
terra è troppo bassa”.
Vuole fare qualcosa di diverso e ha già
un paio di idee.
Durante la guerra ha fatto spesso il
barbiere per i soldati e per gli ufficiali,potrebbe essere un buon
mestiere da civile.
Ma un'altra idea gli sta frullando
nella testa : prima di andare in guerra aveva lavorato per un
falegname e il lavoro non gli dispiaceva.
Magari si potrebbe aprire una bottega .
Con queste idee in testa e con la
solita sigaretta in bocca, una Nazionale senza filtro, si avvia dopo
pranzo al bar della cooperativa.
Già da qualche giorno ha ripreso a
frequentare gli amici, o , almeno, quelli che sono rimasti.
Il suo amico Pasquale è morto al
fronte, colpito da una granata,il Peppino è morto in un campo di
prigionia in Germania.
Alcuni sono dispersi e la famiglia non
ne sa niente.
Enrico prende il solito bicchiere di
vino e si siede insieme agli amici.
Giocano a carte, cercano di ridere un
po' e di parlare di ragazze, ma l'atmosfera è cambiata.
Ci vorrà parecchio tempo prima che la
guerra e tutti i suoi orrori vengano dimenticati.
Da un lato, seduto da solo davanti ad
un bianchino spruzzato c'è l'Antonio.
Prima della guerra era il più
casinista e allegro di tutti.
Da quando è tornato è cambiato
completamente, si apparta, non parla quasi con nessuno, passa la
maggior parte del tempo con lo sguardo fisso nel vuoto.
Dicono che fosse in un campo di
prigionia vicino a Dresda e che abbia assistito al bombardamento .
Cosa abbia visto esattamente non si sa,
ma il suo sguardo perso è ancora in mezzo a quei morti e a quelle
macerie.
8 Settembre 1943 : Armistizio
Tutto finito? Si torna a casa?
No ,assolutamente no, si combatte
ancora, anzi , da ora in poi sarà più dura.
La Germania, che era nostra
alleata, adesso è diventata nostra nemica .
Ha ragione il mio amico Taran “La
guerra si finisce da una parte e si comincia dall'altra”.
Siamo confusi, non sappiamo
niente dei nostri parenti e amici, il morale è a terra.
L'Italia è divisa in due e noi
dobbiamo risalirla, da Sud a Nord, per liberarla dai tedeschi e per
aiutarla.
Alla fine di maggio del '44
partiamo da Manduria per arrivare a Benevento: paesi, ferrovie,
officine distrutte. Morte e distruzione ovunque . Terribile...
Nessuno parla ma tutti abbiamo
un'angoscia addosso che ci spacca il cuore.
In provincia di Benevento e poi
ad Ancona ci sono dei forti scontri con i tedeschi: insieme alle
truppe italiane del corpo di liberazione riusciamo a scacciare le
truppe tedesche e ad avanzare.
Quando arriviamo ad Ascoli sono
già 300 km che marciamo e combattiamo, ma l'entusiasmo con cui la
popolazione ci accoglie è un grande sollievo per il nostro morale.
Di notte pensiamo alle famiglie e
ci chiediamo che fine abbiano fatto, se i nostri cari siano ancora
vivi o no.
Le comunicazioni sono
praticamente interrotte.
Vicino a Jesi c'è un altro
scontro e stavolta alcuni uomini vengono uccisi ed il tenente Senadei
rimane colpito gravemente agli occhi dalle scariche di artiglieria
dei tedeschi.
Viene subito medicato ma non c'è
niente da fare: rimarrà cieco per tutta la vita.
Io sto male continuamente: non
sono un eroe , non lo sono mai stato, ma stavolta l'odore della morte
mi segue tutti i giorni...
Nelle poche ore di sonno notturno
incubi terribili si susseguono.
Ieri notte ho sognato il mio
cortile completamente distrutto e pieno di cadaveri.
Mi sono risvegliato con il cuore
che mi batteva all'impazzata...
( fine seconda parte )
Racconto di Luciana Figini
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