venerdì 21 marzo 2014

Un Viaggio nella mia Mente





Ritorno nella Foresta Nera


Passeggiare per i sentieri della Foresta Nera d’inverno, dopo una copiosa nevicata, è come essere sospesi tra due mondi.

Da lontano arrivano le voci ed i rumori gentili di Beiersbronn.

Poi, man mano che si prosegue, tutto si affievolisce e si entra nel mondo della sospensione e del meraviglioso.

Basta avere dei buoni stivali da neve, una giacca impermeabile e tanta voglia di camminare ed ecco, si è pronti per l’avventura.

Quella mattina sapevo già che l’avrei trovata. Mi aspettava nel folto della pineta, sotto il pino più alto, quello sommerso dalle ultime nevicate.

Non me l’aveva detto né fatto sapere in alcun modo, ma, appena sveglia, avevo subito saputo che aveva bisogno di me.

Il vento e la neve portano sempre con sé dei messaggi.

Si trasmettono attraverso l’aria gelida e pura delle giornate invernali.

Dapprima non si sente nulla.

Poi, piano piano, arrivano come degli sbuffi, dei sospiri leggerissimi..

Sono dei sospiri diversi da quelli che ci arrivano dalle anime dei defunti: sono gentili e tiepidi, ma insistenti.





Quando i nostri cari ci vogliono parlare lo fanno in punta di piedi: loro ci amano e vogliono solo farcelo saper, in modo discreto.

Se non vogliamo sentire non se la prendono. Sanno che noi spesso abbiamo paura, così non insistono e magari, la notte dopo, ci appaiono in un sogno e ci fanno compagnia.

Invece le creature del bosco sono un po’ prepotenti ; ti chiamano dolcemente, ma se non rispondi si arrabbiano.

“Il Piccolo Popolo” : così viene chiamato in tanti libri di fantasy .

Io so soltanto che ha popolato le mie notti e le mie fantasie da quando mi posso ricordare, da quando, da bambina , mi perdevo nelle storie della Fata dei Ghiacci e dei Suonatori di Brema al punto da non sentire più nulla intorno a me .





Quella mattina era proprio la Fata dei Ghiacci a chiamarmi: mi voleva invitare nel Castello Gelido, che si trovava all’interno dei boschi di Obertal.

Aveva organizzato una grande festa e ci teneva che io partecipassi, anzi, se non avessi partecipato si sarebbe offesa tremendamente ed avrebbe fatto cader qualche slavina di ghiaccio sui miei piedi.

Nella Foresta Nera, sui muri delle casette dal tetto aguzzo che si trovano dappertutto, c’è scritto “Achtung Dachlavinen” (attenzione slavine dal tetto).

La prima volta che ho visto quei cartelli mi sono fatta delle grasse risate.

Poi una sera, ero sola soletta nella mia stanzetta in cima alla casa, ho sentito un boato terrificante.

Ho creduto che ci fosse un terremoto: l’angoscia mi aveva bloccato il respiro ed il pensiero.

Poi, facendomi coraggio e notando che la casa era ancora intera mi ero affacciata alla finestra ed avevo scoperto che sotto, nel cortile, era caduta una valanga impressionante di neve e ghiaccio: esattamente quella che fino a pochi minuti prima si trovava sul tetto della mia casetta.

Non avevo più riso di quei cartelli…







La Fata dei Ghiacci mi aspettava vicino al ruscello ghiacciato.

C’erano dei riflessi di arcobaleno purissimo che provenivano dal ruscello e si fondevano con quelli della corona della Regina.

I brillanti di ghiaccio della corona erano addirittura ancora più lucenti e colorati di quelli del ruscello.

Aveva gli occhi azzurrissimi del cielo ed un vestito color ghiaccio e celeste lungo fino ai piedi.

Mi scossi: la regina era adulata dalla mia ammirazione, ma era di temperamento piuttosto impaziente.

Odiava aspettare gli umani, anche se si trattava di una vecchia amica di infanzia.

Mi fece un cenno con la mano e subito fui sulla sua incredibile slitta, tirata da una squadra potente di cervi dai palchi immensi.

Non scivolavamo sulla neve, ci volavamo sopra.

Non so come questi cervi riescano ad evitare i vecchi pini imbiancati e le rocce che sporgono dal terreno, ma nel giro di qualche minuto (questa fu almeno la percezione del tempo che ebbi) ci trovammo di fronte al Castello Gelido.

Scesi dalla slitta e mi fermai abbagliata davanti a quella immensa scultura brillante: i primi raggi del tramonto la coloravano di giallo e rosa rendendola ancora più irreale.

La Regina mi scosse.

Aveva fretta di dare inizio alla festa…tutte le creature della foresta erano impazienti come lei e le creature della foresta non bisogna mai farle aspettare…

- mini racconto ( follia ?) di Luciana Figini - 1999









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