Ritorno nella Foresta Nera
Passeggiare per i sentieri della
Foresta Nera d’inverno, dopo una copiosa nevicata, è come essere
sospesi tra due mondi.
Da lontano arrivano le voci ed i
rumori gentili di Beiersbronn.
Poi, man mano che si prosegue, tutto
si affievolisce e si entra nel mondo della sospensione e del
meraviglioso.
Basta avere dei buoni stivali da
neve, una giacca impermeabile e tanta voglia di camminare ed ecco, si
è pronti per l’avventura.
Quella mattina sapevo già che
l’avrei trovata. Mi aspettava nel folto della pineta, sotto il pino
più alto, quello sommerso dalle ultime nevicate.
Non me l’aveva detto né fatto
sapere in alcun modo, ma, appena sveglia, avevo subito saputo che
aveva bisogno di me.
Il vento e la neve portano sempre
con sé dei messaggi.
Si trasmettono attraverso l’aria
gelida e pura delle giornate invernali.
Dapprima non si sente nulla.
Poi, piano piano, arrivano come
degli sbuffi, dei sospiri leggerissimi..
Sono dei sospiri diversi da quelli
che ci arrivano dalle anime dei defunti: sono gentili e tiepidi, ma
insistenti.
Quando i nostri cari ci vogliono
parlare lo fanno in punta di piedi: loro ci amano e vogliono solo
farcelo saper, in modo discreto.
Se non vogliamo sentire non se la
prendono. Sanno che noi spesso abbiamo paura, così non insistono e
magari, la notte dopo, ci appaiono in un sogno e ci fanno compagnia.
Invece le creature del bosco sono un
po’ prepotenti ; ti chiamano dolcemente, ma se non rispondi si
arrabbiano.
“Il Piccolo Popolo” : così
viene chiamato in tanti libri di fantasy .
Io so soltanto che ha popolato le
mie notti e le mie fantasie da quando mi posso ricordare, da quando,
da bambina , mi perdevo nelle storie della Fata dei Ghiacci e dei
Suonatori di Brema al punto da non sentire più nulla intorno a me .
Quella mattina era proprio la Fata
dei Ghiacci a chiamarmi: mi voleva invitare nel Castello Gelido, che
si trovava all’interno dei boschi di Obertal.
Aveva organizzato una grande festa e
ci teneva che io partecipassi, anzi, se non avessi partecipato si
sarebbe offesa tremendamente ed avrebbe fatto cader qualche slavina
di ghiaccio sui miei piedi.
Nella Foresta Nera, sui muri delle
casette dal tetto aguzzo che si trovano dappertutto, c’è scritto
“Achtung Dachlavinen” (attenzione slavine dal tetto).
La prima volta che ho visto quei
cartelli mi sono fatta delle grasse risate.
Poi una sera, ero sola soletta
nella mia stanzetta in cima alla casa, ho sentito un boato
terrificante.
Ho creduto che ci fosse un
terremoto: l’angoscia mi aveva bloccato il respiro ed il pensiero.
Poi, facendomi coraggio e notando
che la casa era ancora intera mi ero affacciata alla finestra ed
avevo scoperto che sotto, nel cortile, era caduta una valanga
impressionante di neve e ghiaccio: esattamente quella che fino a
pochi minuti prima si trovava sul tetto della mia casetta.
Non avevo più riso di quei
cartelli…
La Fata dei Ghiacci mi aspettava
vicino al ruscello ghiacciato.
C’erano dei riflessi di arcobaleno
purissimo che provenivano dal ruscello e si fondevano con quelli
della corona della Regina.
I brillanti di ghiaccio della corona
erano addirittura ancora più lucenti e colorati di quelli del
ruscello.
Aveva gli occhi azzurrissimi del
cielo ed un vestito color ghiaccio e celeste lungo fino ai piedi.
Mi scossi: la regina era adulata
dalla mia ammirazione, ma era di temperamento piuttosto impaziente.
Odiava aspettare gli umani, anche se
si trattava di una vecchia amica di infanzia.
Mi fece un cenno con la mano e
subito fui sulla sua incredibile slitta, tirata da una squadra
potente di cervi dai palchi immensi.
Non scivolavamo sulla neve, ci
volavamo sopra.
Non so come questi cervi riescano ad
evitare i vecchi pini imbiancati e le rocce che sporgono dal terreno,
ma nel giro di qualche minuto (questa fu almeno la percezione del
tempo che ebbi) ci trovammo di fronte al Castello Gelido.
Scesi dalla slitta e mi fermai
abbagliata davanti a quella immensa scultura brillante: i primi
raggi del tramonto la coloravano di giallo e rosa rendendola ancora
più irreale.
La Regina mi scosse.
Aveva fretta di dare inizio alla
festa…tutte le creature della foresta erano impazienti come lei e
le creature della foresta non bisogna mai farle aspettare…
- mini racconto ( follia ?) di Luciana Figini - 1999
- mini racconto ( follia ?) di Luciana Figini - 1999
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