venerdì 2 agosto 2013

Il mio Senno

Se avessi le ali
solleverei la folla
dei miei pensieri
e li farei cavalcare
al di sopra delle nuvole

Potrei volare
e liberare i suoni
e le parole

Camminerei velata
nell'apparenza bianca
dei cirri ingannevoli

Aprirei la testa
alla pioggia purificatrice
laverei la mente
la asciugherei al sole

Inevitabile

Morire dentro vivendo

Un sogno realizzabile?
Mettersi a testa in giù
e farsi trascinare
dalle onde del tempo
nella inconsistenza
nella perdita tangibile
della razionalità

Astolfo attende
e lascia un posto sul carro
per la mia mente inferma

Portami sulla luna
ma, ti prego
non atterrare

Del mio senno non so che farne

- Luciana Figini - ( scritta nel 1986 )








Astolfo sulla Luna ( Parafrasi )
da “ L'Orlando furioso “ - Canto XXXIV, ottave 82-83-84 


82 – (…) Poi giunse dove stava ciò che a noi sembra sempre di avere, tanto che mai per esso si son fatti voti a Dio; parlo del senno: ve n’era lì una montagna, da sola molto più grande di tutte le altre cose fin qui descritte.

83 – Era come un liquido leggero e fluido, destinato a evaporare, se non tenuto ben chiuso; e si poteva vedere raccolto in varie ampolle, quale più quale meno capiente, destinate a quello scopo. La più grande di tutte era quella in cui era stato versato il grande senno del folle signore di Anglante (Orlando); e fu riconosciuta in mezzo alle altre, perché c’era scritto all’esterno: “Senno d’Orlando”.

84 – E allo stesso modo tutte le altre riportavano scritto il nome di coloro ai quali il senno, era appartenuto. Il valoroso duca (Astolfo) vide l’ampolla che conteneva gran parte del suo; ma lo fecero meravigliare molto di più le ampolle di molti che credeva non ne fossero quasi per niente privi, mentre lì era evidente che in realtà ne avevano poco, perché ce n’era una grande quantità in quel luogo.








 

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